A distanza di vent’anni dall’uscita del film sul grande schermo, Il Diario di Bridget Jones è definita una delle commedie britanniche classiche migliori di tutti i tempi. Classificato dai più come una commedia romantica, sembra però che il sentimentalismo in questa produzione sia di fatto in secondo piano. Il punto di forza del film è infatti il suo essere scortese, esilarante e piacevole al tempo stesso, una sorta di inno all’imperfezione.
Il Diario di Bridget Jones: una commedia romantica o un inno all’imperfezione?
Il Diario di Bridget Jones è uscito per la prima volta sul grande schermo vent’anni fa. Ora, a distanza di due decenni, il film rimane una delle commedie britanniche classiche più degne di nota di tutti i tempi. Nonostante in molti la definiscano una commedia romantica, il sentimentalismo è di fatto quello che colpisce meno di questa produzione per certi versi. Si tratta di un film scortese, esilarante e piacevole al tempo stesso. È una commedia semplice, con un taglio comico, un po’ diverso dai soliti drammi che il pubblico si potrebbe aspettare. Protagonista della storia è Bridget Jones, una 32enne ossessionata dal suo peso e spaventata dall’idea di rimanere zitella. Tuttavia, il film non tende a delineare cosa la render davvero felice, se un matrimonio o il suo peso e la cura di se stessa. Punto di forza di Bridget è invece l’amicizia.
Un racconto ingenuo ma al tempo stesso cinico
Bridget è una sorta di antieroina, grazie anche a una brillante interpretazione dell’attrice Renee Zellwegger. La protagonista passa da un’idea all’altra, incorre spesso in cattive decisioni, così come in altre a lei più favorevoli. Alla fine del film, Bridget si accontenta dell’avvocato per i diritti umani Mark Darcy. Dapprima, infatti, lo odia, poi lo ama, e Mark accetta Bridget per quello che è, nonostante tutte le sue imperfezioni.
Non si tratta quindi di una delle solite commedie, ma di un qualcosa che si distacca in parte da questo genere. È un film posto in un contesto culturale in continua evoluzione. Ingenuo e al contempo cinico, con una punta di stupidità. Si tratta di una storia di per sé disordinata, ma in un senso positivo. È forse lo stesso caso a rendere piacevole la storia di Bridget Jones. Un inno all’imperfezione che vale la pena ricordare nel mondo del cinema britannico e non solo.
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