Marco Bellocchio a Cannes 20212 con Marx può aspettare

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Marx può aspettare

Marco Bellocchio. Il regista, che sabato 17 luglio riceve la Palma d’oro d’onore durante la serata di chiusura del 74/o festival, porta il suo nuovo film Marx può aspettare e tiene un Rendez Vous, una lezione ad una platea sold out di giornalisti, accreditati e cineasti.

Cosa ha detto Marco Bellocchio?

“La premiere del film – dice – mi fa stare non dico in ansia, ma mi fa palpitare, mi fa sentire più giovane, un così piccolo film nato per noi avere una così grande ribalta. La Palma d’oro d’onore invece mi fa felice, ma non la considero un premio di risarcimento, perché io qui ho avuto sempre enormi soddisfazioni, tra cui la doppia Palma d’oro agli interpreti di Salto nel vuoto, Michel Piccoli e Anouk Aimee”.

E ancora

Bellocchio racconta Marx può aspettare come “un’ultima occasione per fare i conti con qualcosa che era stato censurato, nascosto a tutti noi, da me e dalla mia famiglia. Prima abbiamo organizzato un pranzo al circolo dell’Unione a Piacenza che mio padre aveva fondato. Capii subito che non mi interessava fare una cosa nostalgica, tenera con chi restava della mia famiglia, mia sorella, i miei fratelli, ma che il focus sarebbe diventato ‘il grande assente’ ossia Camillo, il mio gemello suicida a 26 anni nel 1968”.

Il suo film più privato

“Paradossalmente il mio film più privato e anche il mio più libero, leggero, senza i condizionamenti che mi avevano impedito di riflettere su questo dramma, prima la salvaguardia di mia madre, poi la politica, poi la psicanalisi. Ora finalmente sono sereno, ma non per questo assolto”.

Di cosa parla Marx può aspettare?

Marx può aspettare” racconta della morte di Camillo, mio gemello, il 27 dicembre del 1968. Una storia totalmente autobiografica, ma che vuole essere “universale” (altrimenti che interesse potrebbe avere?) per almeno due motivi: una riflessione sul dolore dei sopravvissuti (eravamo abbastanza sani noi fratelli per sentire dolore?), ma soprattutto sulla volontà di nascondere la verità a nostra madre, convinti che altrimenti non avrebbe sopportato la tragedia. E perciò il teatro nella tragedia. Il secondo motivo è che la morte di Camillo cade in un anno “rivoluzionario”.

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