Quant’è bella giovinezza… forse
Uno dei poteri delle canzoni consiste nella possibilità di descrivere momenti salienti della vita di un essere umano, purtroppo caratterizzati anche da difficoltà e/o veri e propri motivi di sconforto. Nel brano Jeremy, pubblicato dai Pearl Jam nel loro album di debutto Ten, la band di Seattle prende spunto da un fatto di cronaca avvenuto l’8 gennaio 1991 a Richardson, Texas: un sedicenne di nome Jeremy Wade Delle entrò a scuola quella mattina e si sparò in classe davanti a tutti i propri compagno e davanti allo sguardo esterrefatto dell’insegnante. Come un ragazzo così giovane potesse desiderare tanto voracemente la morte è qualcosa di semplicemente inspiegabile, così come non si può stabilire come sempre il giovane Jeremy fosse riuscito a procurarsi un revolver 357 Magnum. Il problema del facile accesso alle armi negli Stati Uniti è un problema di annosa data, messo in evidenza anche da Michael Moore in Bowling for Columbine, bellissimo documentario incentrato sul mercato delle armi da fuoco nel contesto a stelle e strisce e che prende spunto da un’altra sparatoria avvenuta in una scuola statunitense: il massacro della Columbine High School, scuola non lontana da Denver, Colorado. Lo sfondo di entrambe le tragedie è il medesimo: vis adolescenziali, già caratterizzate da tutti i problemi che l’adolescenza si porta dietro, stroncate da fardelli più pesanti della vita stessa, fardelli fatti di soprusi, difficoltà di integrazione, tormenti interiori oppure semplicemente alienazione dal tempo e dallo spazio in cui si vive. Senza volerci addentrare in tematiche strettamente psicologiche legate all’adolescenza, di competenza esclusiva di psicologi e psicoterapeuti e della cui trattazione esiste specifica letteratura ben nutrita, andiamo invece a sviscerare le scelte poetiche operate da Eddie Vedder nel testo di Jeremy, vero e proprio spaccato di un dramma adolescenziale. Spesso e volentieri siamo portati, soprattutto dopo averla già vissuta, a connotare l’adolescenza come uno dei momenti più dolci e spensierati della vita di un individuo, senza ricordare quanto possa essere anche velenosa e deleteria proprio per l’eccessiva amplificazione a ogni esperienza provata durante quagli anni.
Una storia sbagliata…
At home drawing pictures
Of mountain tops
With him on top
Lemon yellow sun
Arms raised in a V
Dead lay in pools of maroon below
«A casa, disegnando figure di cime montuose… con lui in cima
In un sole giallo fosforescente (lemon yellow sun)… braccia alzate a forma di V
E i morti giacciono in pozze di sangue rappreso già in basso».
La prima immagine del testo descrive già qualcosa di molto disturbante: un disegno del giovane Jeremy esplicativo dello stato d’animo scombussolato in cui si trova costretto a vivere. Le braccia alzate al cielo a forma di V sono un chiaro gesto di resa, ma anche un estremo tentativo di richiamare l’attenzione del Signore Supremo dell’universo come a voler dire: «Hey, mi vedi? Ci sono anche io, ogni tanto ricordatene», L’immagine dei morti che giacciono nelle pozze di sangue rappreso è viva e profondamente inquietante: potremmo riconoscere in questa figura la presa di coscienza, da parte del protagonista del brano, delle proprie sconfitte pregresse.
Daddy didn’t give attention
Oh, to the fact that mommy didn’t care
King Jeremy the wicked
Oh, ruled his world
Jeremy spoke in class today
Jeremy spoke in class today
«Papà non prestava attenzione
Al fatto che la mamma non si preoccupasse
Re Jeremy il malvagio… dominava il suo mondo…
Jeremy ha parlato in classe oggi».
In questa strofa cominciano a emergere le problematiche fondamentali dalle quali scaturirà tutta la tragedia: il padre di Jeremy non sembra prenderlo in considerazione, e il fatto che nemmeno la madre di preoccupi più di tanto del ragazzo (almeno stando a quello che ci racconta Vedder nella canzone) spinge ancor meno la figura paterna a porsi delle domande, nonostante gli spunti per esse siano decisamente evidenti. Tali posizioni nei confronti dei genitori del ragazzo, seppur scelte per questioni di narrazione (dopotutto il brano è liberamente ispirato al fatto di cronaca e non ne è una minuziosa descrizione), sono state al centro di numerose critiche nel corso degli anni, così come la canzone stessa la quale, secondo il parere di persone che conoscevano il vero Jeremy, non avrebbe mai dovuto essere né scritta né pubblicata.
Clearly I remember
Pickin’ on the boy
Seemed a harmless little fuck
But we unleashed the lion
Gnashed his teeth and bit the recessed lady’s breast
How could I forget
And he hit me with a surprise left
My jaw left hurting
Dropped wide open
Just like the day
Oh like the day I heard
«Ricordo chiaramente quando stuzzicavano il ragazzo
Sembrava un inoffensivo cretino (traduzione più “light” del termine fuck)
Ma scatenammo un leone.
Digrignò i denti e morse l’incavo dei seni dell’insegnante…
Come potrei dimenticare?
E mi colpì con un sinistro che mi colse di sorpresa
La mia mascella era dolorante… caddi a bocca aperta…
Proprio come il giorno… come il giorno in cui ho saputo…»
Qui Eddie Vedder si immedesima in un compagno di classe di Jeremy parlando in prima persona: la situazione particolarmente spinosa della psiche del giovane comincia a emergere, mostrando anche altri elementi scatenanti quali ad esempio il bullismo (“picking on the boy” e “seemed a harmless Little fuck”). Il leone presente in Jeremy comincia però a mostrare i denti: non si capisce bene dal testo se l’evento del morso all’insegnante (in realtà forse una bidella, essendo il termine recess riferito alla ricreazione) sia effettivamente accaduto oppure se si tratti di una qualche descrizione metaforica di altro, fatto sta che ci stiamo avvicinando al momento fatale che porterà via l’anima di Jeremy per sempre.
Daddy didn’t give affection
And the boy was something that mommy wouldn’t wear
King Jeremy the wicked
Ruled his world
Jeremy spoke in class today
«Papà non era affettuoso, no di certo…
Ed il ragazzo era qualcosa di cui la madre non si curava
Re Jeremy il malvagio… dominava il suo mondo
Jeremy ha parlato in classe oggi».
La presunta noncuranza e mancanza di affettività da parte dei genitori del ragazzo viene qui rimarcata, nonché la frase che indica il momento centrale della vicenda: “Jeremy spoke in class today” e il suo “discorso” sarà difficilmente dimenticato.
Try to forget this
Try to erase this
From the blackboard
«Cerco di dimenticare tutto questo
Cerco di cancellare tutto questo
Dalla lavagna».
Il compagno di classe di Jeremy, rappresentato dal cantante dei Pearl Jam, è lì presente quando il giovane decide di porre fine ai propri demoni con il gesto estremo, e ci esprime il proprio desiderio di voler dimenticare quell’evento, anche se ciò che è capitato, così come il sangue di Jeremy rappreso sulla lavagna, è indelebile.
I Pearl Jam in concerto nel 2007
Jeremy siamo noi
Fenomeni di questo genere fanno raggelare il sangue, specialmente se sono accompagnati da una musica così sapientemente messa insieme come quella scritta dai Pearl Jam per il testo che abbiamo appena analizzato (di recente è stata pubblicata la versione non censurata del videoclip del brano: una visione su YouTube è d’obbligo per tutti). Una cosa è certa: la musica non può certamente risolvere problemi, men che meno uno così particolare e complesso come l’adolescenza e tutte le sue criticità, ma può senza dubbio alleviare i postumi dei momenti di negatività e provare a darne una descrizione, nella speranza di sensibilizzare il più possibile l’uditorio verso le tematiche affrontate. Come adulti abbiamo il dovere morale estremo di provare a comprendere e decifrare il linguaggio dei più giovani: siamo per loro una guida e una perenne fonte di ispirazione, e dietro ogni adolescente che non ce la fa c’è sempre la colpa di qualche adulto che non ha saputo aiutarlo a dovere. Jeremy ce lo ha fatto capire con il suo gesto estremo, facciamo in modo che non debba capitare altre volte prima fi comprendere ciò che i più giovani vogliono comunicarci.