Meghan Trainor: “Treat Myself” recensione album

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Meglio conosciuta per il suo biglietto da visita del 2014 quando pubblico “All About That Bass”, che attualmente ha oltre 2 miliardi di visualizzazioni su YouTube, la cantautrice del Massachusetts Meghan Trainor ha aggiunto sintetizzatori futuristici insieme a un elenco di grandi nomi che hanno collaborato al suo nuovo album “Treat Myself”.

Meghan Trainor ha scritto, prodotto e pubblicato tre album tra il 2009 e il 2011 prima di firmare con una grande etichetta discografica nel 2014 lanciandola definitivamente nella pop-music mondiale. Una serie di successi, tra cui “All About That Bass”, “Lips are Movin ‘” e “No”, hanno messo in mostra la nostalgica sensibilità pop della giovane artista così come i suoi messaggi di auto-accettazione e responsabilizzazione.

Treat Myself  aggiorna il suono di Meghan introducendola in questo nuovo millennio con nuove sfumature, sintetizzatori, ritmi programmati e valori di produzione all’avanguardia.

L’apertura dell’album e il primo singolo, “Wave”, iniziano con lussureggianti fasce sinfoniche di suono e la voce elaborata della Trainor che canta: “Voglio quello che non posso avere / Continuo a sperare / Annego nelle mie lacrime / Questo amore è una barca che affonda”. I testi satinati di Meghan Trainor si accendono con intensità. Circa un minuto dopo l’inizio della canzone, un ritmo programmato cala, dando alla canzone un ritmo propulsivo su cui il produttore Mike Sabath “butta” un paio di versi vagamente hip-hop.

Nicki Minaj si unisce a Meghan Trainor nella canzone “Nice to Meet Ya”. L’utilizzo della tastiera sulla canzone si sente, come si sente il bellissimo groove su cui Minaj e Trainor si alternano tra voci sussurrate e un ritornello. L’artista racconta il suo viaggio verso l’amore per se stessa in “Workin ‘On It”, che vede protagonisti Lennon Stella del duo canadese Lennon & Maisy insieme all’artista pop di Sasha Sloan

Treat Myself brilla davvero nel suo dinamismo. L’album non solo si muove abilmente tra generi come R&B, hip-hop e pop, ma le canzoni stesse aumentano e diminuiscono di volume. Cori immensi lasciano il posto ad intermezzi sinfonici. Il brano intitolato “Funk” è un tributo musicale alle band funk degli anni ’80 come Cameo, con la voce piena di sentimento della Trainor che trasportava linee come “Mi manca il modo in cui ci divertivamo” su una chitarra graffiante e un ritmo in vecchio stile.

E poi c’è “Genetics”, con le PussyCat appena riunite, dove insieme rivisitano il tema dell’amore per se stessi da “Workin ‘On It” con una sensazione pop piuttosto standard, molta ginnastica vocale e la parola “Genetics” ripetuta a mille. Ballata di pianoforte per “After You”.

In conclusione Treat Myself aggiorna il suono di Meghan Trainor, che in passato ha spesso preso in prestito liberamente dal doo-wop e dal pop classico degli anni ’60. L’album è assolutamente contemporaneo e dimostra la capacità della Trainor di muoversi abilmente tra i generi musicali come fa tra gli stati d’animo musicali. Voto 4/5

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