Dopo l’enorme successo di “Parasite” al botteghino ed alle premiazioni ufficiali (QUI PER SCOPRIRE QUANTI OSCAR HA VINTO), il regista Bong Joon-Ho ha finalmente modo di esportare altri suoi film nel mercato internazionale. In questo contesto è arrivato ieri in Europa, per la prima volta in assoluto, quello che a detta di molti è il vero capolavoro del regista: “Memorie di un Assassino”. La curiosità nei confronti dell’opera è tanta: in molti abbiamo considerato “Parasite” un grande capolavoro (QUI PER RECUPERARE LA MIA RECENSIONE), e leggere di un’opera che a detta di chi l’ha già vista è addirittura migliore ha destato molto interesse. L’interesse sarà stato stato soddisfatto? Ve lo rivelo fra poco, nel frattempo scopriamo la sinossi del film.
TRAMA: Siamo nella Corea del Sud dei tempi del regime, negli anni ’80. Un serial killer miete delle vittime un dopo l’altra, ma la polizia è più interessata nell’individuale un possibile capro espiatorio con cui lavarsi le mani piuttosto che arrestare il vero colpevole. Quando però l’attività inadeguata della polizia non riesce a frenare l’assassino, dalla capitale Seul arrivano dei rinforzi affinché si faccia luce su quanto sta accadendo con mezzi migliori ed una capacità di deduzione più calzante.
Recensione di Memorie di un Assassino
Con lo stile che possiamo ormai definire caratteristico del regista, ossia capace di mantenere un piglio fortemente ironico anche in frangenti molto tragici e nel contempo in grado di passare poi ad un registro serio e drammatico in maniera estremamente naturale, “Memorie di un Assassino” utilizza l’espediente narrativo del giallo/thriller per parlare di altro. Certo, gli elementi classici del thriller ci sono tutti: scene di omicidio girate in modo da non mostrare la faccia dell’assassino, inseguimenti spettacolari, scene in cui ci si sofferma su piccole o grandi manie di alcuni personaggi, una squadra di poliziotti che indaga con numerose divergenze interne. L’elemento tipicamente di genere c’è, la figura del serial killer è ben delineata come potrebbe esserlo in un film americano, ma il vero scopo del regista è parlarci d’altro.
Con attori bravissimi, capaci di interpretare i loro personaggi in maniera impeccabile e permettere loro di evolversi tantissimo in due ore di pellicola, Bong ci parla di vari temi. I un primo momento abbiamo davanti il confronto fra l’intelligenza fine e deduttiva e l’ignoranza mista a forza bruta di persone poco scolarizzate ma nel contempo convinte di essere sempre un passo avanti agli altri, e che disprezzano l’intelligenza altrui. Il regista pone in continua antitesi queste due fazioni all’interno della polizia, generando inoltre una figura intermedia che cerchi di mettere pace fra di loro, ma nel contempo ci parla anche di due temi molto delicati connessi a quella principale: come l’assenza di mezzi e di concrete possibilità possa trasformare in mostri bruti anche le persone che in partenza non lo sono, e come le frustrazioni e l’ignoranza possano avere conseguenze gravissime indipendentemente da quale sia la loro origine. Non manca certamente la critica politica ai mezzi che lo stato coreano ha usato a lungo contro i suoi cittadini soltanto per preservare un’immagine di finta efficienza.
Questo film è davvero meglio di Parasite?
Una domanda da un milione di dollari, alla quale non so rispondere. Posso dire soltanto che entrambi i film sono dei capolavori, e che aver dovuto aspettare quasi 20 anni per vedere “Memorie di un Assassino” fa pensare a quanti grandi film probabilmente ci perdiamo soltanto perché non vengono da un mercato centrale e nessuna grande azienda dell’intrattenimento decide di investire per una distribuzione internazionale. Per quest’opera ci sono voluti quasi due decenni, ma chissà quante non abbiamo mai visto e non vedremo mai. Detto ciò, vi lascio al trailer ed al sentito consiglio di recarvi al più presto al cinema per vedere questo gioiellino.