Pezzopane: un cantautore da Monolocale

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Pezzopane, un nome che sembra d’arte e non lo è. Una musica povera che sa riscoprire però sentimenti. Ci sono volte in cui alcuni incontri nascono per caso, ma al contempo sono capaci di farti scoprire emozioni. Questo è quello che accaduto nel caso di questo artista: Pezzopane.

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Un artista nato da poco, 2 anni, prossimo alla pubblicazione del suo primo album con due singoli già al pubblico sulla piattaforma video più famosa degli ultimi tempi. Un ragazzo che sa chi è. Un ragazzo che strimpella la sua chitarra senza timore in mezzo alla gente, e che al contempo, come lui stesso afferma, “si nasconde dietro la chitarra.

I suoi due pezzi, Andalucia ed Estata, richiamano la sua personalità in toto; ricco di ritmo latino uno e calmo e riflessivo l’altro, questi saranno pienamente accolti in quello che sarà il suo album che uscirà a metà di quest’anno.

Questa l’intervista che PeriodicoDaily ha avuto occasione di fargli.

Fateci sapere cosa ne pensate anche qui nei commenti.

Come sei nato e soprattutto perché il tuo nome?

Il mio nome è in effetti il mio cognome; quindi non mi sono inventato nulla. Mi sembrava stesse bene perché sembra un soprannome. Per quanto riguarda il “come sono nato”, io sono nato a caso; ho sempre scritto canzoni in situazioni diverse – ho suonato in vari gruppi –  finché non ho deciso di fare da solo; per voglia in uno slancio di egoismo.

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Questo slancio “egoista” ti ha portato anche a fare delle esibizioni che sono esempio del cantautore italiano: chitarra e voce. Nello stesso pezzo che ho ascoltato è molto presente la chitarra come elemento fondamentale della tua musica. Chi sono quindi i tuoi riferimenti musicali?

 

In realtà ho paura di nominare chiunque perché non c’entrerebbe molto. L’idea di andare a suonare solo chitarra e voce era necessaria perché il mio strumento è una chitarra e mi dà sicurezza; anche di nascondermici dietro ed arrivare con la voce. I miei punti di riferimento, se proprio devo nominarne uno è Sergio Caputo, che più mi ha influenzato e colpito.

 

Cosa trovi in te di lui?

Forse l’ironia di poter leggere in modo ironico anche le cose un po’ più tristi; i tono un po’ più allegro e scanzonato che va un po’ in controtendenza rispetto a quello che si sente di solito.

 

Quanti anni è che suoni da solo?

Suono da circa 2, 3 anni.

 

Quanto credi di essere cresciuto rispetto a quando hai iniziato? Io ti ho personalmente conosciuto al Mei e riuscivi a gestire benissimo una di quelle piccole folle che si formano intorno ad un artista. Credi che la tua sia una personalità capace di gestire una folla se messa in mezzo ad essa?

Considerando che i pezzi sono stati creati nel monolocale in cui vivevo da solo e dove non c’era nessuno ad ascoltarli – nessuno con cui confrontarmi -. Penso di aver fatto dei passi da gigante.

 

Parlami ora invece dei due singoli, Estate e Andalucia, dove troviamo un ritmo più acceso, latino nel primo; invece un ritmo più calmo quasi riflessivo è quello presente nel secondo.  Questi sono i singoli con cui il disco uscirà più in là, verso la metà del 2018. Sono quelle le tipologie di canzone che bisogna aspettarsi dal tuo disco?

Eh già. Le canzoni del disco rispetteranno queste due anime che anche tu hai rilevato nei due pezzi: una più malinconica e l’altra invece più allegra. Il secondo, il ritmo latino, ho deciso di inserirlo perchè quando la musica italiana si è rivolta a ritmiche diverse, quindi più esotiche, ha fatto grandi cose. Non ti parlo solo del pop scontatissimo nei periodi estivi, ma ti parlo di grandi cantautori e autori che si sono misurati in questi ritmi che in modo eccelso come ad esempio un Paolo Conte o lo stesso Caputo.

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