Fleur East è stata una delle migliori promesse approdate su un palco di un talent show negli ultimi anni: una grinta pazzesca sul palco, una voce potente, capacità tecniche da ballerina veramente mirabolanti. Questo talento le permise di vincere X Factor UK a mani basse e di ottenere una hit sensazionale con il suo singolo di debutto “Sax”: in quel momento l’artista sembrava davvero una nuova sensation, tuttavia i risultati dell’album e dei successivi singoli sono stati meno forti e il suo produttore del tempo (aka Simon Cowell, creatore di X Factor) la scaricò senza troppi problemi. Dopo anni di attesa, adesso Fleur ha avuto finalmente modo di pubblicare il suo secondo album “Fearless”: ecco com’è andata.
Recensione di Fearless
Se l’album di debutto di Fleur aveva il piccolo difetto di includere canzoni tutte troppo simili fra di loro, sempre produzioni alla “Uptown Funk” che seguivano la scia del fortunato primo singolo senza eguagliarne la potenza, qui ci troviamo nella situazione diametralmente opposta: ciascuna canzone è un mondo a parte rispetto alle altre. Si passa dunque dal brano R&B moderno a quello R&B classico, dalla canzone afro a quella latineggiante, dalla ballad alla traccia ricca di synth, quasi come se l’artista volesse dimostrare una versatilità che nell’album non c’era. E’ chiaro che dare luce ad un album compilation sia, dal punto di vista globale sul progetto, un punto a sfavore peggiore di realizzare un album completamente troppo coeso, tuttavia qualcosa di buono sotto al sole sicuramente c’è.
Fleur è infatti una cantante di talento, che in generale nelle up tempo ha una buona personalità vocale, ed infatti in quasi tutte le tracce del disco fa comunque una buona figura. Le canzoni in cui rende meglio sono sicuramente quelle R&B e afro, dei generi che ha praticamente nel sangue e per i quali il suo timbro di presta quasi altrettanto bene a come si prestava per il genere con cui ha debuttato. In altre tipologie di canzoni, come ad esempio nella ballad “Things I Should Have Said”, l’interprete esegue sicuramente il compitino con precisione tecnica da vera professionista ma senza riuscire a trasmettere una forte personalità artistica: un risultato ben diverso rispetto alle canzoni migliori del disco, come “Favourite Thing”, “Mine”, “No Boy No Cry”, “Absense Speaks Louder Than Words”.
Per questa ragione, il livello dell’album oscilla fra punte molto altre e brani che nelle sue mani risultano giusto sufficienti. Dopo anni dal suo ultimo disco, tuttavia, non possiamo non essere estremamente felici per un ritorno con un nuovo progetto ed apprezzare ciò che c’è di buono qui: delle ottime canzoni R&B, delle strofe rappate in cui dimostra di avere nel sangue un’energia ed un carisma da vera rapper, dei riferimenti etnici che ipnotizzano. Speriamo che in futuro l’artista abbandoni dunque un pop che non le appartiene per dare luce ad un album che sia completamente incentrato sulla musica black: è quella la sua dimensione, ed abbracciarla completamente potrà fare solo bene alla sua carriera. In ogni caso, il progetto nel suo complesso è promesso.
Di seguito i video girati per il progetto musicale.
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