Viola Valentino: 40 anni di carriera tra casualità e magia – INTERVISTA

Viola Valentino è appena tornata con l'album "E Sarà Per Sempre", ma ha anche una grande voglia di parlare del suo passato. Ecco che cosa ci siamo detti.

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Viola Valentino è uno dei simboli della musica italiana degli anni ’80: quel decennio iniziò infatti proprio con la sua grande hit “Comprami”, e proseguì con una lunga serie di successi che la resero un’icona musicale e di stile. Nei decenni a seguire, Viola Valentino ha conservato una grande popolarità ed una fanbase molto affezionata, ha continuato a pubblicare molta musica e ad eseguire concerti, nel segno di una carriera dedicata completamente alla sua più grande passione: la musica. Questo percorso l’ha portata a pubblicare il nuovo album “E Sarà Per Sempre”, una raccolta di brani selezionati dal suo repertorio con l’aggiunta di 3 inediti… e non solo. Ho avuto personalmente il piacere di parlare con Viola Valentino di questo progetto e di quella che è stata la sua lunga carriera, e ciò che ne è venuto fuori è stato davvero molto interessante. Buona lettura!

Intervista a Viola Valentino

Sono passati ormai 40 anni dalla pubblicazione di “Comprami”, il brano che ti ha resa famosa e che ha dato il via in maniera definitivo alla tua carriera. 40 anni sono tanti: come hai vissuto l’evoluzione che la musica ha avuto in questo tempo?

Beh, credo che la musica sia sempre la stessa: se è bella è bella, se è brutta è brutta. Personalmente ascolto di tutto, dai rapper più dannati a Chopin, di conseguenza non trovo che ci sia stata un’evoluzione particolare se non in relazione, appunto, ai tempi che corrono. Chiaramente non possiamo più fare le stesse cose che facevamo in passato, non può esserci oggi un nuovo Chopin o un nuovo Shubert, ma comunque la musica è andata avanti seguendo le richieste della società di oggi, i suoni di cui ha bisogno, le sue esigenze. Di base rimane certamente l’amore, poco ma sicuro! Anche nelle canzoni più più trasgressive troviamo sempre l’amore sotto varie forme: bello, brutto, cattivo che sia.

Io ascolto la musica da quando ero bambina e faccio musica da 40 anni: per quanto riguarda l’estero per me è partito tutto dai Beatles, mentre per quanto riguarda la musica italiana ascoltavo molto l’Equipe 84. Ai tempi andavano molto i gruppi, e devo dire che non tutti questi gruppi mi piacevano: c’erano quelli che preferivo. Poi sono andata avanti nel tempo con l’ascolto, col gradimento che ognuno di noi individualmente può dare ad un artista, ad un gruppo, ad un compositore, ad un brano. Poi, certo, ogni tanto torno anche indietro perché, parliamoci chiaro: “Yesterday” non l’ha più scritta nessuno! (ride). Mi piace tornare a Pink Floyd, David Bowie, a quei capolavori che secondo me sono inenarrabili.

Già prima di “Comprami”, però, avevi avuto modo di collaborare con un grande come Gino Paoli. Ti va di raccontare come è andata?

Capitò tutto per caso. Stavo accompagnando Riky Maiocchi (cantante dei Camaleonti, ndr) che doveva consegnare una cassetta: lavoravamo entrambi a Milano, lui come autore ed io come modella, abitavamo entrambi nello stesso quartiere e lui mi propose di tornare a casa insieme per evitare di farmi viaggiare da sola in metro. Per questo motivo andai prima insieme a lui a consegnare quest cassetta e ci ritroviamo in un salottino: qui sentivamo delle persone che si esibivano, una che suonava ed una che cantava. Dopo 10 minuti queste due persone escono dalla stanza in cui si stavano esibendo: erano Ornella Vanoni e Gino Paoli. Io rimasi di stucco! Paoli mi guardò e, dal nulla, mi chiese: “sai cantare?”. La mia risposta fu: “no”! (ride).

Ma probabilmente ero particolare come personaggio, non perché avessi un look trasgressivo, ero vestina in maniera semplicemente adeguata a quel momento. Ero una modella, si, ma all’epoca era diverso: il mio look era basco nero, cappotto nero lungo, capelli rossi lunghi fino alla schiena. Mi propose di fare una cosa insieme a lui: uscì quindi la canzone “Dixie”, che secondo me era terribile, ma la cosa buona fu che pur non sapendo da che parte cominciare in questo modo ebbi la possibilità di incidere un brano insieme ad una band. Per una ragazzetta di 14 anni fu un’esperienza straordinaria: chiaramente ci furono i permessi dei miei genitori, ero minorenne. Riascoltare questo brano mi dà un po’ la sensazione di essere allo zecchino d’oro, ma ho comunque tanti bei ricordi di quel momento.

Visto che il brano andava abbastanza bene facemmo anche un po’ di promozione, cosa che all’epoca nemmeno sapevo cosa volesse dire! Andai in Svizzera e partecipai al programma “Hit Parade” e vinsi la gara di quella puntata: ebbene vinsi questa gara contro Lucio Battisti, che all’epoca cantava “Acqua Azzura Acqua Chiara”, pensa un po’. Recentemente dei miei fan hanno creato un vinile viola con questa canzone, ma io cantavo davvero “immaturissamente”, ma a volte sai com’è, sono le magie dell’arte, o piace la personalità, o piace la sua disponibilità, o piace il modo in cui parla alla gente come se fossero degli amici. In quel momento né io né Lucio eravamo famosi, lui sicuramente più di me ma non era quello che abbiamo imparato ad amare dopo. Per questo mi sono resa conto soltanto dopo di cosa era successo, e alla fine ho preso una strada che non avrei mai pensato di prendere ma che mi ha portato molta fortuna.

Prima di “Comprami”, comunque, so che non ti facevi chiamare Viola Valentino ma “Virginia”, il tuo vero nome. Come mai la scelta di questo nome d’arte?

Perché “Virginia” suona un po’ duro, quindi io ed il mio produttore di allora, Giancarlo Lucariello, scegliemmo un nome d’arte. Io scelsi il nome, lui il cognome. Io scelsi Viola perché “viola” rappresenta: un colore, un fiore, uno strumento, tante cose che hanno a che fare con la musica ed il romanticismo. Lui scelse invece “Valentino” perché io facevo anche la modella e lui scelse il nome, quindi, per il sarto, il famoso stilista. Da qui venne fuori “Viola Valentino”. Ti parlo di nuovo di casualità: era tutto più improvvisato, molto meno organizzato di com’è oggi, e onestamente non pensavo che sarei andata avanti. Dopo “Dixie” non avevo mai pensato di fare altra musica, non avevo certo la vocalità di Barbra Straisand, ero immatura, ma andando avanti ovviamente sono stata molto a contatto con la musica, sono stata sposata con Riccardo Fogli tanti anni, e dopo un po’ arrivò quindi la proposta di “Comprami”.

Puoi raccontarci più di preciso com’è nata “Comprami”?

Quando pubblicai il brano lo feci quasi per gioco: in quel periodo stava nascendo un gruppo chiamato fantasy costituito da tantissimi musicisti italiani, un progetto per l’estero visto che molti di questi personaggi non volevano apparire in quel modo in Italia. Cercavano un’immagine, un volto per la band, e scelsero me solo come immagine. La registrazione del materiale andava avanti per 50 giorni: in questo tempo iniziammo tutti a conoscerci, a capirci, e alla fine mettendo un coro di qua, facendo un’altra cosa di là, ma alla fine di quel progetto non si fece più niente. Del resto si sa: con troppi galli nel pollaio non fa mai giorno.

Allora il produttore Giancarlo Lucariello mi chiese se volevo cantare una canzone, della serie “non ti garantisco niente, proviamo e vediamo che succede”, cose così. Quel brano era “Comprami”, e da lì è partito tutto. “Suerte”? non lo so. Ero destinata alla musica? Non lo so. Sono migliorata col tempo? Questo certamente, sia sul palco che in sala. Sono nata per fare la cantante lirica? Questo sicuramente no: volevo fare la psichiatra da grande, figurati tu. Però mi ci sono ritrovata nel mezzo perché la musica è vita, la musica è energia, la musica è speranza.

Per quanto riguarda “Comprami”, ci terrei a dire che nessuno è mai riuscito a cantarla come la canto io: sembra un brano semplice da cantare ma in realtà non lo è. Può essere semplice cantarla in coro, magari in una discoteca o in una festa di compleanno, insomma da un assembramento di persone e non da solisti. Quando mi hanno invitata a “Tale e Quale Show” ho parlato con la persona che ha poi cantato il brano e le ho dato anche alcuni consigli che ha cercato di seguire ma la performance non è venuta molto bene.

Hai da poco pubblicato il tuo nuovo album “E Sarà Per Sempre”. Puoi dirci qualcosa su questo disco?

Si tratta di un progetto che avevamo in programma prima che questa catastrofe del Coronavirus si abbattesse su di noi. Avevamo degli appuntamenti, delle uscite che abbiamo dovuto annullare. L’album per fortuna è uscito lo stesso e sta andando anche bene. Quest’album, tanto per cominciare, è dedicato ad una persona che mi ha aiutato molto nella vita e artisticamente: si tratta di Luigi Matta, che è stato il mio produttore (esecutivo, non artistico). Ho creato quindi una raccolta dei tre album che ho creato con lui, dischi che ho cantato anche per lui oltre che per me e per il pubblico. E’ una raccolta di brani poco conosciuti che include anche tre inediti che, secondo me, hanno tutti un loro significato e un loro perché. Ognuno di questi tre brani potrebbe essere un singolo secondo me. Sto ricevendo grandi apprezzamenti, fino a due giorni fa ero prima in classifica.

Dentro il disco c’è un brano in particolare, “Stro*za”, che non ho mai potuto lanciare come avrebbe meritato: questo per via chiaramente del titolo, ma in realtà è una semplice canzone d’amore. Con le radio avrei avuto problemi, il bollino rosso e queste cose qua, però è molto amata da chi mi segue: se faccio una serata e non la canto si arrabbiano tutti. Ci sono in tutto 20 brani nel disco, io puntavo molto su un brano che si intitola “Non Ti Ho Perso”, invece ne sta piacendo molto un altro che si intitola “Da Qui All’Eternità”. Tutti mi stanno facendo dunque i complimenti per questo brano.

Nell’album, inoltre, c’è anche una cover del singolo di Gianluca Grignani “La Mia Storia Fra Le Dita”. Come mai?

Semplicemente perché io adoro Grignani! Io adoro lui e Vasco: non sono ribelle come loro, ma amo e apprezzo tantissimo la loro sincerità. Io chiudo da circa 30 anni ogni mio concerto con “Albachiara” di Vasco, ma sarebbe stato troppo banale inserire questo brano. Ho scelto “La Mia Storia Fra Le Dita” perché una sera mi ritrovai a cantarla con amici e si emozionarono tutti tantissimo, quindi decisi di provare a cantarla e l’ho fatto. Credo che anche quel ragazzo che è un ribelle abbia tante cose da dire. Parlando di questo, vorrei raccontare un aneddoto su Vasco: quando partecipai per la prima volta a Sanremo c’era anche lui.

Dopo la sua performance era talmente tanto emozionato che se ne andò col microfono in tasca: quindi io scesi le scale per andare ad esibirmi e non ritrovai il microfono lì sul palco! Arrivai sesta in quel Sanremo, e lui ultimo: un’altra casualità, un’altra strana magia nella mia carriera. Vasco è un artista che rispetto davvero tanto, al punto che anni fa scrissi una frase in una sua canzone nel periodo in cui mio padre, anni fa, venne a mancare.

E’ in programma un tour per quando l’emergenza sanitaria sarà finita?

Sarebbe in programma, certamente, ma dobbiamo vedere quando quest’emergenza effettivamente finirà. Speriamo tutti che questo incubo passi il prima possibile, che le cose vadano meglio, che le persone stiano meglio, di non essere colpiti da questo virus. Personalmente sono credente, spero che Dio ci liberi presto da tutto ciò: ci stiamo comportando quanto più responsabilmente possibile, stiamo pregando. Non so cosa dire, siamo tutti sconcertati. Ora come ora più che delle piccole dirette su Instagram non possiamo fare niente. Ovviamente mi sono saltati tanti concerti, come sono saltati ad altri artisti: è una sofferenza, anche economicamente parlando, perché tutti noi artisti viviamo principalmente sulla base dei concerti.

Infine vorrei una tua opinione: come pensi che si debba gestire il rapporto fra musica e immagine nella carriera di una popstar? Cosa consiglieresti ad una cantante emergente oggi?

Credo bisogni essere se stessi per l’immagine. Si ci può migliorare col trucco, con un abito, con un’acconciatura particolare, ma secondo me l’importante è essere se stessi: io faccio delle dirette di sera per allietare queste giornate alle persone che mi seguono, ed in queste dirette sono semplicemente “io”. Non mi sono mai artefatta, quello che avete potuto vedere sui giornali, sulle riviste, sulle mie due copertine di playboy era semplicemente quello che sono io. Non mi sono mai camuffata: per questo consiglierei anche ad una cantante oggi è di essere se stessa, di dare la propria essenza, la propria energia. Questo è quello che vuole la gente: le persone vogliono percepire una sorta di connessione con chi sta sul palco, sentire che l’artista sia un po’ come loro. Un artista non deve mai smettere di salire sul palco con un po’ di paura, non deve mai sentirsi o apparire come superiore al pubblico ma cantare per loro come se fossero degli amici.

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