Come può un regista sfuggire da una poetica costante? Steven Soderbergh, enfant prodige del cinema indipendente è forse l’esempio lampante di questa tendenza. Salito al successo ad appena 26 anni con il molto americano e molto discusso Sesso, Bugie e Videotape, ha visto le porte di Hollywood spalancarsi davanti ai suoi occhi. Un regista della contraddizione che alterna lavori indipendenti a veri e propri blockbuster da milioni di dollari.
La vera caratteristica di Steven Soderbergh è proprio quella di non avere una poetica. Ogni di film contraddice il precedente per temi, atmosfere o semplicemente caratterizzazioni dei personaggi. Film sperimentali, che si alternano a film d’autore e pellicole da grande pubblico. Un cerchio che non vede mai la sua conclusione. La filmografia di Soderbergh può essere interpretata in modi assai differenti, ma con uno il minimo comune denominatore: la sperimentazione. Le sceneggiatura, la fotografia e il montaggio nei film del regista americano, non risultano mai uguali e non danno mai un’ idea di già visto. I colori saturati, i dialoghi brillanti, l’ ironia sottile sono gli unici elementi costanti nella produzione soderberghiana.
Da Ocean’s Eleven a La Truffa dei Logan: il caper movie di Steven Soderbergh
Un cineasta sfuggente ma allo stesso tempo capace di ottenere la doppia candidatura agli Oscar per la miglior regia nel 2001 per Traffic (che vinse) e Erin Brockovich – Forte come la verità. Capace di esplorare genere differenti, ha raggiunto il grande pubblico grazie al brillante Ocean’s Eleven diventato un vero proprio cult. Il cast stellare ha sicuramente contribuito a rendere il film una delle pellicole più redditizie di inizi anni 2000. Inoltre, l’ intervento di Soderbergh su genere come il caper movie, ha portato alla nascita di un vero e proprio modello che è stato successivamente seguito da tutti i registi che hanno proposto prodotti di questo tipo. La pellicola incassò talmente tanto da portare alla produzione di altri due sequel diretti sempre da Soderbergh.
Un ritorno al Caper movie lo avremo 10 anni dopo l’ ultimo capitolo degli Ocean, con l’ uscita nelle sale del sottovalutatissimo La Truffa dei Logan. Ed è proprio in questa pellicola che ci si accorge appieno di quanto Soderbergh tenda a fare ironia su se stesso. I fratelli interpretati da Channing Tatum e Adam Driver, non sono altro che una parodia dei tecnologici e stilosi Oceans cheavevano portato il regista alla ribalta. Un film che vede la sua forza nell’essere un prodotto indipendente e la rinascita di un cineasta che negli anni sta esplorando medium sempre differenti.
Tra cinema e tv
Quella di Soderbergh può essere definita una produzione quasi schizofrenica. Medium sempre differenti, generi sempre diversi, che hanno come obiettivo analizzare l’arte cinematografica nella maniera più completa possibile. E’ il 2013 quando Soderbergh annuncia il ritiro dalla regia, per dedicarsi alla brillante e controversa serie The Knick e al film tv Dietro ai Candelabri. Ritornerà sui suoi passi nel 2017 in occasione dell’ uscita di La truffa dei Logan. La carriera al cinema del regista americano riprenderà da dove si era interrotta con altre tre pellicole autoriali di un certo calibro. Tra queste spicca l’irriverente,caotico e rivoluzionario Panama Papers, nel quale Steven Soderbergh mette in campo tutte le sue capacità da grande regista, sceneggiatore e montatore.
Steven Soderbergh: quando l’ indie incontra il mainstream
Se da un lato Steven Soderbergh è uno dei registi che più riesce a sintetizzare l’idea del cinema di massa, dall’altro è quello che nel corso della carriera a cercato di trovare una giusta commistione tra indipendente e mainstream. Ha introdotto nel cinema da sala un’ idea di relatività del tempo che nessuno prima di lui aveva mai pensato. I suoi film sono un accavallarsi di linee temporali sempre diverse, flashback, salti in avanti che non risultano però mai disturbanti. Film come Ocean’s Eleven e Knockout- Resa dei Conti, giocano sullo scorrere del tempo che da un ritmo alla narrazione.
La sperimentazione di genere
Il vero elemento di interesse del cinema di Steven Soderbergh è la sperimentazione di genere. In ogni pellicola lavora su un elemento, in modo da rendere il prodotto una novità assoluta rispetto al genere. Esempio lampante è il film Knockout- Resa dei Conti del 2011. Pellicola di spionaggio, oltre ad essere una delle prime ad avere come protagonista una donna, ha la caratteristica di girare le scene di lotta e di azione in un modo totalmente nuovo. La camera fissa e la totale mancanza di musica di sottofondo ti fa letteralmente ascoltare il film, nel rumore di un vetro rotto, nella potenza di un calcio. Un altro esempio è Panama Papers. Se da un lato il film può sembrare eccessivamente documentaristico, dall’altro è caratterizzato dal totale sfondamento della quarta parete e da citazioni metacinematografiche di altissimo livello.
E forse è proprio questo desiderio di continuo rinnovamento, crescita e rinascita ad aver reso Steven Soderbergh uno dei registi più richiesti di Hollywood ma che allo stesso tempo non vuole e non può sottostare alle regole delle Major. Tutto il suo cinema in quel caso perderebbe totalmente di significato.