Elogio della solitudine: poesia del circostante

Fabrizio De André ci dona una riflessione sulla solitudine e sul suo profondo significato

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La solitudine è un qualcosa che si è soliti a guardare con sospetto. Quasi mai in maniera serena. All’interno della nostra società rimbomba a tutto volume l’encomio alla compagnia. Una donna sola è spesso considerata incompleta, fallita, in pericolo. Un uomo solo agli occhi di molti risulta sfortunato, per altri è egoista.
Viviamo nell’epoca della compagnia. Nella quale pur di non restare con noi stessi, facciamo conoscenza virtualmente con persone dall’altro capo della Terra. Eppure, la solitudine ha un fascino particolare, e può esserci amica. Un noto artista del secolo scorso lo sapeva bene, e ha voluto raccontarlo a parole: si tratta del grande cantautore genovese Fabrizio De André e del suo elogio della solitudine.

Elogio della solitudine: il testo

Anime salve trae il suo significato dall’origine, dall’etimologia delle due parole “anime” “salve”, vuol dire spiriti solitari. È una specie di elogio della solitudine.

Si sa, non tutti se la possono permettere: non se la possono permettere i vecchi, non se la possono permettere i malati. Non se la può permettere il politico: il politico solitario è un politico fottuto di solito. Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle. E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addirittura che si riescano a trovare anche delle migliori soluzioni, e, siccome siamo simili ai nostri simili credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri.

Con questo non voglio fare nessun panegirico né dell’anacoretismo né dell’eremitaggio, non è che si debba fare gli eremiti, o gli anacoreti; è che ho constatato attraverso la mia esperienza di vita, ed è stata una vita (non è che dimostro di avere la mia età attraverso la carta d’identità), credo di averla vissuta; mi sono reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura, invece l’uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura.” 

Spiriti solitari

Nel 1996, esce l’album “Anime Salve“. Si tratta di una serie di brani composta a quattro mani con Ivano Fossati. Come spiega De André nel discorso sopra riportato, “anime salve” significa spiriti solitari. E’ interessante notare come l’aggettivo “salve“, si traduca in “solitari“. Quasi a indicare questi due termini come sinonimi, come se ci fosse una correlazione fra di essi.

Non a caso, l’artista intende trasmettere al pubblico una visione quasi collaterale della solitudine, proponendola come fonte di salvezza. Ed è proprio da questo presupposto fondamentale, che prende vita l’elogio della solitudine.

Il privilegio della solitudine

Si sa, non tutti se la possono permettere (…) solitario è un politico fottuto di solito.

Queste prime parole tratte dall’elogio della solitudine, ci donano un nuovo paio di lenti, al fine di osservare da un punto di vista insolito il fenomeno in analisi. Per quanto sovente la solitudine sia vista in maniera negativa, e in effetti in certi casi lo sia, De André ci tiene a descriverla inizialmente come una sorta di privilegio.

Di fatti, se ci riflettiamo bene, questa connotazione è perfettamente sensata. Basti pensare, ad esempio, a chi vive nel disagio della malattia. A tutti coloro che desidererebbero anche solo un briciolo di solitudine, poiché quest’ultima sarebbe sinonimo d’indipendenza.
Dobbiamo inoltre riconoscere che, nonostante la nostra vita immersa nel sociale spesso ci porti a ricercare la solitudine, non sempre ciò si riveli facile. Nessuno può vivere completamente solo.

Da soli si cresce, ma si hanno a disposizione minori occasioni confronto. E confrontarsi ci rende adulti. Da soli non si guadagna da vivere. Che sia il politico, o l’artigiano, tutti necessitiamo d’interazioni umane al fine di poterci permettere la vita.

elogio della solitudine ragazza

“Solitude and loneliness”

Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi (…) dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle.

Nella lingua italiana, la parola solitudine delinea un individuo solo, privo di compagnia; che ciò abbia una connotazione negativa o meno, lo stabiliamo noi.
Al contrario, in inglese esistono due termini distinti per indicare la solitudine: “loneliness” e “solitude“. Il primo, descrive la sensazione di tristezza e disagio causata dal sentirsi soli nell’affrontare la vita. Invece, “solitude“, si potrebbe definire come una “solitudine per scelta“. Ed è proprio questa la tipologia di solitudine che De André descrive in questi versi.

La “solitude” secondo De André

Scegliere d’isolarsi, non significa, in questo caso, annullarsi, voler evitare di guardare il mondo e di riflettersi su di esso. L’autore propone la solitudine come mezzo di conoscenza del circostante. Ritrovarsi soli, può rivelarsi un’occasione preziosa per guardare il mondo con occhi nuovi. Esonerandosi dalla vita sociale, ci si allena a osservare i dettagli. Si apprende a dare importanza a ogni singola cosa, a ricercarne il significato. Alla fine, si giunge alla comprensione che anche noi stessi non siamo altro che un dettaglio della natura. E in quanto tale, meritiamo importanza, possediamo un senso di esistere. L’elogio della solitudine può avere come altro scopo, il ritrovamento di un senso della vita perduto.

elogio della solitudine dettaglio











Introspezione: conoscere se stessi

E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi (…) credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri.

Non solo il circostante. De André, nel suo elogio della solitudine, desidera fare chiarezza su un altro punto focale: quello della conoscenza di se stessi.
Qual è il comportamento che assumiamo nel momento in cui incontriamo una persona nuova? Se quest’ultima ci risulta interessante, a poco a poco vorremo sapere tutto di lei, o perlomeno, più informazioni possibili. Le chiederemo della sua storia, dei suoi gusti personali, delle sue esperienze. Di volta in volta osserveremo i suoi gesti, le sue abitudini, le sue caratteristiche più intime.

E noi?

Lo facciamo perché per farsi un’idea di un determinato soggetto, è fondamentale per conoscerlo. Se siamo però così costantemente concentrati sugli altri, possiamo veramente affermare di conoscere noi stessi? Siamo davvero amici della nostra persona?

Quesiti apparentemente banali, poiché tutti siamo convinti di conoscere noi stessi meglio di chiunque altro. Eppure, non è sempre così. E a questo scopo, la solitudine ci viene in aiuto. E’ infatti solo facendo un passo indietro dalla società, che riusciamo a riscoprire la nostra essenza. Nella solitudine, spariscono le influenze, diminuiscono i rumori di sottofondo, si attenuano le luci. E restiamo noi. Noi, e il nostro elogio della solitudine.


“Fabrizio De André. Principe libero”: la vita del cantautore diventa un film


Elogio della solitudine:“Cogito ergo sum”

Con questo non voglio (…) molta paura.”

Negli ultimi versi dell’elogio della solitudine, il cantautore intende precisare come tutto questo suo discorso non sia assiomatico. Egli non vuole in alcun modo che le sue parole siano prese come delle verità assolute, magari senza nemmeno un briciolo di pensiero critico di fondo. Tuttavia, De André ribadisce l’importanza dell’esperienza.

Il suo elogio della solitudine nasce da un qualcosa che lui ha avuto modo di constatare nel corso del suo fluire. Per quanto egli dia importanza alla solitudine, non vuole rifilarla al suo pubblico come mezzo di guarigione per ogni male. Né come soluzione per qualsiasi soluzione difficile.

L’artista ha trascorso parte della sua esistenza a riflettere su se stesso e sul circostante. In fondo, è inevitabile, fa parte dello stesso vivere. E’ ciò che diceva il filosofo Cartesio: “Cogito ergo sum“, “penso dunque sono“. Pensare ci dà la certezza di essere in vita. Essere in vita, ci dona la possibilità di pensare, riflettere, elaborare. Farlo in solitaria, ci permette di scoprire la nostra vera essenza; di creare il nostro personale elogio della solitudine.

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