21 dicembre, solstizio d’inverno. Non un inverno facile, tristemente, con un Natale che si promette diverso e più solitario rispetto agli altri. Ma un inverno in cui si può trarre conforto nei momenti difficili, aggrappandosi a quello che si trova e creandosi un proprio spazio. La musica, in questo senso, può essere una grande amica, e l’inverno si racconta in molti album molto amati. Si può parlare del calore famigliare del Natale, del desiderio di stare tutti insieme o di festeggiare più spiritualmente e religiosamente. Delle atmosfere da guardare dalla finestra, tra la neve e lo splendido cielo stellato. O rifugiarsi per un po’ in un confortante viale dei ricordi. Ecco alcune proposte per accompagnare un inverno difficile, e addolcire almeno in parte una stagione alquanto strana.
Merry Christmas – Mariah Carey
Non si può parlare di album da inverno senza citare l’album natalizio più famoso di tutti i tempi. Che si apprezzi l’originale All I Want For Christmas Is You o si abbia solo voglia di sentire la voce dell’Usignolo Supremo prodursi in cover di classici stagionali, Merry Christmas piace sempre. La Carey è notoriamente religiosa ed esprime nel lavoro tutto il suo amore per la fede. Anche canzoni antiche come Silent Night e Joy To The World brillano di nuova luce, con una produzione pop speciale e una voce tuttora incomparata.
A Way Away – Indica
Chi non le conosce le vada a scoprire. Le Indica sono un gruppo finlandese comandato da Joanna Salomaa, e A Way Away è il loro primo album in lingua inglese. Il loro genere caratteristico giace a metà tra il chamber pop e il symphonic metal, entrambi generi che i cantanti del Nord Europa sanno portare a splendidi estremi di qualità. Le Indica combinano il suono del violino di Jonsi a pianoforte e chitarre elettriche, ma anche arrangiamenti pop molto orecchiabili. In fondo nessuno può portare con un album nel mezzo dell’inverno di chi lo vive più di tutti, al nord.
Anggun – Anggun
Solo una voce potrebbe portare la neve nel Sahara, e quella voce appartiene alla bellissima quanto sottovalutata Anggun Cipta Sasmi. Cantante poliglotta, dal timbro delicato quanto autorevole, si è fatta conoscere in tutto il mondo con il suo album autotitolato. Là ha sfoggiato tutti i suoi talenti più validi, conducendo in quello che pare un sogno. La voce setosa, le descrizioni pittoresche e surreali, e un carisma maturo anche da colei che ancora non era una veterana.
The Element Of Freedom – Alicia Keys
Il sottogenere di musica pop più adatto all’inverno sono senza dubbio le ballate al pianoforte. Ve ne sono di bellissime in decine di album, ma quello di Alicia Keys è uno dei più coesi e completi. La splendida voce di Alicia Keys accompagna tutte le possibili sfumature che una ballata da pianoforte possa presentare. Forza e delicatezza, confusione e desiderio di rivalsa. Tutte ad opera di una delle più preziose vocalist che l’R&B dell’anno scorso abbia riconosciuto.
Flesh Tone – Kelis
Quando Flesh Tone venne rilasciato nel 2010, la scena pop-R&B rimase a bocca aperta. Guidata dalle sante mani del will.i.am Music Group, la ora signora dietro Trick Me e Milkshake racconta di maternità. E lo fa dietro uno dei sound R&B più delicati, raffinati e spaziali degli ultimi dieci anni. Sottovalutato dalle classifiche, il lavoro di Kelis si è costruito una piccola reputazione del mondo indie, e dell’inverno ha i colori cupi e freddi di un cielo stellato. Carezzato però di aurore boreali luminose, e dove ogni pianeta è nitido.
SAWAYAMA – Rina Sawayama
L’album pop per finire tutti gli album pop, forse il più bello dell’anno oltre che dell’inverno. Un lavoro che raccoglie in sé tutte le tendenze degli ultimi vent’anni, in un festino elettronico senza euguali. Freddo, luminoso e artificiale, come guardare la città dall’alto della propria finestra in un inverno buio. Un album che fa venire voglia di ballare quanto di riflettere, magari rannicchiati sotto una coperta molto calda. Dalla melanconia di Chosen Family, come il giocoso materialismo di XS e l’introspezione di Akasaka Sad, Rina Sawyama diventa ICONICA
All My Demons Greeting Me As A Friend – AURORA
Raramente un’artista indipendente di giovane età riesce a creare un’opera d’impatto. AURORA è una di quelle eccezioni, che con il suo album di debutto conquista un pubblico che va ben al di fuori di quello indie. AURORA conduce in una foresta glaciale, ricolma di abeti innevati, popolata da creature che forse non è il caso di conoscere. Ma che sono amici suoi, come il titolo annuncia. E come per siglare la sua appartenenza ai mesi invernali, l’anno scorso la giovane è stata portata alla fama proprio da un film invernale, il sequel di Frozen, per il quale ha cantato la ballad Into The Unknown. Il talento è ripagato.
Susanne Sundfør – Music For People In Trouble
L’album della pandemia per eccellenza, già a partire dal titolo. Un’altra artista norrena, che sorpresa, che con l’indie se la cava come una seconda lingua. Il suo album indie delicato quanto forte sembra uscita da un mondo di fantasia, misterioso e inospitale quanto caldo e sicuro – proprio come l’inverno stesso. Con chitarre carezzevoli, pianoforti cristallini e una voce potente, sicura, ma delicata quando necessario. Un’altra artista che vale la pena conoscere, avendo tristemente più tempo a disposizione.
how i’m feeling now – Charli XCX
Ci sono pezzi di musica che con la pandemia non c’entrano niente, ma sono tornati in auge a causa del sentimento collettivo, come If The World Was Ending di JP Saxe e Julia Michaels. Ci sono pezzi di musica dedicati alla pandemia di Coronavirus che falliscono miseramente nel raccontarne il sentimento, come Stuck With You di Justin Bieber e Ariana Grande. E poi c’è Charli XCX, che consacra il suo posto d’onore nel pantheon della musica pop alternativa con il melanconico quanto travolgente how i’m feeling now. Dopotutto solo una persona al mondo poteva raccontare il sentimento di straniamento e solitudine della pandemia senza ricadere nel melodramma o minimizzare la situazione. Qui, Charli XCX non è mai stata così umana. Il lavoro è prodotto quasi del tutto da lei stessa, realizzato dentro la propria casa con strumenti informatici a sua disposizione, e a stretto contatto col feedback dei suoi fidi “Charli’s Angels”.
Nothing But The Beat – David Guetta
Nel film di Garry Marshall Capodanno A New York, i personaggi di Zac Efron e Michelle Pfeiffer ballano insieme durante il veglione sulle note di Give Me Everything (Tonight) di Pitbull, Ne-Yo e Nayer. A produrla non era David Guetta, ma il suo fido collega Afrojack: eppure non c’è posto migliore per ricercare i sentimenti ispirati dalla canzone, e dal capodanno in generale, dell’album più riconosciuto del Dj di punta del club boom. Tutte le vostre hit preferite sono là, da Titanium a Without You, da Play Hard a Little Bad Girl, da Where Them Girls At a I Can Only Imagine, e altre ancora meno conosciute, ma non meno ballabili. Forse è il piacere della nostalgia che spinge a ritornare da David Guetta, a rifugiarci per un po’ nei ricordi. Forse è il desiderio di ballare, anche soli, anche dentro casa. Ma se la stella di David Guetta si è spenta da anni Nothing But The Beat rimane là.
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