Il 28 aprile del 1971 a New York si teneva la première de Il dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas), film che il mese seguente sarebbe stato distribuito nelle sale statunitensi, e nel mese di luglio avrebbe aperto il Taormina Film Festival.
Quale era la caratteristica del film?
Una forte satira politica e sociale che porta all’immediata esilarante parodia. Allen guarda agli scenari politici dell’America Latina, dove le dittature militari si susseguono – proprio nel ’71 ci sarà il colpo di stato in Bolivia –, inventa una nazione immaginifica con un nome che la identifica con il bene materiale maggiormente prodotto, tratteggia una serie di personaggi bizzarri e svitati tra i quali decide di mimetizzare il suo alter ego, ed il gioco è fatto. Sulla carta il progetto risulta estremamente esilarante, proprio come lo sarà il prodotto cinematografico concluso.
Il dittatore dello stato libero di Bananas-Trama
Nella mini-repubblica di Bananas, i dittatori si susseguono a velocità impressionante mentre le casse dello Stato si svuotano. Per ottenere finanziamenti dagli americani, i cittadini nominano presidente un oscuro omino arrivato dagli Stati Uniti in seguito ad una delusione amorosa. Tornato nel suo paese, costui viene arrestato, ma in compenso riottiene l’amore della sua ex fidanzata, che lo considera un eroe. È il secondo film di Allen.
Woody Allen
Il pessimismo e il realismo sono la stessa cosa. Io sono molto pessimista sul mondo, sul futuro, sulla società, sull’esistenza, ma credo che il mondo sia proprio così, quindi penso di essere realista. In tutta onestà, non rimane altro che essere pessimisti. a detto Woody in un intervista a El Pais. e ancora “Una grande parte del pubblico vuole messaggi molto chiari: a cosa ti riferisci, cosa difendi… ma c’è anche chi – molto pochi – è molto sofisticato e non si aspetta che abbandoni l’ironia. Grandi registi, di tutte le generazioni, come Buñuel o Bergman, hanno avuto un buon pubblico, non troppo, ma buono, anche se i loro film sono complessi e molto astratti”.
Parlando del suo pubblico
“Ho sempre dato per scontato che il mio pubblico sia intelligente almeno quanto me, se non di più. Da quando mi cacciarono dalla scuola cinematografica ciò che essenzialmente ho fatto sono film che a me sarebbe piaciuto vedere. Mi piacciono i film di Bergman, di Truffaut, di De Sica, di Antonioni. È il cinema che mi piace vedere, così cerco di fare film così”.