Cell-O è il nuovo album del quartetto di archi finlandese Apocalyptica. Sarà disponibile dal 10 gennaio 2020. Il classico suono di violoncelli, armoniosi, morbidi e malinconici, se mescoleranno a sonorità più dure ed aggressive che spaziano dal rock al metal.
I brani sono abbastanza lunghi, si va dai 4 ai quasi 10 minuti. E’ un crescendo di suoni.
Cell-O review
Il primo brano del disco è “Ashes of the modern world“, la canzone parte in modo piuttosto melanconico, con i quattro violoncelli protagonisti. E’ un suono vibrante, quasi a rendere ancor più enfatizzato questo senso di tristezza. Il pezzo centrale della canzone sembra quasi rispecchiare un momento di rabbia, un momento in cui ti fai delle domande ma non hai risposte e vorresti ribaltare tutto, ed è qui che entrano in gioco le chitarre elettriche e la batteria che si andranno poi a mescolare di nuovo ai “cello” dove la canzone proseguirà fino alla fine. In lontananza si sente una sorta di marcia ed una sirena, quasi a rappresentare uno scenario apocalittico, riprendendo così con chitarre elettriche piuttosto concitate e, l’immagine di un mondo in decadenza, di un mondo in fiamme, di case distrutte e di gente che fugge, si fa più vivo e presente. Nella parte finale il suono sembra quasi più aperto, suonare le note più alte degli strumenti ad arco, fa si che il suono sia più chiaro e meno cupo, dando la sensazione di una sorta di rinascita dopo l’apocalisse.
Il brano ha una durata di 6:30 minuti.
Il secondo pezzo che incontriamo è Cell-O, la title track dell’album, ha un breve inizio solo con gli archi, per poi partire subito con batteria e chitarra. In questo caso i bassi (inteso come suoni) sono molto forti e lamentosi in alcune parti, ed è lo stesso tipo di suono che possiamo ritrovare negli Obscura. Infatti questo brano li ricorda molto, sembra quasi essere caotico, ma in realtà se lo si ascolta bene si può notare che i vari elementi non sono poi così scordanti fra loro. Sicuramente è una celebrazione degli strumenti abilmente suonati dal quartetto finlandese. Infatti la parola Cello tradotta vuol dire Violoncello. Ed è questo che hanno voluto fare gli Apocalyptica, celebrare i loro amati strumenti.
Questo brano è piuttosto lungo 9:57 minuti, un pò ripetitivo, ma con il crescendo che assume, da un certo punto in poi il suono, fa staccare da quella monotonia poco accattivante.
Rise è il terzo brano che, secondo un mio personale parere, è il brano centrale dell’album, è il pezzo che più ho apprezzato. Non è eccessivamente lungo, 5:22 minuti, il suono, come ovvio che sia per via degli strumenti, è triste e melanconico, chiudendo gli occhi ed ascoltandolo attentamente, la mente viaggia in un mondo fatato, quasi etereo, dove qualcuno si è dato un addio. Il rullante della batteria è suonato a mo di marcia alternato a dei blast beat piuttosto delicati, poco invadendi ed armonizzati con il resto; due violoncelli viaggiano a note alte e gli altri due sono piuttosto bassi, vi è la presenza del suono di un piano. E’ probabilmente la canzone più armoniosa, delicata, ma anche orecchiabile del disco. La sua bellezza sta proprio nella perfetta armonia dei suoni.
Siamo arrivati quasi a metà di Cell-O, e troviamo “En Route to Mayhem” è il quarto brano dell’album. La durata è di 5:28 minuti, il suono ricorda molto i brani dei nativi americani, con l’aiuto della musica elettronica. Il brano non è brutto ma per come è partito probabilmente mi aspettavo altro. Anche l’uso eccessivo di batteria e chitarra, sovrastano totalmente il suono dei violoncelli (ed a scrivere è un’amante del metal in tutte le sue forme). Infatti si può definire questa canzone un brano metal a tutti gli effeti, le arzigovolazioni non sono chissà quanto complicate ma fanno il loro effetto. Soltanto che essendo un album celebrativo di un particolare strumento classico mi aspettavo altro. Da qui in poi la presenza di chitarra e batteria si fanno più prepotenti.
Call my Name è la canzone più breve di tutto l’album, dura soltanto 3:56. Apprezzabile fin da subito la presenza della batteria ad accompagnare i violoncelli. E’ un suono quasi ipnotico, ma freddo, non trasmette particolari “emozioni”.
In questo brano ad accompagnare percussioni e archi c’è uno strumento a fiato. Fire & Ice è il titolo della canzone in questione, mostra uno scenario fantastico, una foresta, un fuoco, il gelo, ed un rito. Anche qui, chitarra elettrica a go-gò. Seppure gli Apocalyptica siano conosciuti per il loro genere che va oltre gli schemi, da come è stato presentato l’album, e quindi un ritorno alle origini, mi aspettavo una maggior presenza di archi con qualche inframezzo tendente al rock e/o al metal.
Scream for the Silent è il settimo brano, dura 5:13 minuti, parte con un suono piuttosto aperto, con tonalità alte, con i cello in primo piano. Un effetto riverbero da il senso di un grande spazio aperto, di un punto dal quale urlare e far risuonare la propria voce. Una sorta di brano “liberatorio”, un suono “allegro andante”. Questa volta la chitarra elettrica e la batteria sono poco invasive e seppur in alcuni punti la facciano da protagonisti, in realtà non risultano troppo pesanti come nel brano descritto più in su.
Catharsis (4:59 di durata) la liberazione di ciò che non è puro. Purificarsi dal di dentro per aspirare ad un qualcosa di più alto. La sensazione è proprio questa ascoltando qesta canzone. Chiudi gli occhi ed è come se stessi volando in una dimensione che fino ad allora non pensavi potesse appartenerti. In pratica una vera e propria meditazione. Scrollarsi di dosso il negativo per prendere ciò che di positivo troviamo intorno.
Il brano che chiude l’album si chiama Beyond to the Stars. Un giro fra le stelle ci vuole per completare questa carrellata di brani. E’ di un viaggio fra gli astri, ed è l’unico pezzo con una voce maschile, profonda, molto particolare che compare verso la fine quasi ad annunciare il lancio di uno shuttle fra le stelle. E’ un brano particolare indubbiamente, rappresenta il senso del titolo, forse un pò “freddo” il suono, ma comunque accattivante.
Considerazioni Finali
Con Cell-O gli Apocalyptica hanno fatto complessivamente un ottimo lavoro. Come accennato poche righe più su, mi aspettavo una minor presenza di strumenti cme chitarra elettrica e batteria, non che non li abbia graditi ma sicuramente mi aspettavo un album leggermente diverso. Dal quarto brano c’è stato un crescendo nell’uso di qui strumenti che in un caso hanno letteralmente coperto i violoncelli. Non mi aspettavo un album classico, nel senso letterale della parola, conoscendo i lavori degli Apocalyptica non lo ho mai pensato, ma non mi aspettavo che in alcuni brani si snaturassero un pò. Assolutamente non è un brutto lavoro, ma ecco se dovessi pensare ad un ulteriore ascolto direi che alcuni brani li salterei. Nonostante le mie considerazioni consiglio di ascoltare tutto Cell-O almeno una volta per intero e di trarre le vostre considerazioni personali.