Dario Argento è sicuramente uno dei più grandi registi che il cinema italiano abbia mai prodotto. Un nome incastonato nella storia di due generi cinematografici, il thriller e l’horror, ma soprattutto un successo enorme che è andato ben oltre i confini nazionali: non c’è molto da dire per presentare un cineasta di questa levatura. Dall’alto di 50 anni di attività, il regista sta per tornare con numerosi progetti: la serie TV Longinus e il film Occhiali Neri, ad esempio, ma sembra esserci addirittura un’altra serie TV all’orizzonte.
Il suo stile cinematografico è da sempre riconoscibile, sia a livello di utilizzo della telecamera che per l’impostazione insita nelle sue trame e nei suoi personaggi, eppure in 50 anni Dario Argento è riuscito a misurarsi con vicende diversissime fra di loro, a plasmare gli orrori insiti nel suo subconscio in mille contesti differenti. La curiosità su come il suo stile potrà andare a contestualizzarsi nel cinema odierno è tanta, soprattutto se consideriamo che sono passati almeno 7 anni dal suo ultimo film.
Un’assenza lunga, è vero, ma che come Argento ha chiarito in altre sedi è stata dovuta a piccoli incidenti come la rottura di un braccio et similia, che l’hanno costretto a rallentare la sua attività lavorativa. Di questo e ti tanto altro abbiamo parlato con il Maestro Dario Argento in persona: ecco che cosa ci siamo detti.
L’intervista a Dario Argento
Buongiorno signor Argento. Lei è in procinto di ritornare in scena dopo alcuni anni di pausa: ci sono sia un film che ben due serie TV in arrivo. Come cambia il suo approccio col cinema e la TV di oggi rispetto al passato?
Francamente non credo che ci sia stato un cambiamento enorme. Per me l’approccio rimane sempre lo stesso, poi certo il cinema è cambiato un pochino: oggi si fanno molte serie, e queste serie sono anche piuttosto forti, hanno contenuti molto vivaci che in passato non avrebbero potuto arrivare al cinema perché sarebbero stati bloccati dalla censura. Chi crea le serie oggi, insomma, è libero di dire raccontare cosa vuole. Per quanto riguarda strettamente il cinema italiano, credo che a poco a poco si stia spegnendo. Si stanno facendo sempre meno film interessanti.
E soprattutto c’è pochissimo film di genere, pochissimi horror. Secondo lei ci saranno ancora in futuro registi capaci di girare buoni horror in Italia oppure no?
In realtà il problema non sono i registi, ma i produttori che non si vogliono impegnare a sufficienza. Si tratta di un genere impegnativo, costoso, non è come la commedia in cui basta anche mettere due personaggi che parlino fra di loro in scena e il film è fatto. In un film di genere servono tante altre cose: ci sono gli effetti speciali, le scene movimentate in cui servono gli stuntman, moltissimi accessori di scena da impiegare. In sintesi, siccome non ci sono soldi in questo momento non si fanno film di genere.
Tornando ai suoi progetti, è stato confermato che il film “Occhiali Neri” segnerà il ritorno della coppia Dario – Asia Argento. Come cambia il rapporto con sua figlia sul set ora che è un’artista di fama mondiale rispetto agli esordi, quando era semplicemente sua figlia?
Non è cambiato assolutamente niente: è sempre è comunque mia figlia, Asia resta Asia in ogni caso. Del resto lei ha iniziato a recitare con me ed oggi è contenta di poter lavorare di nuovo con me, ne è veramente felice. Anche io sono molto contento di lavorare con lei, anche perché tra di noi c’è un’intesa fortissima: lei riesce sempre a capire perfettamente di cosa ho bisogno, a comprendermi. Per questo posso dire che non è cambiato assolutamente nulla da questo punto di vista.
Lei ha iniziato a dirigere film già nel 1970, un’epoca in cui certi temi erano ancora tabù, eppure già nelle sue primissime opere come “L’uccello Dalle Piume di Cristallo” e “Quattro Mosche di Velluto Grigio” ha inserito personaggi dichiaratamente omosessuali. Come mai ha sentito l’esigenza di farlo, dando fra l’altro messaggi molto all’avanguardia sul tema?
In realtà non c’è mai stato un momento in cui ho attivamente deciso di parlare di questo per dare un particolare messaggio, non è stata una presa di posizione politica. Semplicemente, io sono fatto così: mi piace raccontare quello che ho intorno, tutto ciò che mi interessa, ed anche su queste tematiche mi è venuto naturale farlo. Non è stata una forzatura, non mi sono imposto alcuna presa di posizione, semplicemente è accaduto con spontaneità e naturalezza. Ho semplicemente voluto raccontare le storie di questo mondo: un mondo eclettico, variopinto, mostrando quelle che ai tempi erano le contraddizioni che riguardavano tale argomento.
Di recente, lei ha anche sceneggiato un numero del celebre fumetto horror “Dylan Dog”, intitolato “Profondo Nero”. In seguito al successo dell’albo si era vociferato un possibile ritorno di Dario Argento su Dylan Dog, ma poi non se n’è saputo più nulla. Anche alla luce dei recenti cambiamenti della testata, sa dirci se questo ritorno sarebbe possibile?
No, penso di no, almeno per ora non c’è nessuna collaborazione all’orizzonte su questo fronte.
Adesso una curiosità sul suo classico “Profondo Rosso”. Siamo negli anni ’70, prima che La Bambola Assassina e altre opere di Hollywood rendessero così mainstream le bambole horror, eppure lei utilizza già un bambolotto assolutamente terrificante che è poi diventato un cult, un grande simbolo del film. Si aspettava che successivamente le bambole horror potessero diventare un qualcosa di così inflazionato?
No, non mi aspettavo assolutamente che questo elemento potesse essere ripreso da così tanti film, e francamente nemmeno ci pensavo. Io non faccio cose ben congegnate, immaginate, fortemente volute per qualche fine. Gli elementi che inserisco nelle mie opere vengono a galla in maniera spontanea, seguo il mio istinto e racconto le storie come mi viene spontaneo farlo. Non l’ho fatto affinché questa idea potesse poi essere imitata in tanti altri film: l’ho fatto semplicemente perché questa idea era interessante in quel preciso film, non avevo altro per la mente.
Parlando del cinema di oggi, almeno quello americano ha ricominciato a produrre horror molto interessanti. Se lei dovesse citare un titolo, oppure un nome di un giovane regista, che l’ha colpita particolarmente, quale sarebbe?
Ci sono tanti nuovi nomi di talento, tanti nuovi film interessanti che mi hanno colpito. Però non vorrei fare un nome piuttosto che un altro, fare discriminazioni su questi nuovi talenti. Sono vari i talenti interessanti e di valore che si sono affermati in questi anni, non posso citarne uno solo e non considerare gli altri, non sarebbe corretto.
Infine, vorrei da lei una riflessione sulla sua carriera, che l’anno prossimo arriverà alla durata di 50 anni. Cosa la rende particolarmente fiero del suo percorso? Che cosa, invece, ora come ora non rifarebbe?
In tutta onesta, non c’è nulla di cui io mi penta come regista. Ho raccontato le storie che volevo raccontare, non ho avuto dei momenti di disperazione o di pentimento, ho semplicemente seguito quello che l’istinto mi suggeriva di raccontare. Non sono pentito di alcuna storia che ho raccontato: ho fatto quello che volevo fare e oggi tutto ciò che volevo realizzare sta lì, disponibile per essere trasmesso su qualsiasi canale televisivo, di essere fruito tramite i DVD o tanti altri altri mezzi. Per lo stesso motivo, non posso indicare un’opera di cui sono particolarmente fiero rispetto a tutte le altre. Ho fatto un sacco di film, davvero tanti, ed in ciascuno di essi c’è una storia, un’idea che ho voluto raccontare. Questa domanda mi viene rivolta spesso, ma non ci sarà mai una vera risposta da parte mia.