Ieri, sabato 12 ottobre, Il Phoenix Fest ha dato il via alla seconda edizione e lo ha fatto nel migliore dei modi.
Nonostante l’organizzazione abbia avuto qualche ostacolo da superare, ciò che ha proposto ieri è stato davvero devastante.
Pogo, crowd surfing, circle pit, tanto growl, qualche distorsione e tanto headbanging, questo è ciò che rende felice un metallaro, che sia di vecchia o nuova scuola.
La serata è stata aperta dai BloodTank, abruzzesi, con una formazione essenziale: Batteria, chitarra (entrambi di Pescara) e basso (L’Aquila).
Si rifanno alla vecchia scuola di Hokuto, anzi no, quella era un’altra scuola (perdonate l’ironia). I BloodTank sono dediti al Death Metal Old School svedese con riff e melodie riconoscibili fin dalle prime note. il tempo a loro disposizione è stato di circa 30 mnuti, ma in quella mezz’ora si è scatenato l’inferno. Marco Marzoli (voce e chitarra) che ha una normalissima voce “parlata”, durante i concerti caccia un growl viscerale, corposo, greve, inumano. Non umano sembra essere anche Diego Mazzoccante (batteria) che, quando suona, sposta anche il moscerino che si trova dall’altra parte del mondo; certo poi c’è il bassista, Davide Cialente, che completa la sezione ritmica, un pò sciroccato ma è caratteristica da non trascurare, perchè nonostante ciò che si possa pensare di questi brutti e zozzi metallari, la goliardia è l’elemento cardine che li unisce e li zozzifica.
Setlist:
Intro
Deamon Saints
Swedish Zombie Apocalyps
Inside the War
Hate
A Rotten World
Wall of Blood
Supposed to Rot
Dopo l’apertura del Phoenix Fest da parte degli abruzzesi, arrivano sullo stage i Gigantomachia da Alatri. Stirpe discendente dai ciclopi. Anche loro hanno portato dell’ottimo Death Metal un pò più melodico, ma sempre bello tosto. In tutto sono cinque: basso e voce Lorenzo Barabba Suminier, due chitarre suonate da John Verelli e Alessandro Caponera, voce Davide Angelo Pietrantoni e, ovviamente, batteria suonata da Giorgio Hesher Marsulli. Hanno chiuso la serata magnificamente. Anche con loro tanto pogo, tanto crowd surfing, insomma diciamo che non è stata una serata proprio calmissima. A differenza della band precedente, i Gigantomachia hanno improntato i loro testi sulla mitologia.
Anche loro sono stati grandi fomentatori della serata, il cantante un folle scatenato con scream e growl intercambiati quasi in modo schizofrenico. Alla seconda voce c’è il bassista Barabba, un growl abbastanza inquietante, molto profondo, cupo e raccapricciante.
Setlist
Intro
Leviathan
Liberate the Titans
Aldebaran
Typhon
Immortal
Caligula
Scylla e Cariddi
A fine serata la soddisfazione è stata tanta per i gruppi e per chi era intervenuto, seppure avesse un aspetto non proprio riconducibile al mondo metal.
Ma la caratteristica di tutto ciò che più stupisce chi magari dal di fuori guarda questo ambiente, è che c’è talmente tanto divertimento, c’è tanta socializzazione, c’è un micromondo in cui nessuno viene cacciato via ma anzi si viene accolti un pò stile Gandalf il Bianco quando, alla fine della trilogia, mostra a Frodo il viaggio verso un mondo di luce.
Cosa importante, la scena underground metal fatica a carburare in questo paese, sia per quanto riguarda gli eventi che i gruppi stessi. Sostenere con una condivisione, se si ha la possibilità acquistare demo ed album, piccoli gadget, permette loro di andare avanti e non perdere fiducia in quello che fanno. Dietro ogni registrazione ci sono ore di prove, di fallimenti e di raggiungimento di risultati.
Sostenere chi crede ancora in quello che fa!
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