Intervista a Daniele Barsanti
Daniele Baranti il cantate di LE COMMESSE, canzone che vi invito ad ascoltare qui, si è espresso ad una nostra intervista. Il giovane cantautore toscano fra le altre domande ha parlato di un disco al quale sta attualmente lavorando. Leggete l’intervista!
L’intervista
Come mai hai scelto di usare il tuo nome e non un nome d’arte particolare?
«Perché secondo me il nome di un artista è già il suo nome d’arte. Io non sono uno di quelli che riesce a nascondersi dietro un’altra identità. Non riesco a dividere Daniele Barsanti artista da Daniele Barsanti persona. Un esempio che riporto è quello di Vasco Rossi. Infatti dal momento in cui un nome, anche il più comune o il più semplice del mondo (perché il signor Rossi è sui problemi di matematica di tutti i bambini dal 1920 ad oggi), diventa importante e fa della buona musica dopo diventa un’icona. I nomi degli artisti di oggi? Per me è ad un certo punto è diventata una moda, un pò fine a sè stessa. Oltretutto a me le mode interessano ma solo fino ad un certo punto. Ovviamente guardo il mondo, cerco di starci dentro ma cerco anche di non farmi condizionare. Io credo che il mio nome sia adatto a rappresentare me come artista. Poi come ti dicevo non riesco a dividere le due entità, fra quella di Barsanti artista e Barsanti persona. A me piace espormi, parlare in prima persona di me, quindi non mi sento in dovere di essere protetto da un altro nome. Secondo me – continua Daniele Barsanti – ha più senso se sei in gruppo. Invece se sei un artista singolo ne ha poco. Poi è una cosa che andava di moda 20 anni fa, mi viene in mente Le luci della centrale elettrica e Vasco Brondi, che furono alcuni dei primi. Quindi voglio dire che secondo me è una cosa antiquata. Questo perché secondo me la musica va davanti a tutto, al di là del nome. Alla fine queste sono bischerata come si direbbe da noi in Toscana (Ride ndr, Daniele Barsanti)».
Cosa pensi sia cambiato in Daniele Barsanti da quando hai iniziato ad adesso?
«Sinceramente niente. Vedo ancora la solita energia e la solita insicurezza che però mi da la voglia di guardare cosa c’è dietro l’angolo. Sono ancora curioso come all’inizio di scoprire che cosa c’è che io non conosco. Quindi ho ancora questa voglia di scoprire e di scoprirmi come all’inizio. Questo ancora adesso riesco a farlo nelle mie canzoni. Ancora oggi l’obiettivo più importante al di là degli obiettivi è scrivere una canzone più forte e più bella rispetto a quella del giorno prima. Il mio obiettivo è riuscire a produrre emozioni che mi facciano voglia di andare avanti. Ovviamente le soddisfazioni danno anche dei Checkpoint. Dei punti che puoi annotare di aver fatto. Punti che però non mi distolgono dal mio obiettivo che è ancora lo stesso. Io voglio ritrovare sempre brivido di quando ho incominciato. Un brivido che mi attraversa quando scrivo un nuovo pezzo».
Perché nel tuo pezzo LE COMMESSE, hai scelto proprio questa categoria? Esiste qualche aneddoto in merito?
«Bravo, perché semplicemente c’è una scena presa dalla realtà. Non ho fatto un ragionamento complesso, come prendere una categoria come le commesse, parlarne esaminarle e così via. Semplicemente dopo il LockDown, sono andato in un negozio e mi sono seduto su un divanetto. Facendo finta di essere annoiato e di mandare delle e-mail, ho visto questa commessa che piegava e ripiegava la solita maglietta che puntualmente i clienti prendevano e buttavano la. I passanti l guardavano, la esaminavano e poi la buttavano nella cesta. Nonostante ciò lei col suo solito fare gentile e un pò assorta nei suoi pensieri, piegava e ripiegava la solita maglietta, quasi come fosse in un loop. In quel momento è nata tutto l’idea. Mentro ero seduto ho scritto la prima frase e mi sono detto “Questa è una canzone”. Precisamente ho scritto “sono una vita che ripiegano la vita in uno scaffale” e l’ho messa sulle bozze del telefono. Subito dopo l’ho guardata e mi sono detto “Questa è una canzone”. Ho quindi seguito quest’idea e da lì è successo tutto. Poi ovviamente dopo sono venute fuori una serie di immagini, sia legate alle sensazioni provate quel giorno che al lavoro e al tempo. L’idea incredibilmente è venuta dall’osservazione della realtà. Mi sento un pò un Voyager. – afferma Daniele Barsanti -».
Cosa ne pensi dei cantanti che enfatizzano la propria figura?
«Sinceramente quelli che fanno i mistici a me fanno un pò ridere. Mi chiedo sempre cosa ci guadagnano a fare i misteriosi. Alla fine noi siamo solo essere umani. Sono le canzoni ad essere divine e solo quelle sono intoccabili. Noi cantanti siamo esseri umani normalissimi. Io personalmente non riesco ad essere un fan di nessuno. Anche quando me lo chiedono, rispondo di non essere fan di nessuno. Personalmente non mi garbano i cantanti ma le canzoni. I pezzi sono creazioni, invece i cantanti sono uomini e spesso quando li vai a conoscere spesso sono anche molto deludenti. Molte volte vanno a imbrogliare la percezione che tu ti fai di loro. Spesso immagini che tizio debba essere per forza così ed invece è l’esatto opposto».
Hai un percorso musicale da seguire o vuoi continuare a viverla alla giornata?
«Assolutamente voglio viverla alla giornata. Io detesto i piani siamo proprio l’opposto. Sono uno di quelli che quando gli programmi i piani scappa come un cavallino impazzito che non vuole essere rinchiuso nel recinto. Cerco di vivere proprio l’emozione della giornata perché ogni qualvolta scrivi una canzone ti sembra di assaporare un’emozione che non proverai mai più. Continuerai a cercare questa emozione fin quando non la ritroverai con un’altra canzone. Quindi secondo me non si può non viverla alla giornata. La cosa più difficile è non rendersi conto che questa è l’unica via. Tutti colore che dicono di avere un piano fingono. Nessuno ha la bacchetta magica. Ne sono convinto, secondo me quelli che fingono di sapere tutto sono quelli che hanno più paura».