Il cantante francese è morto questa notte nella sua casa delle Alpilles, in Provenza, all’età di 94 anni.
“Charles Aznavour era la Francia”, Le Monde apre così uno degli articoli che ha dedicato alla scomparsa del cantautore, attore e attivista di origine armena, maestro della musica d’Oltralpe ed internazionale. Uomo dei record (più di 1.200 canzoni e 294 album pubblicati in oltre settant’anni di carriera), è stato uno dei pilastri della chanson alla francese, ma non solo. Aznavour cantava infatti in sette lingue (tra cui italiano e russo), scelta che gli ha permesso di collaborare con i più grandi artisti internazionali tra cui Céline Dion, Liza Minnelli, Compay Segundo e, in Italia, Luciano Pavarotti, Mia Martini e Laura Pausini. Ha inoltre partecipato a due edizioni del Festival di Sanremo, nel 1981 e nel 1989. Grazie alla sua voce inconfondibile veniva definito anche Charles Aznavoice, il Sinatra francese.
Figlio di immigrati armeni, Shahnour Varinag Aznavourian nasce a Parigi il 22 maggio 1924. Già dall’età di nove anni viene inserito dai genitori nel mondo teatrale della capitale con il soprannome di Aznavour. Scoperto da Edith Piaf nel 1946, la segue in Francia, Canada e Stati Uniti, mettendo in luce le sue doti di cantautore. Nel 1956 arriva finalmente il successo con Sur ma vie, cantata all’Olympia di Parigi. Il resto è storia.
“Canto l’amore ma anche il suo contrario. L’amore non è soltanto quello che va bene, ma anche quello logorato” dichiara descrivendo la sua poetica. Le sue canzoni infatti trattano soprattutto di amore, ma non ci si limitano a quello idilliaco e idealizzato: nei suoi testi si parla anche e sopratutto di storie corrose dagli anni e dalla noia, di separazioni, di rimpianti per le occasioni perdute. Notissima la sua Boheme. Tra le più belle canzoni incise da Aznavour in italiano infine ricordiamo: E io fra di voi, brano che parla del tradimento da parte della donna amata che avviene proprio sotto gli occhi del suo uomo, Come è triste Venezia, Devi sapere e Quello che si dice, che racconta la vita di un omosessuale il quale torna a casa di sua madre per prendersene cura.
Ma Aznavour non è stato solo musica. Il suo talento si è rivolto con ottimi riscontri anche al cinema. Il suo debutto sul grande schermo risale al 1959 con Dragatori di donne di Jean-Pierre Mocky seguito poi da Tirate sul pianista di Francois Truffaut(1960). Ha partecipato a più di 80 film e telefilm, arrivando a vincere, nel 1971, il Leone d’Oro a Venezia per “Morire d’Amore”. Tra le altre apparizioni cinematografiche anche: E poi, non ne rimase nessuno (1974) e Ararat (2002) di Atom Egoyan, sulla questione armena. Un tema che è sempre stato caro ad Aznavour, quello delle sue origini, tanto che egli stesso si definiva “indissociabilmente francese e armeno”. La causa del suo popolo non ha mai lasciato il suo cuore, portandolo anche diventare ambasciatore per l’Armenia in Svizzera. Nel corso della sua lunghissima carriera si è infatti reso più volte portavoce della sua etnia, dilaniata da quel genocidio (1915/1916) , che aveva toccato anche la sua stessa famiglia. Non è un caso infatti se oggi il primo ministro armeno Nikol Pachinian parla della scomparsa dell’istrione come “perdita enorme per il mondo intero”. Nel 1989, inoltre, chiamò una cinquantina di cantanti italiani per registrare nel grande auditorio della Fonit Cetra di via Meda a Milano il brano Per te Armenia a favore del progetto Fondazione Aznavour per l’Armenia, poco prima colpita da un gravissimo terremoto.
“Devo ringraziare i miei genitori. E poi non ho mai avuto vizi tipo droga e alcol”, descrive così la sua capacità di salire ancora sul palco superata la soglia dei 90 anni. Non smetteva mai di stupire, l’artigiano (così amava umilmente definirsi), e non aveva nessuna intenzione di smettere di cantare, di “andare in pensione” che per lui equivaleva ad andare incontro alla morte. Sei figli da tre matrimoni, l’instancabile Aznavour era appena rientrato da un tour in Giappone, il suo ultimo concerto si è infatti svolto il 19 settembre scorso, a Osaka. Il prossimo era previsto per il 26 ottobre a Bruxelles, dopo la cancellazione di alcune date questa estate a causa di un braccio rotto in seguito ad una caduta. Se ne va un maestro della canzone, dello spettacolo, della vita, racchiuso in un metro e sessanta centimetri e in una voce dal timbro indelebile.
Adieu, petit grand chansonnier.