Trunchell, Etc.: esce il singolo “Truman Show”

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Cover di Trunchell Etc

Il rap di Trunchell, Etc. torna in “Truman Show”, uno specchio di note che individua ipocrisie e discriminazioni sociali.

Chi è Trunchell, Etc.?

Trunchell, Etc., pseudonimo di Francesco Truncellito, è un cantautore italiano classe 2000. Dopo una gavetta da musicista punk e alternative rock, nel 2017 si mette in proprio. Scrive così i primi testi e dà vita a un particolare sottogenere del rap: l’“horrorcore”. La sua evoluzione musicale lo porta a sperimentare più dimensioni sonore e autorali, sempre connesse all’introspezione e al linguaggio schietto del rap. Le sue release, avvolte da sonorità creepy e malinconiche, sono un tuffo in un universo complesso e distorto. Citazioni storiche, bibliche ed esoteriche sono le fondamenta sulle quali Trunchell, Etc. costruisce i propri testi. Si tratta di un artista fuori dagli schemi, che disegna scenari intensi e convulsi attraverso una penna sagace e pungente che affonda cliché e moralismi.

Trunchell, Etc.: “Truman Show”

Dopo il successo ottenuto con “Emily Norton”, brano con centinaia di migliaia di streams in pochissime settimane, Trunchell, Etc. torna con “Truman Show”. Il singolo mette in scena l’evoluzione umana: una vera e propria rinascita, mentale e spirituale. Le tenebre (“Non sai cosa vuol dire soffrire d’ansia, sperare di morire mentre il giorno avanza), la stasi (“Cigolo, stando fermo sono in bilico) e infine la luce (“Tu piovi quando nevica, sii la verità in questo Truman Show). “Ho scritto questo brano”, dice Trunchell, Etc., “ […] perché, proprio come il protagonista della storia, […] io stesso tendevo a dissociarmi dalla realtà”.

Come Truman Burbank

“Truman Show” non rappresenta solo un dialogo interiore. Il brano si eleva a manifesto musicale contro i tabù, le discriminazioni e i pregiudizi che avvolgono i soggetti fragili. “Con questo brano”, dice Trunchell, Etc., “voglio inoltre sdoganare il concetto secondo cui essere in terapia equivalga ad essere “pazzi”. […] Spesso sentiamo il bisogno di fuggire da una routine che sentiamo artefatta ma, come Truman Burbank, abbiamo paura di cambiare. […] Siamo troppo abituati a vivere in un mondo che, come un quadro dipinto appositamente per noi, ci fa sentire […] sicuri delle nostre insicurezze”.

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