Mirkoeilcane si apre in un’intervista. “Stiamo tutti bene” davvero?

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Quello che accade quando non ti aspetti una canzone è ciò che accade ascoltando il brano di Mirkoeilcane Stiamo tutti bene.

La canzone, presentata durante la serata di Sarà Sanremo, è una canzone che tocca nel profondo. Il tema scelto da Mirkoeilcane è quello che alcuni potrebbero pensare “strasfruttato”, ovvero: l’immigrazione. Quello che però rende questa canzone un unicum nel panorama di Sanremo Giovani è proprio il tema; rispetto alle canzoni d’amore o quelle didattiche infatti, Stiamo tutti bene porta con sè un significato che dovrete scoprire attraverso l’ascolto della stessa.

Quello che può essere detto, per coloro che non l’hanno ancora sentita, è che ha come protagonista Mario. Mario è un bambino di 7 anni e mezzo che vuole diventare un calciatore, e che invece deve partire per una vacanza con la madre. Sarà forse la figura del bambino, sarà forse il tema, ciò che è sicuro è che questo bambino tocca nell’anima di chi ascolta questa canzone.

Così quindi è arrivato il desiderio di capire chi stesse dietro questa canzone, o meglio dire, questa storia cantata. Mirkoeilcane si è rivelato, come potete benissimo leggere nell’intervista che segue, un artista. Un artista con la A maiuscola con molto da dire, e che avrà la possibilità di parlare sul palco dell’Ariston durante Sanremo2018.

Fate sapere cosa ne pensate.

Chi sei come sei nato e perché il tuo nome d’artista?

Sono Mirko Pacini nato a Roma il 6 maggio 1986. Il perché del mio nome dell’artista me l’hanno chiesto tutti ed è un gioco divertentissimo che però non deve sapere nessuno. Quindi insomma me lo tengo per me; un segreto tutto mio che terrò per me.

Pensando al tuo percorso, tu non hai iniziato come cantante, bensì come autore; solo successivamente hai deciso di “metterti in proprio” volevo capire come mai hai fatto questa scelta innanzitutto?

Forse era l’ultima spiaggia. Non che le cose andassero così male, però c’è stato un periodo della mia vita un po’ complicato e ho deciso di rimediare in questa maniera; mi sono detto “Sai che c’è? Se le cose vanno così e non ci provo ora non ci provo più”.Così, tanti brani, anziché darli a qualcun altro e dedicarmi a dei lavori o progetti ho pensato che sarebbe stato nei miei confronti più giusto metterci la faccia.

Questo è un altro dei risultati che stai ottenendo, ma anche nel tuo primo album si trovano pezzi come Profili(a)sociali che sono andati molto bene. Vero anche che fanno una critica sociale abbastanza marcata. Volevo chiederti se hai questa tendenza in generale o se le esprimi solo nella canzone?

No no assolutamente! Io sono molto critico ma questo non significa che voglio essere il professore di nessuno. E’ il mio modo di fare: io mi metto lì un po’ a criticare e smontare quelli che sono gli stereotipi che oggi viviamo tutti i giorni, ma cerco anche di proporre una soluzione. Questa è la mia proposta: non è solo “sei cattivo, io sono bravo; lui è più forte, lui è meno forte” è giusto che ci sia una critica, ma mi piace anche che le mie canzoni tendano a far riflettere. Se uno, per esempio, ascolta profili(a)sociali e si rende conto che passa il pomeriggio col cellulare in mano magari si rende conto che lui è quella persona descritta nella canzone del disco e lo metto giù.

Vedo delle somiglianze anche con la serie TV Black Mirror

Guarda non l’ho ancora finita quindi non mi spoilerare nulla

Sì vabbè… è la prima puntata; non credo di spoilerarti qualcosa.

Avevo paura che lo facessi

Nelle tue canzoni, il finale colpisce. anche se non può essere definito positivo. Quindi volevo sapere come mai questa visione un po’ scura; sembra quasi che comunque tu voglia far passare il messaggio – correggimi se sbaglio – che lo spazio per cambiare ci sia, ma la domanda che lasci sembra sia: fino che punto siamo disposti a farlo.

La proposta è proprio questa. Che io poi lo faccia nelle canzoni così come nella vita di tutti i giorni è un punto da sottolineare. Quando passo del tempo con gli amici cerco di farlo notare. – non so se è perchè faccio molto più caso agli altri –  Io mi rendo conto che spesso e volentieri finisco per arrabbiarmi perché dico “ma chiacchieriamo invece di stare al telefono!” Tante cose superficiali mi danno fastidio. Poi i finali delle canzoni a me piace che esprimano – voglio usare un parolone però – una morale. Perché alla fine è vero che bisogna cimentarci e ridere in maniera simpatica ma poi i problemi sono evidenti e vanno gestiti. Non possono rimanere là.

Arrivando invece a parlare di quello che è stato il tuo percorso per arrivare sul palco dell’Ariston, come è stato? Quale era l’emozione di arrivare a cantare sul parco di Villa Olmond?

Beh il percorso è stato un po’ una scommessa. L’anno scorso ho vinto l’ultima edizione di musicultura e con la band ho pensato “manca da vincere Champions League e Sanremo.” Considerando che la Champions League è un po’ complicata, Sanremo era un tentativo che ho sentito fosse il caso di fare. Mi trovavo ad avere questa canzone e mi sono detto, essendo un gran motivo d’orgoglio:”se ci devo andare ci devo andare a modo mio. Senza voler strizzare l’occhio a chissà quale genere musicale”. Io sono fatto così! Do molto peso alle parole e insomma è andata così. L’emozione che te la racconto a fare! È stata incredibile: ho 31 anni, ho visto 30 sanremi dal divano di casa e uno lo vedrò dal palco!

Rimanendo sul tema delle emozioni io ti devo fare una domanda perché io ho ascoltato la canzone la prima volta lì a Villa ormond e la reazione che hanno avuto più o meno tutti è stata quella di commuoversi. L’argomento della tua canzone è un argomento che è anche sfruttato; la cosa che invece con te ho notato è che tu riesci a creare un fattore di empatia anche attraverso il percorso che la figura di Mario compie. Ma tu come fai a non muoverti mentre la canti? Io sono scoppiato in lacrime, ma magari sono io.

Ti dico la verità: io non sono solito rivedermi il video quando canto, ma questo l’ho voluto rivedere perché per tutta la canzone io ho pensato: “ora piango e non la canto. Piango e non la finisco. Piangono e la finisco qui.” Invece ci sono riuscito, forse perché fortunato ad essere un po’ più forte a celare alcune emozioni. Quando mi sono reso conto che alcune persone piangevano e uno dei giurati anche, come se fosse successo qualcosa di grave, per me è stato difficile. Per me cantarla è un po’ viverla la situazione. Mi ci devo immedesimare. Ci sono momenti in cui quel Mario nella canzone. Speriamo di non piangere all’Ariston.

Non so se ti considererei una persona che ha fatto una figuraccia; forse più una persona vera, che ultimamente si vedono poco. Ma cosa ti ha fatto decidere di portare questo tema? Cosa ti ha ispirato? Hai conosciuto una persona che ha conosciuto questo in prima persona e che quindi hai voluto portare nella tua canzone?

Questa canzone l’ho scritta più o meno un anno fa. Era un periodo in cui mi ero interessato, senza alcuna motivazione politica o chissà cosa, a questo tema. Forse avevo visto qualche cosa, letto qualche libro riguardante; insomma, mi ero appassionato. Per puro caso mi trovo una sera a parlare con un ragazzo giovane fuori da un locale che frequento spesso e lui, senza che io gli chiedessi niente, ha iniziato a raccontare questa sua storia. Era un po’ il viaggio con cui lui è arrivato qua. Mi ha iniziato a dire alcune cose che gli erano successe. E mi ricordo che mi raccontava queste cose terribili, atroci, ma col sorriso; veramente felicissimo di essere sopravvissuto e di poter camminare ancora sulle sue gambe. A me questa cosa ha scosso talmente tanto che sono scappato via col foglio e la penna e ho scritto. Forse è stato quello che ha fatto scattare la scintilla, ma succede sempre così con le canzoni: ho semplicemente seguito la spinta.

Qual’è stata la prima reazione che ha avuto la prima persona che ha sentito questa canzone?

Io questa canzone, ti dico la verità, l’avevo scritta ma essendo fuori proprio da qualsiasi tipologia di canzone mi sono detto:”Una canzone parlata: rimarrà nel cassetto.” invece ce l’avevo sul cellulare e per gioco l’ho passata nelle cuffiette a una persona che a un certo punto ha iniziato a piangere. Io gli ho fatto propri: “ma che cosa è successo? Ti è arrivato un messaggio che non dovevi vedere?” E lei mi ha detto: “No, è la canzone; mi ha ammazzato. Da lì ho capito che forse qualche potenzialità poteva averla. Io ero convinto fosse una canzone da terzo se non quarto ascolto, invece chi l’ha sentita anche per la prima volta mi ha detto che è arrivato quello che speravo

E cosa volevi arrivasse?

Io volevo che arrivasse l’empatia. Quelli sono temi che uno sente lontanissimi e non capisce perché. Vedere alla tv i servizi su queste notizie ormai è un cliché, un’abitudine che non impressiona più nessuno. Parlando in parole semplici: vedere i corpi che galleggiano nel mare non impressiona più nessuno. Quindi la mia volontà era quella di portare quel ragazzo che ha parlato con me ha parlare con tutti voi. Io non riesco mai a giustificare come sia possibile che delle persone muoiono nel 2018 in un viaggio su un gommone. È una cosa fuori dal mondo.

Capirete bene che a questo punto non c’è altro modo se non augurare a Mirkoeilcane il meglio da questa grande esperienza che lo attende.

 

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