Ecco quello che succede quando la tecnologia esagera. Un pò come predetto dal film ”L’uomo bicentenario” i robot stanno sempre più prendendosi spazio e a poco a poco si stanno umanizzando. Come confermato di recente dai robot dell’IIT (Istituto italiano di Tecnologia) che hanno sfilato per un noto brand insieme alle modelle durante una sfilata. Ma fino a che punto è accettabile questo procedimento di umanizzazione? L’ultimo esperimento è stato fatto in ambito teatrale affidando proprio a un robot l’interpretazione di un’opera di teatro. Vediamo cosa è successo.
Qual è il risultato della prima opera teatrale interpretata da un robot?
Ovviamente non si pretende che tutti gli autori teatrali siano Shakespeare ma è possibile affidare a una macchina composta da fili e algoritmi e del tutto priva di cuore il compito di interpretare un’opera? La risposta a mio parere è no. Il risultato è infatti un insieme di dialoghi nonsense e barzellette prive di umorismo. Purtroppo leggendo la piece teatrale sembra che l’unico chiodo fisso di cui parlare sia il sesso. Ma dopo tutto il componimento è stato prodotto tramite l’utilizzo di internet dove la pornografia è molto presente.
Lo spettacolo di cui stiamo parlando, primo esperimento teatrale di un robot, si intitola When a Robot Writes a Play (Quando un robot scrive un’opera teatrale) ed è stato curato dal centro ceco di Londra e il Teatro Švanda di Praga. Sul sito ufficiale del progetto chiamato TheAltre si legge: ”abbiamo voluto celebrare il centenario dell’invenzione della parola robot”.
L’iniziativa di U.N.I.T.A per salvare il teatro
La trama dell’opera teatrale
L’opera è un dramma e racconta la storia di un robot che dopo la morte del suo padrone si deve rapportare da solo con gli umani. Il robot incontra quindi diverse persone e si comporta con loro come un uomo di mezza età che si diverte a fare proposte indecenti alle donne usando frasi come ”le tue labbra sono calde come il miele” e ”farò l’amore con te su tutto il tuo corpo”. Il robot poi, se già è scadente con queste battute, non brilla neanche per la comicità. Quando un bambino gli chiede di raccontargli una barzelletta infatti questo risponde ”quando sarai morto, quando anche i tuoi figli e i tuoi nipoti saranno morti io sarò ancora vivo”. Ma anche tentando di andare oltre le battute sessuali e il mancato umorismo il robot non riesce proprio a rapportarsi in modo credibile con i temi importanti della vita: amore, morte, amicizia. Temi profondi e drammatici toccati senza filo logico. Insomma alla fine aveva ragione Oscar Wilde. Il teatro rimane ”il modo più immediato in cui un essere umano può condividere con un altro il senso di ciò che significa essere un essere umano”.