Quello di Maggie Lindemann, Paranoia, è un EP multigenere che sfodera le sue carte vincenti. Trasgressiva ma umana, ribelle e talentuosa – un debutto accattivante e completo.
Maggie Lindemann: che c’è di bello in Paranoia?
Anti-popstar. Questo è il termine con cui Margaret “Maggie” Lindemann definisce le sue ispiratrici, Lana del Rey e Banks, delle “artiste fuori scala che fanno la loro cosa individuale e non si preoccupano dell’essere mainstream”. La cantante texana, resa famosa dall’app di social media Keek, debutta con il suo primo EP e già riesce a farsi notare in positivo. Proclama uno stile sfrontato e indipendente come quello delle sue muse, con una produzione più ampia ad accompagnarla e caricarne maggiormente il potenziale. Le ispirazioni che Maggie Lindemann veste fiera in Paranoia vanno però ben oltre le sue muse prescelte, e toccano più di un genere insieme. Tutti i generi, beninteso, che abbiano in sé un’anima ribelle.
Maggie Lindemann ha sette tracce a disposizione in Paranoia e in ciascuna di esse tenta qualcosa di diverso. Un esperimento non insolito nel mondo del pop di ora – già Rina Sawayama e Poppy vi si sono cimentate tra le altre – ma che con Lindemann funziona. Tutto grazie alla compattezza dello spazio di lavoro e la chiara, focalizzata visione che c’è dietro il tutto. Sin dalla copertina la Lindemann sfoggia il suo animo vistosamente provocante. È l’aspetto dell’album più curato, quello in cui la cantante ha riservato il meglio di sé. I lavori dal sapore rock/R&B, GASLIGHT! e Scissorhands, funzionano perché indossano la loro identità in maniera più smaccata. Un ritmo più appiccicoso, performance più viscide e creative, atmosfere cupe e quasi grunge. È un mondo in cui Maggie Lindemann vive con la maggiore serenità.
Sperimentazioni trap e R&B
Oltre al rock e R&B (con alcune tinte trap che non cancellano l’autenticità ribelle dell’album), Maggie Lindemann riprende anche un’altra influenza in Paranoia. Si tratta di un pop-rock anni duemila di Avril Lavignana memoria in canzoni come Loner e It’s Not Your Fault. Si sente soprattutto in quest’ultima, con un ritornello melodico e agrodolce in cui Lindemann utilizza al meglio il suo timbro più acuto, rimanda a classici come Complicated e When You’re Gone. Meno funzionale è invece la dolcezza intima e pop di Loner. Una traccia pop funzionale, che crea l’atmosfera giusta per comunicare la vulnerabilità dell’artista, ma le si adatta meno. Sembra una cover mal riuscita e mal combinata con il resto.
Maggie Lindemann mantiene comunque un’ottima visione di fondo, che fa di Paranoia un ottimo debutto. La sua voce versatile e sfaccettata, la personalità fiera ma non priva di sfaccettature, e una buona capacità di bilanciare umori e punti di vista, fanno del suo album un lavoro completo e interessante. Un’aggiunta pop molto convincente, che presenta bene la sua artista e si assicurerà certamente un discreto fanbase.
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