Non Aprite quella porta: su Netflix ritorna Leatherface

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Dopo il recente ritorno di ghostface con Scream 5 è adesso il turno di un’altra icona del cinema horror, Leatherface, l’assassino con la motosega. Il nuovo episodio della saga di Non aprite quella porta, che esce direttamente in streaming su Netflix, è un sequel del primissimo film nato dalla mente di Tobe Hooper nel lontano 1974. Questo nono capitolo “regala” molto sangue, ma alla fine si rivela fiacco. È un horror che pecca di fantasia e soprattutto di tensione . Ne risulta uno splatter di maniera poco ispirato ben lontano dal capostipite di Hooper.

Non Aprite quella porta: un horror che ha segnato un epoca

l’originale Non Aprite quella porta era un film figlio dei suoi tempi, che metteva in evidenza le criticità della società americana degli anni settanta. Raccontava le aree rurali del profondo sud, lasciate al degrado più totale e dove vivevano i reietti. È un film che ha cambiato l’idea di orrore che fino ad allora veniva sbandierata dal cinema. Non aprite quella porta diceva al pubblico:” l’orrore non proviene da lontano, ma è qui, in casa nostra”. Il titolo di Tobe Hooper ha lanciato il genere dell’horror rurale, sfruttando lo spauracchio del bifolco di campagna, deviato e maniaco. Insomma È un film che ha fatto la storia del cinema horror. I suoi sequel invece? Otto titoli dopo di quello di Hooper, con alti e bassi (Più bassi), che non anno mai saputo incarnare in toto lo spirito del primo capitolo. L’originale era uno schiaffo allo spettatore del tempo (ma è efficace ancora oggi). Gli diceva con brutale chiarezza che non esisteva l’America ideale. Gli mostrava lo scheletro nell’armadio, il degrado. Questo remake tenta un attualizzazione, ma ne risulta un guscio vuoto.

Il Sequel

Questo sequel era necessario? No, non lo sono mai in fondo. Si è sempre visto che le saghe horror scadono sempre mano mano che proseguono. Partono da idee geniali che poi degenerano. Questo nuovo Non aprite quella porta è un esempio di film con una confezione piacevole ma da contenuto effimero. Esteticamente curato, pecca purtroppo di carattere. Si è tentata un operazione analoga a quanto visto da Halloween del 2018, eliminando l’oceano di film che separano l’ultimo dal primo. Una mossa di marketing che può essere vincente, ma che non giova di sicuro al film. Il raffronto con l’originale diventa così amplificato, e i favori si sbilanciano per ovvietà di cose verso il film di Hooper. Questo Non aprite quella porta è molto violento, il sangue che sgorga a fiumi non manca ( è il minimo che ci si aspetta). Ma la brutalità mostrata è vuota, la gente viene macellata ma questo avviene senza un briciolo di tensione o di creatività. Non c’è pathos nelle morti; è uno scorrere implacabile di sbudellamenti che nonostante la gran quantità di sangue, sanno di poco. Non hanno significato, non si percepisce la botta alla bocca dello stomaco come nel primo capitolo.

Conclusioni

Questo nono capitolo è un “horrorino” che si lascia guardare tranquillamente, complice una durata di appena un’ora e venti. Scorre molto sangue, cosa che può far contenti i fan che si “deliziano” nel vedere efferate brutalità sullo schermo. Non è nemmeno noioso, visto che gli spargimenti di budella iniziano entro la mezzora ( in genere i film di questo tipo decollano non prima dei 40 minuti, con un esplosione nel finale). Quindi? Il film è promosso?? Più no che si. È un sequel evitabile, sebbene sia godibile. Non è un film orribile, ma non lascia un solco particolare, risultando un film horror di maniera. Non aprite quella porta di Netflix non ha particolare personalità. È un regalo con una bella confezione ma dal contenuto che ti fa dire: Mah!! Probabilmente tra qualche anno verrà rivalutato (come è stato fatto per il secondo, che però aveva una ispirata creatività). Quando uscirà il prossimo capitolo ( e state certi che accadrà) , probabilmente si dirà che questo era migliore. In questo momento però è un filmetto che può essere piacevole, ma anche dimenticabile. Se non ci fosse Leatherface, questo Non aprite quella porta sarebbe uno slasher mediocre di cui non parlerebbe nessuno. Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo; d’altronde, per citare Stephen King, A volte ritornano. Anzi ritornano sempre.

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