Slayyter torna con il suo secondo album Troubled Paradise, continuando a imporsi come una delle più forti personalità del sottogenere hyperpop.
Per chi è fatto Troubled Paradise?
Catherine “Slayyter” Slater, una di quelle artiste che o le ami o le odi. Tamarra, volgare, senza peli sulla lingua e senza vergogna: questo è il suo stile e lo vestirà senza mai tirarsi indietro. Il suo secondo album Troubled Paradise offre quello che da lei ci si aspetta, smalto e voglia di farsi vedere, parolacce e doppi (tripli, quadrupli) sensi che fanno di tutto per farsi capire. Slayyter è colei a cui vi rivolgete se pensavate che Ashnikko fosse troppo tranquilla e che la “fine arte” di Kreayshawn e dei 3OH!3 non sia stata ben capita ai loro tempi d’oro.
Troubled Paradise dipende essenzialmente da questo: dalla dirompente e smaccata personalità di Slayyer, che compensa le sue manchevolezze vocali impossibili da non notare, oltre a un mixaggio caotico e spesso sfocato, con chiasso, carattere e parolacce a profusione. Lo stile che preferisce è il pop-rappato minimalista su trapanante base hyperpop, il cui difetto principale diventa la ripetitività. A volte però Slayyter cambia il menu e rilascia alcune delle sue tracce migliori, quali Cowboys e Serial Killer, che tornano sul pop puro e vi si crogiolano come su un tappeto di pelliccia.
Il gusto per l’hyperpop
Slayyter è un gusto acquisito, né più né meno, che si butta nella musica come un toro infuriato e cosparge la tela di qualunque colore possibile, senza un concept d’assieme che non sia la pura autoespressione e la celebrazione della propria storia. Dipende se avete voglia di ascoltare un album con in copertina una sorta di truccatissima e sensuale Dorothy Gale, con titoli come Throatzillaaa, Serial Killer e Dog House. Una casa dei matti in cui non si può mai stare al sicuro, se non si sa come muoversi. In Venom Slayyter cita direttamente Lady Gaga; e una delle sue hit minori, Just Dance, indicando un lavoro fatto da una fan per i fan più che un occhiolino fine a sé stesso. E saranno proprio loro ad apprezzare Troubled Paradise. Per gli altri si resta in dubbio.
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