Sabba: lo “swing ‘n’ roll” made in Napoli

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Sabba cover

Salvatore Lampitelli, in arte Sabba, è un fulgido talento partenopeo. Il suo bagaglio musicale affonda le proprie radici nel cantautorato italiano e si espande verso il rock e il blues per creare un genere inedito: lo “swing ‘n’ roll”.

Tu esordisci con i Sud Express di Franco del Prete, realtà tutta partenopea nata dalle ceneri della storica band Napoli Centrale. Come sei approdato in questa straordinaria palestra musicale?

“Ero ad una jam session e cantavo un pezzo di Pino Daniele. Tra quelli che ascoltavano c’era anche Franco Del Prete, che alla fine dell’esibizione mi si avvicinò per dirmi: ‘Tu mi ricordi troppo Mario Musella’ [cantante degli Showmen, altra band fondata dallo stesso Del Prete ndr]. ‘In più canti anche in napoletano, il che è perfetto per il progetto che sto mettendo su”. È iniziata così. Negli anni, poi, sono cambiate diverse formazioni. Io sono stato cantante, chitarrista e ho composto canzoni con Franco. Era una collaborazione a 360°, nella quale mi ritrovavo anche ad essere semplice interprete delle canzoni di Franco, che è uno dei più grandi autori italiani. Mi ha insegnato il groove, a riconoscerlo e a cantarci sopra, a dare peso alle parole più che all’ego. Ad essere, in altre parole, un emissario al servizio della canzone e non viceversa”.

Dopo i Sud Express ti metti in proprio con Sabba e gli Incensurabili, un progetto musicale che riscuote un grande successo e vi apre le porte del Premio De André.

“Arrivammo in finale con ‘Chiamatemi Nerone’. Il Premio De André rappresenta l’ultima tappa di un percorso cominciato con ‘Sì, ma quanta gente porti?’, primo EP, e passa per l’album ‘Nessuno si senta offeso’. Abbiamo suonato questo disco in tutto ‘lo Stivale’, per un totale di 350 esibizioni, e vinto tanti premi. Eravamo orgogliosi di questo progetto ‘no politically correct’, nato in un periodo particolare, nel quale si parlava di epurare una certa satira dalla televisione. C’erano bavagli percepiti e non dichiarati. Noi volevamo sentirci liberi. Rifiutavamo persino una collocazione musicale, che per noi era un limite. Abbiamo così messo su questo progetto che mischiava cantautorato, teatro-canzone, rhythm & blues, il rock e il folk. Era un esperimento che si fondava su una domanda: ‘Si può andare avanti senza la necessità di essere inquadrati?’ Il fatto che abbiano ristampato il nostro primo disco è un po’ una risposta a questa domanda”.

“Chiamatemi Nerone”, singolo in finale al Premio De Andrè 2013.

E arriviamo a The Winner Is, talent show di Canale 5 condotto da Gerry Scotti dal quale esci vincitore. Correva l’anno 2017. Come nasce l’idea di prendere parte al programma?

“Nasce dalla disperazione. Avevamo messo su uno studio di registrazione con i risparmi dei concerti. Scrivevamo e incidevamo (‘Chiamatemi Nerone’ è nata lì) e supportavamo band che venivano da noi per provare. Eravamo la parte un po’ hippie della società. Un furto ci ha poi privato degli strumenti del mestiere: la mia chitarra artigianale, monitor, casse, computer… Questa cosa mi ha quasi indotto ad arrendermi. Poi arrivarono tre telefonate da Canale 5, perché risultavo dall’anagrafica di un’audizione precedente. Rifiutai le prime due volte e alla terza mi dissi che non avevo nulla perdere. Mi sono buttato e il karma mi ha ripagato. Oltre a vincere, ho avuto l’onore di duettare con Fausto Leali. È stato magico”.

Com’è cambiata la tua vita dopo la vittoria del programma?

“Vincere mi ha permesso di ricomprare gli strumenti del mestiere e mettere su un piccolo studio, ma soprattutto mi ha donato una nuova mentalità. Mi ha insegnato che, anche quando le cose vanno di merda, non devi mai perdere la speranza, perché il colpo di coda è sempre possibile. Il bello della musica è anche questo. È una montagna russa: il giorno prima sei in cima e quello dopo sei giù. Se ti abitui a questo disequilibrio impari che si può vivere di musica, perché non è vero che non si può fare. Si può fare. Senza grosse pretese, perché non possiamo diventare tutti delle superstar, ma con umiltà e sacrificio, rialzandosi ogni volta, puoi seminare e raccogliere bene”.

Tu hai partecipato anche ad “X Factor” Romania. Eri in gara con Aurelio Fierro jr., Greg Rega e Francesco Boccia, in un inedito quartetto ribattezzato Super 4. Ma perché andare in Romania e non provare in Italia?

“Perché in Italia siamo fuori target. Secondo me, superati i 18 anni non sei già più in target per “X Factor” Italia. Credo poi che un artista con un certo background venga percepito come una roba fuori moda. Mi guardo intorno e capisco che, se non fai un certo tipo di cose, sei out. È come se fossimo degli artigiani e facessimo un lavoro ormai superato. Ci sono, invece, Paesi nell’Est Europa aperti alla musica tradizionale italiana. Noi quattro ci siamo ritrovati chiamati alle audizioni e l’abbiamo presa come un gioco. Nel corso del talent abbiamo riproposto pezzi classici e li abbiamo fatti a modo nostro, con umiltà e amore, ognuno col proprio stile. Io ho portato in dote il blues, Greg il soul, Aurelio ha portato l’esperienza nei musical acquisita con Notre Dame de Paris. Francesco, poi, è l’autore di ‘Grande Amore’, per cui…”

I Super 4 cantano “Caruso” sul palco di “X Factor” Romania

I giudici impazzivano quando attaccavate a cantare.

“’X Factor Global’, che prende le migliori esibizioni in tutto il mondo, ci ha ripostati e abbiamo raggiunto quasi 20 milioni di views. Se l’avessimo proposto in Italia, quel tipo di repertorio, probabilmente ci avrebbero deriso”.

Addirittura?

“Magari non deriso, ma saremmo risultati fuori contesto come uno che guida una Ferrari in un vicolo stretto. Ti confesso che io mi ritrovo spesso fuori contesto, ma non per questo mi sento a disagio. Devi essere te stesso. Se poi ciò che sei risulta fuori contesto, prendi e vai da un’altra parte dove c’è qualcuno che apprezza. Non sta scritto da nessuna parte che tutti quelli che ti ascoltano debbano riconoscere il tuo valore”.

Dopo l’esperienza a “X Factor” Romania avete messo in cantiere un progetto comune?

“In realtà abbiamo collaborato ancor prima che nascessero i Super 4, proprio perché ci stimavamo e avevamo voglia di condividere il palco. E l’abbiamo condiviso in più occasioni. Io e Aurelio Fierro abbiamo messo su ‘Aurelio vs Sabba’. Con Greg abbiamo creato ‘Italians do it better’, dove ci prendevamo un po’ in giro, visto che abbiamo due voci completamente diverse. Con Francesco anche abbiamo collaborato a pezzi più classici e ad altri più scanzonati. Per il resto, ognuno porta avanti progetti propri, ma ciò non ci impedisce di continuare con il progetto Super 4. Tant’è vero che il 18 maggio terremo uno spettacolo al Teatro Sannazaro di Napoli, che sarà la prima data di un mini tour nazionale”.

Torniamo per un attimo ai talent. Tu ne hai vinto uno e sei andato molto vicino a vincerne un altro con i Super 4. Vista la tua esperienza in materia, quali diresti che sono i pro e i contro dei talent show?

“Io credo che il problema non sia il talent ma coloro che vi partecipano. Se partecipi al talent e pensi di essere in gamba quando la gente ti riconosce e di essere scarso quando non lo fa, allora hai un problema. Io ho partecipato a ‘The Winner Is’ e non mi sono mai posto il problema. Non mi importava che, quattro mesi dopo il talent, la gente non mi riconoscesse. Era certamente figo quando accadeva, ma io andavo avanti a fare le mie cose anche quando nessuno mi conosceva. Nel 2017, dopo un’esibizione, Alfonso Signorini mi chiese: ‘Ma dove sei stato finora?’, e io ero stato in giro a fare tour e a incidere dischi. Non è che se non sei in TV non esisti, questo voglio dire”.

Quindi il problema non è il talent in sé per sé.

“Se l’obiettivo che hai è che ti riconoscano per strada, allora okay, non giudico. La cosa importante è non farsi prendere dalla paura che si cela dietro l’anonimato. Tu non cadi nell’anonimato se continui a credere nel tuo percorso, e questo a prescindere dalla TV o dalla radio. Mi spiego meglio: le cose più belle che ho visto su YouTube avevano 10 visualizzazioni, quelle più fighe che ho ascoltato su Spotify avevano 100 streaming. Gli artisti più interessanti li ho beccati in quelle serate nelle quali non hai quasi voglia di uscire, e poi trovi uno in una bettola e dici: ‘Wow, chi è questo?’. Tutto risiede in un certo tipo di mentalità. Se poi hai bisogno dell’approvazione degli altri, lì il problema ce l’hai ancora una volta tu. Il talent fa quello che deve fare e non ha colpe in questo senso”.

Tu sei un artista istrionico, che scarica tanta energia quando è sul palco. La pandemia ti ha privato di quello che è il tuo habitat naturale. Come hai vissuto quel periodo?

“A livello di scrittura sono sprofondato nelle mie malinconie. È stato un momento di forte introspezione, dal quale sono sbocciati Borderline, Stand By e altri brani che usciranno poi come singoli. Dal punto di vista dei live, invece, io sono un tipo istrionesco e ho bisogno del palco per regalare e ricevere emozioni. La musica, per me, è un momento di terapia gratuito che mi aiuta ad avvicinarmi emotivamente agli altri. Il palco mi è mancato davvero tanto. Mi è mancato talmente che il mio mese di aprile è pienissimo di date. Sarò ovunque. Maggio la stessa cosa. Voglio godermi quanto più mi è possibile i live e le persone che verranno ad ascoltarci”.

E cosa porterai sul palco?

“Al momento ho tanti progetti in ballo. C’è il progetto Sabba, nel quale canto i miei inediti. C’è un side project, dedicato alla musica di Battisti. Ho anche un progetto con Irene Ferrara, storica deejay dell’Arenile, che consiste in un deejay set live set. Con gli Incensurabili abbiamo poi, oltre al progetto su Battisti, un progetto chiamato ‘Mr. Sabba and the swing ‘n’ roll orchestra’, nel quale suoniamo musica swing e rock ‘n’ roll: uno swing ‘n’ roll. Che poi è una delle prime definizioni che diedero al nostro genere, forse l’unica che ci è piaciuta davvero”.

Videoclip del brano “Comete”

Oltre ai live, ci sono EP o singoli in vista?

“Singoli in vista ce ne sono. Da poco è uscito ‘Comete’, singolo che mi ha dato la possibilità di approdare in Rai. Il videoclip è tra quelli più visti tra quelli del mio canale e questo mi rende molto contento. Nei prossimi mesi ne usciranno altri”.

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