Dario Argento è sicuramente uno dei nomi più noti a livello mondiale del cinema italiano. Nato il 7 settembre 1940 e figlio di artisti: suo padre è un produttore cinematografico, sua madre una fotografa. I natali artistici hanno di sicuro un forte impatto sulla sua scelta di inserirsi nel mondo dello spettacolo, mentre a plasmare la sua arte durante l’infanzia ci penserà la particolare casa in cui viveva: sconvolto dalla noncuranza con cui le modelle fotografate da sua madre si spogliavano davanti a lui nei camerini, trasportato via dalla lettura di Edgar Allan Poe e Lovecraft e terrorizzato dai pesanti tendaggi della sua abitazione, dietro cui il pericolo sembrava sempre in agguato, Argento sviluppa elementi che saranno poi rielaborati nella sua filmografia.
Il debutto come regista avviene dopo anni vissuti a Parigi di espedienti ed un ritorno in Italia accompagnato dalle prime esperienze teatrali. Negli anni successivi, Dario Argento fa molta gavetta collaborando alla stesura dei soggetti di film di un certo spessore come “C’era Una Volta Il West”, “Scusi Lei è Favorevole o Contrario” o “Cimitero Senza Croci”. Colpito dal talento del figlio, il padre Salvatore Argento accetterà di creare insieme a lui una società che finanzi i suoi film: è il 1969, e proprio in quell’anno Dario debutterà come regista dietro la macchina da presa de “L’uccello Dalle Piume di Cristallo”, giallo/thriller ispirato liberamente dal romanzo “La Statua Che Urla” di Fredric Braun: a consigliarli quell’opera fu niente poco di meno che Bernardo Bertolucci.
Dario Argento: la carriera da regista
Accolto tiepidamente all’inizio, “L’uccello Dalle Piume di Cristallo” divenne poi un successo enorme. Fecero dunque seguito due film, entrambi editi nel 1971, con titoli simili: “Il Gatto A Nove Code” e “Quattro Mosche di Velluto Grigio”. In quest’ultimo iniziano a palesarsi i primi elementi horror, ma ciononostante questi lavori rimangono prettamente thriller/gialli. In questi film, tuttavia, Dario Argento inizia a sfoderare tratti che diventeranno poi distintivi per il suo cinema: un particolare utilizzo di fotografia e tecniche di ripresa, un’ossessione per i primissimi piani facciali ed occhi, l’ossessione per le donne che a volte sono vittime ma altre volte sono terribili carnefici. In particolare, nell’ultimo Dario sviluppa temi che in seguito riprenderà in “Tenebre”: omicidi scatenati da un vecchio trauma e riflessioni estremamente all’avanguardia sull’omosessualità. Successivamente, Argento collabora con la RAI nella direzione e scrittura di alcuni episodi della serie di film TV “La Porta Sul Buio”: altra esperienza che mostra il progressivo delinearsi del suo stile.
Affrontata una dimenticabile esperienza fuori-tema con il film “Le Cinque Giornate”, di genere storico, Dario approda finalmente al thriller sovrannaturale con spiccati riferimenti all’horror con “Profondo Rosso“, film da molti considerato come il capolavoro che ha imposto definitivamente il suo nome e delineato definitivamente il suo stile: visionario, onirico, cruento e dotato di una carnefice femminile che ribalta completamente la rappresentazione delle donne nel cinema di quell’epoca, “Profondo Rosso” conquista il successo mondiale e viene tuttora considerato come il film migliore dell’artista dal pubblico italiano. Il pubblico internazionale, tuttavia, non concorda: per loro il miglior film di Argento in assoluto, una delle pochissime pellicole che gli americani considerano iconica alla stregua delle proprie, arriverà con il suo vero debutto horror qualche anno dopo – si tratta di Suspiria.
Il debutto horror con la trilogia delle tre madri
Suspiria inizialmente doveva essere un film a sé, la “semplice” storia di una ragazza che si ritrova a studiare danza in una scuola in cui in realtà è celata tutt’altra natura. Il film è tuttavia talmente acclamato per tutte le sue caratteristiche (stesse caratteristiche di “Profondo Rosso”, ed in più una straordinaria enigmaticità e capacità di utilizzare gli jump-scare in un periodo storico in cui il loro uso non era ancora molto sviluppato) da generare un successo senza precedenti per l’horror italiano, risultati che incastoneranno per sempre il suo nome nella storia del cinema e che apriranno la porta ad Argento per una carriera sempre più americana. Seguirà quindi il sequel “Inferno”, film in cui per la prima volta si parla de “Le Tre Madri” e si rivela l’identità reale del “nemico” del film precedente: ancora più visionario ed onirico dei precedenti, ed anche meno scontato nell’identità della carnefice, “Inferno” è un altro capolavoro horror con forti radici thriller.
A quel punto, la scelta più naturale sarebbe stata concludere subito la trilogia, ma così non sarà: Dario Argento dirige prima un thriller (Tenebre) e poi un thriller/horror chiaramente ispirato allo stesso Suspiria (Phenomena): entrambi i film sono capolavori che ottengono un successo incredibile a livello mondiale, anche per l’utilizzo straordinario di tecniche come il flashback nel primo film e l’impiego di migliaia di insetti senza effetti speciali nel secondo. Così come Suspiria aveva messo le basi per creare poi Phenomena, in Tenebre si sviluppa meglio la figura del killer che uccide perché mosso da un trauma pregresso: già sperimentata in passato, essa giungerà al culmine nella produzione di Argento negli anni ’90. Argento conclude il decennio con un altro grandioso thriller, Opera, in cui riprende il tema del teatro di Profondo Rosso ma lo trasforma nel fulcro di tutto generando un’opera davvero potente ed espressiva.
Dario Argento alla sceneggiatura e i film con Asia
Negli anni ’80, comunque, Dario Argento non si è “limitato” a dirigere i propri film: egli ha anche sceneggiato opere horror di altri registi, quali “Demoni” e “Demoni 2” di Lamberto Bava, “La Chiesa” e “La Setta” di Michele Soavi (quest’ultimo edito nel 91): opere dal gusto squisitamente gotico, stranamente prive del thriller che invece è celato anche negli horror più puri dell’Argento regista, questi film ottengono risultati positivi e sono spesso ricordati come capolavori dell’horror italiano, seppur conquistando una fama minore rispetto ai film di Argento come regista. Nel 1991, comunque, Dario ha anche un altro debutto: la sua prima regia a quattro mani con un collega. Si tratta del film “Due Occhi Diabolici”, diretto insieme all’americano George A. Romero (in origine dovevano esserci anche Stephen King e John Carpenter, il film doveva avere 4 episodi invece che due).
A partire da Phenomena in poi, comunque, Dario aveva iniziato a dare alle sue figlie Fiore e Asia la possibilità di debuttare come attrice: Fiore non è poi così incline al ruolo, e dopo l’esperienza di “Demoni” non vorrà mai avere ruoli di primo piano, ma Asia non è dello stesso avviso; dopo il ruolo centrale in “La Chiesa”, a 16 anni è pronta a dare il via seriamente ad una carriera di attrice adulta. Suo è quindi il ruolo di protagonista in tre film di Dario pubblicati uno dopo l’altro: “Trauma“, “La Sindrome di Stendhal” e “Il Fantasma Dell’opera“, due thriller sovrannaturali ed un horror erotico. Il primo è acclamato dalla critica, gli altri due molto meno: “Il Fantasma Dell’Opera” è da molti considerato il primo film davvero brutto di Argento. Comunque, i due thriller interpretati da Asia (il primo non tanto per lei, mentre nel secondo la sua interpretazione è buona) sono lavori di ottima qualità a mio giudizio, ed hanno messo solide basi su cui lei ha poi costruito la sua carriera. In questi film troviamo gli elementi originati in “Tenebre”, ma non solo: anche il ritorno delle donne terribili del vecchio Argento, sparite per alcuni anni dopo Phenomena.
Anni 2000 e 2010: pochi colpi degni di Dario Argento
Gli anni 2000 iniziano benissimo con “Non Ho Sonno“, thriller che recupera le atmosfere del primissimo Argento e le mette al servizio del cinema moderno, raggiungendo un ottimo risultato. Lo stesso ottimo risultato non è però raggiunto con “Il Cartaio“, opera di natura simile ma che tolta la prima mezz’ora non ne eguaglia la qualità. A quel punto, Dario decide di chiudere un cerchio lasciato aperto anni prima: la trilogia delle tre madri. Asia è quindi protagonista de “La Terza Madre“, horror che cerca di essere moderno con lo stile del vecchio Argento ma che purtroppo non eguaglia i due grandi precedessori. I successivi film cinematografici di Dario sono il thriller “Giallo” e l’horror “Dracula 3D” (quest’ultimo tratto dal romanzo di Bram Stoker): il primo è stato distribuito direttamente per l’home video, e comunque nessuno dei due film ha raggiunto il successo di pubblico di “La Terza Madre” e dei precedenti lavori di Argento.
In questi anni, comunque, il lavoro più interessante di Dario è stato per la televisione: unico regista europeo ad essere coinvolto nel progetto “Masters of Horror”, Dario ha diretto ben due dei film TV che sono stati inseriti all’interno di questa serie. Il primo è “Jennifer”, film che in realtà a parte la presenza di una donna terribile ha pochi elementi argentiani: Dario sposa completamente le nuove tecniche del cinema horror, esclude per la prima volta il thriller dalla sua rappresentazione, genera una figura degna del miglior cinema sovrannaturale americano. Jennifer è fra i film TV più apprezzati di sempre in America e nel mondo, e dimostra come Dario Argento non sia soltanto figlio del suo tempo, ma sarebbe stato un grande regista thriller/horror in ogni epoca.
Tantissimi auguri a questo grande cineasta, che ha reso immenso il cinema italiano. Chissà se avremo prima o poi un ultimo suo film: Dario non si è lasciato coinvolgere nemmeno nel remake di “Suspiria”, nonostante precedentemente si fosse parlato già di un remake del film che avrebbe dovuto coinvolgerlo. In questi anni si è lasciato coinvolgere solo da progetti collaterali, come collaborazioni con il teatro o scrittura di alcuni numeri di Dylan Dog: chissà però cosa riserva per lui il futuro. Ora come ora sembra sia in arrivo un lavoro su Netflix…