Il 3 ottobre 1858 nasce a Vigevano Eleonora Duse, attrice teatrale soprannominata “la divina” per la sua straordinaria arte interpretativa.
Addirittura il critico contemporaneo Hermann Bahr la definì “la più grande attrice del mondo”.
E’ considerata il simbolo indiscusso del teatro moderno, capace di portare avanti numerose tournée all’estero, recitando sempre in italiano.
La vita di Eleonora Duse
Cresciuta in una famiglia di attori girovaghi, fin da giovane ha calcato le scene, mostrando grande capacità interpretativa.
Soprattutto le scelte di repertorio si sono rivelate fondamentali per far emergere le sue capacità, che l’hanno portata fin da subito alla ribalta del successo.
In particolar,e la scelta andava su quegli spettacoli che le permettevano di mettere a nudo i limiti della società borghese nei cui confronti si era mostrata sempre molto critica.
Dalle sue interpretazioni ne usciva il ritratto di una società perbenista, ma in realtà ipocrita e quindi oggetto di forte critica e contrasto.
Dopo al fine del suo breve matrimonio con Tebaldo Marchetti, Eleonora Duse avviò una relazione, rimasta a lungo segreta, con Arrigo Boito, avvicinandola al mondo della Scapigliatura.
In questo contesto il suo repertorio si arricchì anche dei drammi di Giuseppe Giacosa, ma diverse furono le sue interpretazioni di alto livello.
La sua capacità interpretativa
Rompendo con gli schemi del teatro ottocentesco, basato su interpretazioni non reali, la Duse introdusse il cosiddetto teatro moderno.
Il suo modo di porsi era tale che riusciva a trasmettere nel pubblico ogni suo stato d’animo, divenendo quasi superflua la comprensione delle parole.
A riprova di ciò, basti considerare che anche all’estero Eleonora Duse recitava in italiano, ma il pubblico comprendeva benissimo l’opera interpretata.
Anche il suo modo di gesticolare, per l’epoca considerato una novità assoluta, aveva il grande pregio di trasmettere emozioni, al pari del tono di voce.
Le sue interpretazioni ebbero anche il risultato di far conoscere opere contemporanee, che magari rischiavano di restare nell’oblio.
E’ il caso de “La figlia di Iorio”, o “La Gioconda”, opere di Gabriele D’Annunzio e interpretate dall’attrice durante la lunga relazione che la unì al poeta.
Una vita dedicata al teatro la sua, ma certamente in un modo interpretativo che ha fondato le basi del teatro moderno, cui il settore ancora guarda.