Elvis Aaron Presley è nato il giorno 8 gennaio 1935, in una piccola abitazione a Tupelo, Mississipi. Nasce la leggenda del rock. La sua infanzia è povera e difficile: a soli sei anni Elvis spasima per una bicicletta che purtroppo (o per fortuna) è molto cara, così la madre Gladys decide di regalargli per il suo compleanno una chitarra trovata in un negozio dell’usato del valore di 13 dollari. Questo gesto fa nascere in Elvis la passione per la sei corde e per la musica tanto da rimanere ore ed ore ad ascoltare i gospel e gli spiritual cantati nella chiesetta vicino casa.
Il Primo trasferimento di Elvis Aaron Presley
A 13 anni si trasferisce con la famiglia a Memphis dove frequenta l’area di maggior cultura nera della città. Nessuno però scommette un centesimo sull’avvenire del giovane ragazzo che comincia a lavorare come camionista ostentando un enorme ciuffo imbrillantinato sulla fronte. Negli Stati Uniti qualcosa sta per accadere, il conformismo e la moralità delle vecchie generazioni cominciano a scricchiolare, niente di meglio per un giovane bianco che propone musica ed eccentricità da nero.
Elvis entra come la luce del sun
Sam Phillips, della Sun Records, ascolta un brano di Elvis in un sottoscala e ne rimane folgorato. Sborsa 4 dollari e firma il primo contratto con Presley: un piccolo investimento per una vera gallina dalle uova d’oro. I primi brani lo dimostreranno subito. Ecco questo è il chi e i suoi primi passi nel mondo della musica. Se sperate che un chitarrista come me faccia un elenco di date su Elvis, allora non è questa la biografia giusta. Voglio raccontarvi un altro Elvis Aaron Presley. Le canzoni le conoscete, sapete quando e come ha fatto il militare, sapete che era amato dalle donne, me Elvis è oltre.
Cosa non sapete di Elvis Aaron Presley?
“…Chiamando Elvis – c’è nessuno in casa?
Chiamando Elvis – sono qui tutto solo. Ha lasciato l’abitazione o può venire al telefono? Chiamando Elvis – sono qui tutto solo Beh, diglielo, stavo proprio chiamando per augurargli ogni bene. Consentimi di lasciare il mio numero – Heartbreak Hotel, Love me tender, Baby don’t be cruel, return to sender, treat me like a fool …”. Questa è la traduzione di un brano scritto da Mark Knopfler pensando ad Elvis.
Back to Tupelo
Ma Knopfler fissa Elvis anche su un altro brano: Back to Tupelo (il luogo di nascita del re) “al tempo di ‘clambake’ e al
venticinquesimo film, tu e l’olandese ci date ancora sotto. Sei forte come quando hai iniziato, hai il Mississippi nella tua anima, ma vuoi essere sia come Marlon Brando che il re del rock and roll. Non è una questione di record. A te non serve conquistare hollywood, ma per te solo le canzoni non sono abbastanza. E’ ora di tornare a Tupelo, Signore tutto è reale. Miglia e miglia di autostrada per dare coscienza alla verità. Quel tuo vecchio sogno sta ancora andando alla grande. alcune volte avrai la sensazione le cose vanno male. I re rimangono per sempre e le meteore svaniscono. Ma è ora di tornare a Tupelo in quella cabina di registrazione dove nacque il primo brano per tua madre: torna a Tupelo”. Questa è un’altra canzone che Knopfler dedica ad Elvis. chi suona, compone ,canta, sente il Re come se fosse ancora vivo.
Pensando ad Elvis Aaron Presley
Quando penso ad Elvis è come se in un vortice mi trovassi al centro di un oceano. Mare e Mare, una vastità estrema di qualcosa essenzialmente unica. Come se tutto fosse solo una distesa di spirito musicale così grande per me da poterne solo assaporare la vastità della sua presenza espressiva.
Elvis Aaron Presley “Love me tender”
I brani che Elvis Aaron Presley ha portato al mondo sono come la rivelazione di quello spirito che ogni artista ha sempre cercato. L’impossibile diventa quando ti accorgi che puoi soltanto reinterpretare, perché quello che dallo spirito di Elvis è stato per grazia divina svelato si è ri-velato. “Ci sono delle rigature sulla mia chitarra. Solchi notturni di mani silenziose, sospese in sospettose e dolorose dita di calli e sanguinolenti desideri. “Ci sono rigature sulla mia dolce bimba. Sospiranti note in tre quarti… Vecchi ricordi di angoli di strada in un paese straniero. Fratelli cose se fosse sangue a ridere al drugstore di turno. Racconti di episodiche incertezze della vita e brandelli assordanti di risate infondate di oblio e sigarette. Abbiamo segnato i posti ragazzi! Notti di miglia e miglia e gozzoviglie di sbronze al sapore del gelsomino notturno. Profumi di notti insonni e tragitti megalomani al fragore di risate e lacrime. Se potessi tornare per un attimo fratello! Ti terrei sveglio un’ora di più al sentir di note e di risate. Volesse il cielo rincontrar quei racconti di battute e canzoni, viaggi e visioni di ciò che dopo a venir presenza fu”.
La ricchezza del Re
Quale mai sarà la ricchezza di Elvis Aaron Presley? Forse Graceland colma ormai del misticismo Elvisiano? I dollari lasciati in eredità? Credo nulla di tutto questo. Elvis ha lasciato uno spirito che vaga sopra chiunque prenda una chitarra in mano. Lui voleva essere come Marlon Brando, diventare una nuova movie star. Noi invece, che abbiamo una chitarra da far suonare o una canzone da comporre, vorremmo essere come lui. E allora vedi artisti immensi come l’Everest celebrarlo come un rito pagano, pregando ciò che lui ha lasciato attraverso i suoi brani. Se dovessi fare un elenco degli artisti che hanno riproposto i suoi brani, sarebbe più lungo dell’elenco dei suoi brani e film insieme. È che alcune volte pensi se mai dovesse risbucare in qualche tv, e raccontarci di essersi nascosto in Thailandia insieme a Morrison. È che Knopfler ha immaginato di chiamarlo a casa, come se fosse un parente da risentire e farci vecchie battute.
Elvis Aaron Presley e i suoi brani
Can’t Help Falling in Love, Jailhouse Rock, Hound Dog, A Little Less, Heartbreak Hotel, Don’t Be Cruel, Blue Suede Shoes, In the Ghetto…potrei continuare all’infinito ma sarebbe inutile. Vedete, ognuna di queste canzoni aleggia nell’immaginario di ogni musicista:
Eric Clapton canta il Re
Mark Knopfler “Elvis” e Scotty Moore
Ry Cooder “All shook up”
Componiamo un brano e dobbiamo fare i conti con quello che ha lasciato Elvis. Sembra che ogni volta che componiamo qualcosa lui ci bacchetti sulle mani: “l’ho già scritta io, vedi di fare altro”. Comunque caro Elvis, noi proveremo ad andare ancora avanti, ricordandoci di ciò che ci hai lasciato per scoprire quello che sarà per sempre.