Il 3 luglio 1971, a soli ventisette anni, Jim Morrison, amatissimo leader dei “Doors”, viene trovato morto in circostanze mai del tutto chiarite, nel suo appartamento di Parigi dalla sua compagna Pamela Courson. Nessuna autopsia, nessun rito religioso, un funerale durato otto minuti, alla presenza di una manciata di persone, fra cui l’amata Pam, il manager Bill Siddons e Agnès Varda, amica di Morrison.
Fu così che Morrison entrò a pieno titolo nel tristemente noto “Club dei 27”, l’insieme degli artisti morti all’età di ventisette anni. Il termine venne coniato in seguito alla morte del compianto leader dei Nirvana, Kurt Cobain, che per questa venne accostato, fra gli altri, a Janis Joplin, Brian Jones, Amy Winehouse e Jimi Hendrix, tutti deceduti alla stessa età.
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Le cause della morte sono tutt’oggi sconosciute, la versione ufficiale è un arresto cardiaco dovuto all’eccesso di alcol. Chi sostiene invece che questa sia una scusa inventata per coprire un’overdose di eroina e le congetture non sembrano voler terminare.
I primi anni: educazione severa e continui spostamenti segnano le future ispirazioni di Morrison
James “Jim” Douglas Morrison nasce a Melbourne (Florida) l’8 dicembre 1943 da George Stephen Morrison, ammiraglio presso la Marina degli Stati Uniti e Clara Virginia Clarke Morrison. A causa del lavoro del padre, la famiglia di Jim, composta anche dai suoi due fratelli Anne Robin e Andrew Lee, è costretta a continui trasferimenti.
Proprio durante uno di questi, nel 1947, Jim si trova davanti ad un evento che cambierà la sua esistenza, la sua poetica e il suo pensiero. Sulla strada fra Albuquerque e Santa Fe Jim e la sua famiglia si imbattono in un terribile incidente. Scorgono infatti sulla strada una moltitudine di cadaveri di un gruppo di lavoratori indiani, della tribù Pueblo. Morrison confesserà in seguito di aver sentito entrare in lui l’anima di uno sciamano morto, che lo avrebbe poi accompagnato durante tutta la sua vita.
La prima volta che ho scoperto la morte… eravamo io, mia madre e mio padre, e forse anche mia sorella e i miei nonni, e stavamo attraversando il deserto in auto all’alba, e un autocarro pieno di lavoratori indiani era andato a sbattere contro un’altra macchina o non so cosa, ma c’erano indiani sparpagliati per la strada, sanguinanti e moribondi…
Jim Morrison
L’amore per la poesia e un’intelligenza fuori dal comune
Trasferitosi a San Francisco nel 1955, si rivela uno studente modello. Inizia a frequentare assiduamente la libreria di Lawrence Ferlinghetti, poeta della beat generation. La sua passione per la poesia e la sua indole ribelle ne vengono esponenzialmente accresciute.
Dopo l’ennessimo trasferimento frequenta quindi il liceo George Washington in Virginia, in questi anni il suo quoziente intellettivo risulta 149, un numero decisamente ammirevole.
Ma è proprio il suo avvicinamento al movimento beat che lo porta, fra il 1960 e il 1961 a non presentarsi alla consegna dei diplomi. Frequenta lo Junior College di Saint Petersburg in Florida, dai nonni. I risultati sono scarsi, lo stile di Jim sempre meno curato.
1964: La fallimentare esperienza alla UCLA
Ostinato ad entrare all’UCLA (il centro sperimentale di cinematografia della California), nonostante l’opposizione del padre, fa di tutto per convincerlo. Rinnova il suo look, si ripulisce e alla fine ottiene il denaro sufficiente ad entrarvi. Sarà l’ultimo contatto con la famiglia (arriverà a dire di essere rimasto orfano).
L’esperienza all’UCLA avrà un doppio risultato: da un lato sarà inconcludente dal punto di vista registico (a differenza dei suoi compagni di corso Martin Scorsese e Francis Ford Coppola), dall’altro porterà Jim ad un sempre più profondo attaccamento alla letteratura e alla musica. Ma il più importante avvenimento per Morrison fu l’incontro con il futuro tastierista Ray Daniel Manzarek, con cui costituirà il primo nucleo dei Doors.
“Le porte della percezione”: l’ispirazione letteraria alla base dei “Doors”
Alla base della nuova band il poeta Allen Ginsberg, “Sulla strada” di Jack Kerouac, ma soprattutto “The Doors of Perception” (titolo ripreso da un verso del poeta inglese William Blake) di Aldous Huxley, autore de “Il Mondo Nuovo”. Sarà proprio questo il nome scelto dal duo: “The Doors”. E il resto è storia.
L’infinità dei testi raccolti da Jim in quegli anni permette a due di dar vita alla band in poco tempo. Si uniranno il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore. Il primo disco pubblicato da Elektra nel gennaio ’67 contiene “The End”, “Alabama Song”, “Break on through” e la notissima “Light My Fire”. Il disco è un enorme successo.
Ascesa e discesa di un’icona immortale
Morrison diviene così un emblema, un sex symbol, un irrefrenabile tornado. Si autoproclama “King Lizard” (“Re Lucertola”), dal nome di una performance, mai portata a termine, di suoi testi poetici accompagnati da musiche dei “Doors”, denominata appunto “Celebration of the Lizard”. Ma, come per molti suoi colleghi, il successo planetario è connesso all’inizio di una dipendenza, condivisa con il resto del gruppo, quella dall’alcol e delle droghe. Continui eccessi e disastrose performance fanno crollare i “Doors” e con essi il loro leader. Emblematico in questo senso è il concerto al Warehouse di New Orleans dove Morrison si presenta talmente ubriaco da far fatica a reggersi.
Il lascito di una band iconica
Dopo aver donato alla storia della musica pezzi indimenticabili come “L.A Woman”, “People are strange”, “Riders on the storm” con la morte di Morrison, avvenuta appunto il 3 luglio del 1971, si chiude la parabola dei “Doors”.
A rendere omaggio a Jim Morrison, dedicandogli una pellicola molto discussa, è stato Oliver Stone, che nel 1991 ha portato sul grande schermo “The Doors”. Nel film è Val Kilmer a impersonare l’icona americana, mentre Meg Ryan dà il volto alla sua compagna Pamela.