Ermanno Olmi: ricordando uno di noi

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Ermanno Olmi, un maestro del Cinema

Un anno fa ci lasciava uno dei più grandi registi di tutti i tempi, Eramanno Olmi. Olmi se ne andava a 86 anni, a causa di una lunga e grave malattia, la sindrome di Guillain–Barrè.

Il mio primo ricordo di Olmi  risale a quando alle elementari mi portarono a vedere L’ albero degli zoccoli. Quel film rimase impresso nella mia mente perché descriveva un mondo lombardo che non conoscevo. Era addirittura recitato in lingua padana che io figlia di migranti abruzzesi a Milano capivo solo grazie ai sottotitoli. Come Marcovaldo di Calvino, vivendo a Milano, pensavo che la Lombardia fosse tutta fabbriche, cemento e smog. Invece esisteva anche il mondo de L’albero degli zoccoli e proprio a pochi km da dove abitavo. I grandi amori nascono da illuminazioni che per altri sono banalità.

L’Albero degli zoccoli, locandina

Ermanno Olmi: una vita per il cinema

Olmi è nato nel 1931 a Bergamo. Suo padre di origine contadina era un ferroviere e sua madre un’operaia, emigrati a Milano. Il regista a quelle radici contadine è rimasto sempre legato, nonostante avesse consacrato la sua arte al cinema. A Milano frequenta importanti corsi di recitazione all’accademia d’Arte Drammatica. Caratteristica di Ermanno Olmi è che nonostante le mode e i cambiamenti del Cinema, è sempre riuscito a preservare la sua identità, esprimendosi in modo del tutto personale.

Grazie forse a questa capacità di voler essere a tutti i costi se stesso si è affermato come regista a livello mondiale. Ricordiamo che nel 2013 l’Università di Padova  gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Umane e Pedagogiche per: “La sua azione di valorizzazione delle radici culturali, della memoria, delle tradizioni, della grande storia e dell’esperienza quotidiana e delle piccole cose”. Olmi è stato sposato con Loredana Detto, la protagonista femminile di uno dei suoi primi film di successo “Il posto” e ha lasciato tre figli.

L’albero degli zoccoli, locandina

Cinematografia di Ermanno Olmi

Già da giovane Olmi desidera studiare arte drammatica e per poterlo fare lavora come fattorino alla Edison, ai tempi uno dei colossi paternalisti milanesi, dove era impiegata pure la madre. Alla Edison fonda la Sezione del cinema EdisonVolta realizzando diversi documentari di settore. Era quello un periodo dove se ti impegnavi  seriamente e grazie anche a un pizzico di fortuna riuscivi a trasformare la tua passione in un lavoro. 

Ermanno Olmi

Durante gli anni della rinascita italiana, nel 1959 gira il suo primo lungometraggio “il tempo si è fermato” e fonda con alcuni amici una società di produzione: 22 dicembre. Nel 1961 scrive e dirige “Il posto” dove racconta delle difficoltà di due giovani alla ricerca di un lavoro. Il film viene accolto molto bene dalla critica. Nei suoi lavori successivi rimane comunque fedele al racconto di vite di gente semplice come in “I fidanzati” nel 1963. Dirige poi e “E venne un uomo” nel 1965, biografia di Papa Giovanni, a cui si sentiva vicino, viste le comuni radici bergamasche. 

La consacrazione con L’albero degli zoccoli

Dopo aver firmato la regia di altre opere, il 1977 rappresenta l’anno della grande svolta con appunto L’albero degli zoccoli, che parla della vita dei contadini nelle cascine coloniche lombarde, recitato da attori non professionisti. Il film vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Forte resta anche il legame con Milano, quella dei tempi in cui c’era ancora la “scighera”, ovvero la nebbia, ma a causa di una grave malattia si trasferisce ad Asiago, lasciando la regia. Per un periodo si dedica alla gestione di una scuola di cinema che fonda a Bassano del Grappa, in Veneto e che diventa molto prestigiosa.

L’albero degli zoccoli, una scena

I successi più importanti

Nel 1987, guarito dalla malattia, Olmi torna alla regia e vince un Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia con “Lunga vita alla signora”. Nel 1988 con “La leggenda del santo bevitore” vince poi il Leone d’Oro. Un altro grande successo arriva poi nel 2001 con “Il mestiere delle armi” che lo vede ancora tra i protagonisti del festival di Cannes. ll film si aggiudica 9 David di Donatello: miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura, miglior produttore, miglior fotografia, miglior montaggio, miglior musica, migliori costumi e migliore scenografia.

Il mestiere delle armi, locandina

Nel 2003 gira poi “Cantando dietro i paraventi”, un film ispirato alla cultura cinese, molto acclamato dalla critica. Collabora nel 2005 con altri due grandi registi, Kiarostami e Loach nel film “Tickets“. 

Nel 2007 Olmi, firma la regia dei Centochiodi, per poi tornare ad occuparsi solo di documentari. Nel 2008 riceve il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.

Ricordiamo del grande regista una dichiarazione che spiega il senso della sua opera :“Io sono nato forgiato dentro questa realtà rurale. Quindi non ho pensato al cinema, ma è stato questo mondo contadino che mi ha stimolato, direi quasi costretto, a fare del cinema, considerando questa realtà come fosse la parte più importante della mia vita”

https://it.wikipedia.org/wiki/Ermanno_Olmi

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