Il governo britannico guidato da Boris Johnson e la delegazione europea coordinata da Michel Barnier hanno trovato un accordo sulla Brexit, scongiurando così l’ipotesi di un no deal. Tuttavia l’industria musicale britannica è rimasta con alcune domande senza risposta riguardo la Brexit. Come per esempio: cosa succederà ai tour nel continente?
Brexit: cosa succederà all’industria musicale britannica?
Il 31 dicembre terminerà la permanenza del Regno Unito nell’UE. Finalmente il governo britannico, guidato dal premier Boris Johnson, e la delegazione europea, coordinata da Michel Barnier, sono riusciti a trovare un accordo, scongiurando la possibilità di un no deal e l’inizio di un periodo di caos e incertezza. Tuttavia, nonostante la buona notizia di un accordo, l’industria musicale britannica è rimasta con alcune domande senza risposta riguardo la Brexit.
Diversi giornali inglesi, tra i quali New Music Express, riportano l’opinione, i dubbi e le domande di Jamie Njoku-Goodwin, amministratore delegato di UK Music, una delle associazioni di categoria che rappresenta l’industria musicale inglese. Njoku-Goodwin ha affermato che, da una parte, il raggiungimento di un accordo può rappresentare un vantaggio per il comparto musicale nazionale. Ha detto: “L’accordo ci ha liberato da diverse incertezze che l’industria musicale avrebbe dovuto affrontare in caso di un no deal”. Il manager ha poi sottolineato che il settore musicale rappresenta una risorsa chiave che contribuisce per miliardi di sterline all’economia. Inoltre sostiene centinaia di migliaia di posti di lavoro e ha aiutato la Gran Bretagna a superare il suo peso a livello internazionale per decenni.
Njoku-Goodwin: spero che l’accordo rappresenti un’opportunità per l’industria musicale
Njoku-Goodwin ha poi proseguito dicendo: “L’industria musicale può svolgere un ruolo importante nel successo globale nei prossimi anni. Speriamo che questo accordo possa essere una solida base per questo. Spero che l’accordo possa rappresentare un’opportunità per sviluppare le nostre esportazioni e stringere partnership entusiasmanti per far crescere l’industria britannica nei mercati esteri. Indispensabile, poi, sarà costruire la più solida struttura sul copyright del mondo e sostenere una forte protezione sul copyright in futuri accordi commerciali. Questo in modo da rendere il Regno Unito un centro culturale in grado di rappresentare una destinazione globale per esibirsi, depositare opere e concludere affari”.
L’industria di musica dal vivo è preoccupata
Tuttavia, Njoku-Goodwin evidenzia molte perplessità in merito al processo della Brexit. Secondo l’AD di UK Music infatti con la Brexit l’industria di musica dal vivo potrebbe essere penalizzata. Ha dichiarato: “Il Primo Ministro ha promesso che non ci saranno barriere non tariffarie. Quindi è indispensabile che il governo mantenga questa promessa. Assicuri che non ci siano barriere ai musicisti britannici che lavorano e si esibiscono in tour in Europa. Esiste il rischio concreto che i musicisti britannici non siano in grado di sostenere i costi e i ritardi dovuti alle nuove procedure burocratiche. Un’eventualità del genere metterebbe a rischio i tour. Inoltre se i musicisti stranieri si trovassero a dover affrontare barriere e costi per entrare nel Regno Unito, il nostro pubblico potrebbe perdere l’occasione di vedere alcuni dei propri artisti preferiti”.
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