Presentato oggi il nuovo film di Ron Howard, in cui il grande regista americano narra al grande pubblico la storia del “Maestro”. “Vorrei avere l’approccio alla vita che aveva lui” dice Howard in conferenza stampa.
“Nonostante il nome di Pavarotti sia ben noto a tutti, non è così facile trovare qualcuno che ne conosca la vita in maniera approfondita” esordisce così Ron Howard riguardo alla scelta di portare sul grande schermo la vita di Luciano Pavarotti. “Ci abbiamo messo un anno per mettere insieme tutto il materiale, selezionando anche momenti della sua vita privata, per permettere al pubblico di capire il complicato percorso di vita di Luciano, che non riguardava soltanto la sua immagine pubblica di genio artistico”.
Howard parla inoltre di come i primi anni di vita del “Maestro” lo abbiano colpito e di come quegli eventi vissuti durante l’infanzia abbiano poi segnato la vita di Pavarotti: “Trovo che sia una cosa con cui ci si possa facilmente identificare, perché tutti veniamo da una famiglia e ne capiamo la complessità. Quindi la sua storia può permetterci di capire non soltanto qualcosa in più su Luciano Pavarotti, ma anche su noi stessi.”
Ciò che Howard invidia di più al “tenore del popolo” è infatti il suo approccio alla vita. “Il fatto che rischiò di morire da bambino gli fece decidere di vivere e vedere la vita come un’opportunità che avrebbe potuto perdere” sottolinea. “La sua vita ha portato beneficio a tutti noi poiché ha in qualche modo favorito la creazione della sua arte” conclude.
Il produttore Nigel Sinclair, che ha affiancato Howard nella conferenza stampa, ha fatto presente come il nome di Pavarotti sia diventato sinonimo di “Opera”, tanto quanto il nome di Muhammad Ali lo è per la boxe, ma nonostante ciò le persone ne conoscono la vita superficialmente. “Quando siamo venuti a contatto con alcuni momenti così preziosi della sua vita privata, sapevamo che ne sarebbe uscita un’ottima storia”.
“Pavarotti” è il terzo documentario che Howard realizza su personaggi che hanno segnato la storia della musica mondiale. The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years e Made In America (sul backstage del festival musicale di Jay Z) sono infatti le precedenti fortunate produzioni che il regista ha realizzato insieme al team con cui ha realizzato “Pavarotti”.
Nigel Sinclair sottolinea come sia stato fondamentale l’aiuto di Paul Crowder per cucire le musiche all’interno del film. “Nel caso della musica pop come quella dei Beatles è molto più facile spezzare una canzone” aggiunge “ma facendo ascoltare soltanto una parte di un’aria è molto più probabile che la gente non la riconosca. Abbiamo quindi cercato di rendere fluido il film in questo senso.”
Non manca una domanda riguardo alla rappresentazione della prima moglie di Luciano Pavarotti, Adua Veroni, che all’interno del film sembra avere parole di risentimento per il grande tenore. “Il percorso dura anni e si nota come sia un processo di perdono che però non include necessariamente dimenticare quel dolore. Secondo me è una delle lezioni migliori che si possano trasmettere al pubblico.”
Infine alla domanda sui progetti futuri e attuali Howard dice di essere dedicato solamente alla “famiglia e lavoro” e di cercare di essere coinvolto nel maggior numero di progetti possibili. “I miei figli sono ormai cresciuti e non ho altri hobby” scherza il regista.
“Pavarotti” è stato presentato oggi in anteprima alla Festa del Cinema di Roma ed uscirà nelle sale italiane per soltanto tre giorni, dal 28 al 30 ottobre.