“La Dea Fortuna” in corsa per i David di Donatello 2020 tra amore e dramma

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La Dea Fortuna
La Dea Fortuna di Özpetek (foto: MondoFox)

Uscito al cinema a dicembre del 2019, La Dea Fortuna è tra i film candidati ai David di Donatello 2020. Tra le nomine la migliore sceneggiatura originale, la migliore attrice protagonista con Jasmine Trinca e la migliore canzone originale con “Che vita meravigliosa” di Antonio Diodato.

Per la regia di Ferzan Özpetek (Napoli Velata, 2017), La Dea Fortuna racconta la storia di due uomini – Arturo e Alessandro – che, nel pieno di una crisi di coppia, si trovano a dover fare da genitori ai figli di una loro cara amica, Annamaria (Jasmine Trinca).



Arturo (Stefano Accorsi) e Alessandro (Edoardo Leo) rappresentano esattamente due facce della stessa medaglia. Insieme da quindici anni, la loro storia sembra aver preso una brutta piega e la colpa sembra essere esclusivamente di Alessandro. Festaiolo, amante della bella vita e del sesso, sempre allegro e disponibile con gli altri, è la rappresentazione della persona aperta, esattamente l’opposto di Arturo, un uomo chiuso in sé che cerca ancora disperatamente di restare attaccato al proprio passato e alla propria storia, tipico intelletuale innamorato del suo lavoro di traduttore e indisposto davanti al cambiamento. Una differenza che si riscontra sia nel rapporto con Annamaria, molto più legata al primo, sia con i figli di questa, Martina e Alessandro.

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Edoardo Leo e Stefano Accorsi in La Dea Fortuna (Foto: Twitter)

Fin da subito si capisce che la coppia sta vivendo una relazione complicata, ma non sono gli unici ad avere problemi. Annamaria è infatti arrivata a Roma perché deve essere ricoverata per dei controlli, di cui non sembra voler parlare. La coppia è quindi costretta a tenere i due bambini per tre giorni, fino a quando la madre non tornerà dall’ospedale. La convivenza con Martina e Alessandro sembra essere la cura ai problemi dei due che, non con senza numerosi ostacoli posti lungo tutto il film, provano a trovare la pace insieme.

La Dea Fortuna

A spiegare il titolo ci pensa il figlio di Annamaria, Alessandro. La Dea Fortuna infatti è il luogo dove la mamma lavora, il Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, Roma. Secondo la leggenda: “Per tenere una persona sempre con te devi guardarla fissa negli occhi, chiuderli e tenere l’immagine con te. Così scende dritto nel cuore e quella persona resterà per sempre con te”.

L’immagine raccontata da Alessandro rappresenta complessivamente tutto il film. Una storia di addii, di silenzi, di arrivederci, di scontri e incontri che porta uomini, donne e bambini a doversi lasciare in continuazione. Le crisi e le difficoltà diventano infatti centrali nel film di Özpetek, spunto per un sentire più profondo, che si manifesta nella paura di allontanarsi da chi amiamo, paura che il piccolo Alessandro incarna alla perfezione. E che tutto sommato, dal suo angolo oscuro prova anche Arturo. Il film però non parla solo di perdite e dramma, ma anche della possibilità di affidarsi nuovamente a qualcuno, di ritrovare in nuove persone la forza per andare avanti.

Le nomination ai David di Donatello 2020

Tra le nomination vi è anche il David di Donatello come miglior attrice protagonista per Jasmine Trinca, nei panni di Annamaria. L’italiana vanta nel suo curriculum una lunga lista di film di successo. Da La stanza del figlio di Nanni Moretti (2001) con cui ha esordito, fino a Sulla mia pelle di Alessio Cremonini (2018) per passare da Romanzo criminale (Michele Placido, 2005) e Fortunata di Sergio Castellitto (2017) con cui ha vinto il David di Donatello e un Nastro d’argento come miglior attrice protagonista.

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Jasmine Trinca in La Dea Fortuna (Foto: ComingSoon)

Le restanti candidature riguardano invece la migliore sceneggiatura originale, merito di Gianni Romoli, Silvia Ranfagni e Ferzan Özpetek che, partendo da un fatto avvenuto molti anni prima, hanno ricostruito da zero una storia basata su scandali, promesse, paure, e intrighi conditi da una dose non esagerata di dramma. Partendo da un inizio misterioso, quasi inquietante per un film che dovrebbe essere una commedia. Da una stanza chiusa di un palazzo sconosciuto si sentono delle voci di una bambina in cerca di aiuto. Dopodiché, la scena cambia, e improvvisamente siamo a Roma, nel pieno di una festa a casa di Alessandro e Arturo, là dove tutto inizia e tutto si conclude.

Il film è accompagnato dalla canzone di Diodato “Che vita meravigliosa”, candidata anche questa come migliore canzone originale.

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