“S1m0ne” racconta la storia di un regista allo stremo, che eredita il programma per computer di un pazzo inventore che gli permette di creare un’attrice dal nulla. Diventa una grande star e il centro di una tempesta mediatica in cui lui resta intrappolato. Più il pubblico la ammira, meno può rivelare che è interamente opera sua. Il film pone questo dilemma all’interno di una commedia cinica sulla Hollywood moderna. S1m0ne è un film stranamente divertente ma non decolla mai.
S1m0ne: la trama
Al Pacino interpreta il regista Viktor Taransky, un tempo geniale, recentemente autore di una serie di flop. Solo la sua giovane figlia Lainey (Evan Rachel Wood) crede ancora un po’ in lui. La sua ex moglie, Elaine (Catherine Keener), il capo dello studio, ha perso ogni speranza per la sua carriera e stacca la spina al suo ultimo progetto quando la stella capricciosa (Winona Ryder) esplode. Nella vita di questo uomo disperato ne arriva un altro, Hank Aleno (Elias Koteas), che ha ideato un programma per computer che crea “sintetizzatori”. Viktor non è interessato inizialmente ma poi, quando il mago gli lascia il programma nel testamento, inizia a spassarsela con il software e il risultato è la bella, talentuosa e (soprattutto) cooperativa S1m0ne. Niente parrucchiere, trucco, autista, macchina, roulotte, controfigura o stunt woman, nemmeno per la caduta dall’aereo. È sempre puntuale, non si lamenta mai, dice le parole così come sono scritte e non ha problemi con la nudità. Viktor crea la performance di S1m0ne su un computer che sta tutto solo nel mezzo di un palcoscenico altrimenti vuoto. Agli altri attori del film viene detto che Simone verrà aggiunto alle loro scene elettronicamente. La premiere del primo film è un enorme successo, e ovviamente i paparazzi dei tabloid del supermercato inseguono Viktor nella speranza di fotografare Simone. Senza fortuna.
Una commedia hollywoodiana?
Il film è stato scritto, prodotto e diretto da Andrew Niccol, che ha scritto “The Truman Show” e ha scritto e diretto “Gattaca”, entrambi film sull’interfaccia tra scienza e personalità. “S1m0ne” non è sul quel genere. Vuole orientarsi nella direzione di una commedia hollywoodiana, ma la satira non è abbastanza acuta e i personaggi, inclusa l’ex moglie, sono troppo scontati. E c’è un problema più grande: S1m0ne rimane sempre solo Simone. L’immagine del computer sembra sempre che stia per prendere vita e non lo fa mai. Si possono immaginare bug del software che importano incautamente altre personalità online in Simone: Matt Drudge, ad esempio, o Harry Knowles o Danni Ashe. Si può immaginare Simone improvvisamente posseduto da Lara Croft, Tomb Raider, e spezzare una scena drammatica seria con la violenza dei videogiochi. Ma non succede mai. Quando Simone “appare” in un programma di chat, ad esempio, è abbastanza divertente che si attenga a soggetti usurati come i delfini e il fumo, ma perché non fare il possibile e metterla nello show di Howard Stern?
La fatica di Al Pacino
Al Pacino, splendido attore, fa il possibile per dare vita a Viktor. Ma la sceneggiatura è troppo stretta e gli impedisce di portare il personaggio oltre un certo punto. La maggior parte dei grandi eventi sono gestiti con semplicità da sitcom. Anche gli affamati giornalisti di gossip vengono presentati come sono sempre, un branco urlante senza arguzia o originalità. Anche Keener, come capo dello studio, interpreta semplicemente un’ex moglie che è il capo dello studio: non c’è svolta, niente di inaspettato.
Il grosso problema del pubblico
Il problema, credo, è che mirando a un pubblico troppo vasto, Niccol ha fatto un’immagine troppo superficiale. S1m0ne si accontenta del prevedibile. Gli elementi della storia fanno eco alla triste esperienza del team riunito per realizzare “Final Fantasy”. Quel film era composto interamente da personaggi “reali” generati dai computer, inclusa Aki Ross, l’eroina, che, tutto considerato, è una donna più intrigante di Simone.