Quando lo spettacolo diventa “educativo”

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Momento buio per la cultura. Tutti concordano che viviamo in una fase di imbarbarimento. Il linguaggio è diventato aggressivo e violento. Sono purtroppo lontani i tempi in cui la riflessione nello spettacolo era introspettiva. Erano periodi in cui il cinema e il teatro seguivano il filone del “Conosci te stesso”, come suggeriva il caro Socrate.

Oggi l’urgenza è culturale, ovvero si deve  fare un passo indietro e tornare alle basi. Lo stesso vincitore quale miglior film agli Oscar di quest’anno è stato Green Book; un film che alcuni definiscono scontato e stereotipato, semplice. In Green Book il messaggio arriva però al pubblico diretto e velocissimo. Si parla di tolleranza e di memoria storica. E’ questo che conta.

Green Book è solo un esempio del faticoso lavoro che, a partire dalla grande macchina “sforna” soldi di Hollywood, gli attori stanno facendo in questo periodo per ricostruire dalle fondamenta.  Parliamo di basi quali:  la solidarietà, l’umanità, la tolleranza; insomma, fino a poco tempo fa, banalità.

Esempi di Green Book

Anche gli artisti italiani non si stanno sottraendo  a questo duro lavoro di riportare l’alfabeto al cinema e a teatro. Lo fanno proponendo opere eterne, i grandi classici, dalla tragedia greca ai giorni nostri. Spettacoli il cui scopo è far riflettere sulla condizione umana.

A teatro quest’anno di esempi ce ne sono numerosi a partire dalla riproposizione delle opere del grande Bardo, ovvero Shakespeare, a Pasolini, a  Molière, a Pirandello,  a Sofocle e persino a Dante con un musical che ripropone la Divina Commedia in chiave danzante. Rappresentazioni presentate attraverso il magico strumento del palcoscenico che è quello più vecchio e diretto.  Oltre ai classici non mancano anche lavori che riflettono sulla malattia e la solitudine della diversità, sull’amore verso le piccole cose, che poi sono quelle importanti.

La sensazione è che gli artisti si stiano impegnando andando contro il loro personale interesse e in rappresentazioni  non certo di semplice esecuzione. Non si tratta solo di attori che vogliono confrontarsi con i mostri sacri della letteratura e della drammaturgia. Sono nomi che fanno “sold out” al botteghino grazie anche alla loro popolarità ottenuta attraverso canali più commerciali.  Successo arrivato dopo duri anni di studi di recitazione.

Ricordiamo, solo per citarne alcuni: Lino Guanciale alle prese con After Miss Julie di Strindberg con Gabriella Pession e pure “Aristofane” in Ragazzi di Vita di Pier Paolo Pasolini.  Alessandro Preziosi si mette  invece alla prova con la malattia di Van Gogh; Daniele Pecci è il Fu Mattia Pascal di Pirandello; Alessandro Haber si trasforma in un convincente malato di Halzheimer, Alessio Boni diventa Don  Chichotte. Paolo Ruffini, Violante Placido, Stefano Fresi, Augusto Fornari presentano Shakespeare nella sua versione originale, ovvero popolare. E ancora: Alessandro Benvenuti, Giulio Scarpati e Valeria Solarino si confrontano con  Molière; Francesco Montanari e Vinicio Marchioni con Cechov; Stefano Accorsi è Orlando; e altri ancora. 

Lo stesso messaggio di umanità e di solidarietà è portato in scena anche da artisti poliedrici come Simone Cristicchi, “fresco” del suo successo a Sanremo. Teresa Mannino  è invece in scena con uno spettacolo sul cambiamento climatico, mentre Enrico Bertolino propone una riflessione sulla situazione politica attuale, facendo morire dalle risate.

Ovviamente, ripetendo, questi sono solo alcuni dei tanti nomi presenti sui palchi italiani. La stagione dura fino a inizio estate.

Concludiamo ricordando che il teatro è un luogo di crescita, ma di leggerezza, quando per leggerezza non si intende superficialità, ma voglia di riflettere attraverso il gioco degli specchi della recitazione.

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