Petite maman: la rinascita dell’esistenza

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Petite maman

Molte persone affermano che la vita sia un dono. In effetti, la nascita di un bebé rappresenta sovente motivo di gioia e sollievo. Tuttavia, anche i cuccioli e le cucciole crescono. Fanno esperienza del mondo che li/le ha accolti/e. E, presto o tardi, arriva il momento della verità. Nel quale ci accorgiamo che la nostra esistenza non si riduce a sorrisi e parole dolci. È da questa premessa che prende vita “Petite maman”.

Di cosa tratta “Petite maman”?

Innanzitutto, prima di rispondere a questa domanda, dovremmo porcene un’altra. Dunque: cosa significa essere mamme? La risposta più semplice risiede nella maternità. Nel dare alla luce una nuova vita. Eppure, non possiamo considerare il procreare come l’unica soluzione possibile. Sentirsi mamma è molto di più. È altro. Sta nel saper dare vita a nuove idee. Mondi. Universi. Creare esistenza dalla non esistenza. O magari sentire il proprio fluire e quello altrui fra le proprie mani. Non in senso di possesso. Piuttosto, percepirlo come parte di se sessi/e. Come un tesoro di cui prendersi cura. Da custodire con amore. Ed è proprio questo il senso di maternità che ritroviamo in “Petite maman”.


Screen: i critici-giuria del Festival del cinema di Berlino


La trama

C’era una volta una bambina di nome Nelly. La piccola sta aiutando la sua mamma, Marion, a svuotare la casa della nonna, scomparsa pocanzi. Ecco che dunque la protagonista si ritrova a sostenere i genitori in un momento difficile. Facendo ordine tra ricordi tanto lontani quanto indelebili. Non manca il dolore del lutto. Nelly deve fare i conti con la voragine causatale dalla perdita della nonna. Quella signora anziana che ha sostenuto la sua crescita. Il suo sviluppo. Col suo amore, presente fin dal principio. Tuttavia, chissà se la piccola troverà mai la sua “Petite maman”. Arriverà il giorno della svolta. Quello che segnerà il confine tra una fine e un inizio. E sarà proprio quel dì inaspettato che rimarrà a vita nel cuore di Nelly. Quell’incontro la cambierà per sempre.

Tra nascita e rinascita

“Petite maman” nasce dalla penna della regista francese Céline Sciamma. Il sorgere della pellicola è da ricercare in un periodo tutt’altro che favorevole. Infatti, ormai un anno fa tutto il mondo cominciava a fare i conti con la pandemia globale. A tirare le somme delle vittime. A restare in casa per la propria sicurezza e per quella altrui. E così, non potendo muoversi da uno spazio ben circoscritto, la mente comincia a viaggiare. Più lontano che mai. “Petite maman” nasce dal desiderio di raccontare. Inventare. Di narrare una storia che delinea sfumature apprezzabili. Tanto da essere candidata al Berlinale 2021. Nonostante la situazione sia ancora oggi irrisolta, noi cittadine e cittadini del mondo stiamo a poco a poco reimparando a rinascere. A procreare arte e cultura. A rimpiazzare la non vita con la vita. Quella con la v maiuscola. I nostri sorrisi non sono solamente nascosti da una mascherina chirurgica. Poiché non è un oggetto fisico a celarli. Al contrario, è il peso di questa nuova normalità. Ecco perché, ora più che mai, abbiamo bisogno di sentirci delle/dei “Petite maman”. Al fine di non smettere di sperare. Di cercare il senso di questa bizzarra esistenza. Poiché per non lasciare che il nostro fluire ci sfugga dalle mani, abbiamo bisogno di sentirlo. Di comprenderlo. Di prendercene cura. Solo così riusciremo a restare umani. Nonostante la violenza che ci sta opprimendo.



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