1971 diventa documentario: anno in cui la musica cambiò tutto

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1971 diventa documentario

Il 1971 è stato un anno molto importante per la storia della musica, così anche per i cambiamenti sociali. Non è quindi un caso che, molto spesso, questi due ambiti intraprendessero un percorso parallelo. Sono diversi, infatti, gli album usciti in quell’anno che riprendono delle tematiche che caratterizzavano l’attualità dell’epoca. Ora, il libro “1971 – Never a dull moment” di David Hepworth è stato impiegato per la produzione di una sorta di docuserie in onda su Apple TV+, che tratta proprio di questo argomento.

Di cosa tratta il nuovo documentario sul 1971?

Il 1971 è da sempre considerato come “l’anno d’oro del rock”, quando comparirono i capolavori di Mitchell e Gaye. A commemorare questo anno è stato il libro “1971 – Never a dull moment” di David Hepworth. Il volume ripercorre mese per mese un anno in cui “non vi è stato un attimo di noia” grazie allo sviluppo del rock. Il lavoro di Hepworth è ora diventato una serie televisiva, il cui debutto, avvenuto in questi giorni, è stato su Apple TV+. La serie, in realtà, è più affine alla definizione di documentario. Essa si compone di 8 episodi, ciascuno dei quali tratta un filone tematico, come il glam, le donne, la queer culture e le droghe.

Il regista è Asif Kapadia, già noto per la produzione di documentari molto popolari. Il documentario è tuttavia molto diverso strutturalmente dal libro. La musica, infatti, non è la protagonista indiscussa, bensì il punto dalla quale si vanno a raccontare i vari cambiamenti sociali di quel periodo.

Le dichiarazioni del produttore e del regista

Il produttore esecutivo James Gay-Rees ha detto in un’intervista per Rockol: “Siamo partiti dalla fine degli anni ’60, non solo in senso cronologico. La fine di quell’ottimismo, rimpiazzato da un modo diverso di pensare, anche paranoico se vogliamo, e da come la musica ha cambiato la società di quel periodo”. Rees spiega anche che lo scopo della serie non è tanto quella di seguire una narrativa precisa, e nemmeno una lezione di storia della musica. L’obiettivo è, invece, far emergere le questioni sociali tipiche di quel periodo, riferimento ai collegamenti fra la società e i temi degli album che uscivano in quel periodo.

Il regista Kapadia ha invece dichiarato: “Il compito di un regista è di creare un materiale diverso, di riorganizzarlo, di intrattenere lo spettatore. Ma quando eravamo bloccati guardavamo la lista degli album usciti quell’anno, e ripartivamo da lì”. La produzione spiega inoltre che la serie ha richiesto oltre tre anni di lavoro, e sono state svolte ricerche sia nell’ambito musicale che nell’ambito storico.


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