Oggi parliamo di un film che con tutta probabilità si merita il titolo di film dell’anno ( se la gioca a pari merito con Crimes of the future del Maestro Cronenberg). Nope è solo il terzo film di Jordan Peele, ma, già adesso, si può dire che il regista sia un autore affermato a tutto tondo. Fin’ora non ha sbagliato nulla, proponendo un bel mix di generi, fondendo l’impegno sociale con l’horror più viscerale. Il suo è un cinema puro, una bestia rara oggigiorno, capace di fondere colpi di scena, tensione al cardiopalma e profondità autoriale. Jordan Peele si fa erede di un cinema che vede in Carpenter e Spielberg i propri padri. Nope è come un film di fantascienza dovrebbe essere. Un continuo gioco di tensioni e sorprese, che conducono lo spettatore in un mondo confuso e ricco di mistero. Un viaggio senza bussola, nel quale l’unica guida sono le immagini che piano piano si delineano sullo schermo. Una pellicola geniale, che ti cattura e ti lascia in uno stato di ansia continuo, dove non sai cosa aspettarti. Tutto ciò che ti da è l’emozione. Un emozione forte, mista alla costante curiosità di vedere dove questo itinerario ti condurrà.
Nope: dove vuole andare a parare?
Si possono spendere solo belle parole per Nope. Tanti sono i suoi punti forti, ma uno in particolare merita il plauso assoluto. Il “come narrativo” del film. Se si pensa a Nope a posteriori, lo si può accostare, per contenuto, a tante pellicole del passato. Film importanti di casa Spilberg. Ma la grandiosità di Nope non sta nel soggetto. Ma nel modo in cui ci viene raccontata la storia. Grazie anche ad un trailer che non dice molto di ciò che potremmo vedere, il film è uno stimolo continuo per la curiosità spettatoriale. L’inizio è confuso. Si vedono un paio di scene destabilizzanti e forti. Poi c’è un cambio di rotta. La mossa geniale di Peele. Dopo il primo quarto d’ora , lo spettatore è confuso. Ma la classe del regista si vede. Questa scelta di spaesare il pubblico, non conduce alla frustrazione. Nonostante i collegamenti con l’inizio tardino ad arrivare, lo spettatore vuole procedere, ingordo di curiosità. Nope si prende il suo tempo, ma lo fa senza mai essere tedioso. Ci mette parecchio ad arrivare al punto, ma l’itinerario è costruito su basi solide. Inizia il film, e non riesci a fare a meno di andare avanti, logorato dalla fame di sapere. Peele ti da un assaggino alla volta, e ogni boccone è molto gustoso. Fino ad un finale glorioso. E poi solo applausi.
Nope: una lezione di cinema
Nope è un saggio. Una lezione di cinema. Se un professore volesse spiegare a degli studenti cosa significa creare tensione, dovrebbe prenderlo a modello. Perchè? Perché non si parla di semplice tensione narrativa. Questa è una tensione tout court, mix perfetto di scrittura, musica, immagini e colori. Un gioco audiovisivo che sfrutta il potere dell’ignoto, che come Lovecraft diceva, è la paura più grande dell’animo umano. C’è una minaccia. Ma prima che si palesi, lo spettatore ha già i nervi a fior di pelle. E quando finalmente il mistero si rivela ai nostri occhi, mistero rimane. È un dare non dare allo spettatore, che a conti fatti si sbilancia di più sul non dare. Ma la maestria in Nope si vede proprio in questo. Alla fine ci sarebbero mille altre incognite senza risposta, ,ma il pubblico è soddisfatto. Non serve altro.
Conclusioni
Una recensione completa e accurata richiederebbe un minimo di dieci pagine. Per cui chi sta scrivendo si limita ( di molto) a queste poche parole: Nope è cinema puro. Il cinema che ci meritiamo e di cui abbiamo bisogno. Un film glorioso, praticamente impeccabile, ambizioso ma non pretenzioso. Stratificato ma non supponente. Un film di intrattenimento che riesce ad essere autoriale. La fantascienza che ci piace. La fantascienza come deve essere. Grazie Jorda Peele per averci ricordato cosa significa emozionarsi al cinema.