D’amore si vive: lo scandaloso documentario di Silvano Agosti

"D'amore si vive: una ricerca sulla tenerezza, la sessualità è l'amore" è il titolo di un documentario di Silvano Agosti, uscito per la televisione nel 1984.

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D'amore si vive

Erano i primi anni 80 quando il regista e filoso Silvano Agosti decise di filmare una serie d’interviste, che avessero come argomento “la tenerezza, la sessualità e l’amore”. L’idea era quella di realizzare un documentario dal titolo D’amore si vive. Soggetto delle interviste persone comuni della provincia di Parma, ciascuna di essere con una storia particolare da condividere. Storie che, ancora oggi, colpiscono per la straordinaria spontaneità dei protagonisti nel raccontare i dettagli più intimi delle proprie vite.

Perché D’amore si vive destò scandalo?

Già noto per essere un regista “sopra le righe”, con questo suo lavoro Silvano Agosti suscitò scandalo e infuocate polemiche. Qualcuno arrivò perfino a definire il documentario “pornografico”. Non v’è dubbio che le interviste siano state condotte in maniera diretta, e gli argomenti dell’amore e della sessualità sviscerati senza peli sulla lingua. Anche i soggetti furono scelti con estrema cura, e senza preoccuparsi degli eventuali pregiudizi del pubblico. Su ben 46 interviste svolte nell’arco di 2 anni, Agosti ne scelse infine soltanto 7, tra le più rappresentative e suggestive.

D’amore si vive: i protagonisti

I protagonisti delle interviste scelte da Agosti per il suo D’amore si vive ci ricordano tanto quegli ultimi di cui Fabrizio De André cantò nel corso di tutta la sua carriera. Ci troviamo di fronte ad un’umanità variegata, apparentemente semplice ma con alle spalle storie complesse. Ciascuno a modo proprio, chi timidamente, chi completamente a proprio agio, ciascuno condivide la propria di fronte alla telecamera.

Una giovane madre dall’aria sognante racconta il proprio parto, e descrive le emozioni provate quando ha visto suo figlio per la prima volta.

Una donna sposata da anni racconta del proprio rapporto difficile e doloroso col sesso, frutto di una rigida educazione cattolica. Al termine dell’intervista, rivela un segreto sconcertante: il suo padre biologico era un sacerdote.

Un ragazzino di nove anni parla del suo rapporto con la scuola e delle sue acute osservazioni sul mondo degli adulti. Con sorprendente spontaneità, racconta anche della sua prima esperienza sessuale con una coetanea.

Una ragazza tossicodipendente racconta della sua unica, traumatica esperienza di prostituzione.

Anna, un’ex prostituta di mezza età, racconta del proprio lavoro e delle proprie esperienze con gli uomini. Un diclaimer ci dice che Anna si sarebbe tolta la vita il giorno successivo all’intervista.

Gloria, una prostituta transgender, racconta della sua passione per la lirica, e del rimpianto di non aver potuto fare la cantante a causa della sua identità di genere.

Lola, una persona che oggi definiremmo non binaria, parla della lunghissima, profonda relazione d’amore col proprio compagno, e della propria fede in Dio.

In una clip al termine del documentario, un ragazzo con sindrome di Down abbraccia e accarezza una bambola.

Dopo le interviste

Dopo aver guardato D’amore si vive, è inevitabile domandarsi dove siano e cosa facciano oggi i suoi protagonisti. E questo perché, nell’arco di quelle brevi interviste (la più lunga dura circa 30 minuti), Agosti riesce a far entrare lo spettatore in sintonia con i soggetti. Grazie alla sapiente scelta delle domande, certo, ma anche grazie all’indiscutibile, naturale carisma degli intervistati. Che il filmato duri una manciata di minuti, come nel caso della giovane madre, o mezz’ora, come in quello di Lola, è impossibile non rimanere conquistati e dal racconto e dal suo protagonista.

Vi fu indubbiamente una cura certosina nella scelta di sole 7 interviste, sulle 46 totali, da inserire nel montaggio finale. Certo, ad oggi viene da chiedersi se ci sia qualcosa di pilotato nei racconti dei protagonisti di D’amore si vive, specialmente in quello del bambino di 9 anni straordinariamente precoce. Ma oramai è impossibile stabilirslo, ed è anzi piacevole pensare che quanto detto nelle interviste sia assolutamente autentico. Una finestra socchiusa sulle vite di sconosciuti che, più che singoli individui, sono campioni di un’umanità a volte gioiosa, altre malinconica, ma sempre complessa e affascinante. Come ciascuno di noi.

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