Do Not Split: polemiche per la candidatura all’Oscar

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Do Not Split
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Il film Do Not Split, che registra le proteste e le violenze a Hong Kong nel 2019 ed è nominato per un Oscar per il miglior documentario, non dovrebbe vincere il premio in quanto manca di abilità artistica ed è pieno di posizioni politiche di parte, secondo osservatori dell’industria cinematografica cinese.

Quale pericolo si corre?

Hanno avvertito che gli Oscar non dovrebbero essere ridotti a strumenti politici; in caso contrario, ferirà i sentimenti del pubblico cinese e potrebbe portare a una pesante perdita nel mercato cinematografico cinese, che l’anno scorso ha superato per la prima volta il più grande mercato al botteghino del mondo, superando il Nord America. Questo vantaggio dovrebbe continuare nel 2021.

La regia di Do Not Split

Il lungometraggio di 35 minuti, uno dei cinque cortometraggi nominati, è diretto dal documentarista norvegese Anders Hammer. Ha detto sul suo account Twitter che “si spera che possa contribuire a creare attenzione su come i diritti umani fondamentali vengono soppressi da Pechino”.

La protesta

La nomina e i commenti di Hammer hanno suscitato ampio sarcasmo da parte degli osservatori dell’industria cinematografica cinese, con Shi Wenxue, un critico cinematografico con sede a Pechino, che ha affermato che il film non può essere definito un “documentario” in quanto rappresenta solo la prospettiva dei rivoltosi e non ha abilità artistiche a tutti.

Shi Wenxue su Do Not Split

“Il regista ha registrato solo ciò che vuole vedere, o vuole che altre persone vedano, su ciò che è accaduto a Hong Kong, invece del quadro completo del movimento”, ha detto Shi, chiedendo come un documentario “falso” possa essere nominato per un Oscar.

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