Black Phone è un film del 2022 diretto da Scott Derrickson. Questo regista si è già fatto conoscere nel panorama del cinema horror. Di sua mano sono due titoli interessanti come Sinister e L’esorcismo di Emily Rose. In questa pellicola, dopo la breve parentesi nel Marvel Universe (con Doctor Strange), ritorna in casa Blumhouse, nuovamente collaborando con Ethan Hawke. Ed ecco che sforna un altro film che come i precedessori presenta spunti di grande interesse, ma che non è scevro da difetti. Infatti, nonostante Black Phone presenti alcuni elementi di grande efficacia, giunti in fondo sembra quasi che manchi qualcosa. Il risultato è un senso di parziale incompiutezza, che lascia un leggero retrogusto amaro.
Black Phone: ecco cosa funziona
Black Phone è un film con diversi elementi che funzionano in modo efficace. In primo luogo, ciò che rende piacevole la visione sono i suoi protagonisti. Nella parte iniziale vengono descritti i personaggi coinvolti. Lo spettatore non può fare a meno di rimanere profondamente coinvolto nella vicenda. I due giovani al centro della storia ci vengono descritti in modo da affezionarsi subito a loro. Sono due fratelli, Finney e Gwen, molto uniti , che sopportano una situazione familiare difficile. Con Finney si entra in empatia istantanea. È un ragazzo fragile, preso di mira dai bulli. La sua sorellina invece è un personaggio speciale, dotata di capacità medianiche, come la madre suicidatasi anni prima. Queste abilità ereditate e non volute, le rendono la vita difficile. Il padre alcolista infatti non le vede di buon occhio in quanto hanno causato la morte della moglie. Per questo alza le mani sulla ragazzina, a colpi di cinghia. Questa efficace e buona descrizione dei due protagonisti è arricchita da un bel rapporto fraterno, altrettanto ben scritto. In Black Phone è la sceneggiatura che porta ad affezionarsi ai protagonisti, e a temere per la loro incolumità. Ed ecco il primo tassello azzeccato.
Una buona tensione
Un secondo elemento che in Black Phone funziona è la tensione, che riesce ad essere sempre abbastanza alta. Questo fattore si lega indissolubilmente al primo pregio sopra indicato. Grazie al coinvolgimento che lega lo spettatore ai due giovani, l’effetto ansiogeno è amplificato. Quando Finney viene rapito dal Rapace (un ottimo Ethan Hawke), le palpitazioni aumentano. Si rimane coinvolti nei ripetuti tentativi del ragazzo di fuggire. Ma cresce anche l’empatica commozione che ci lega alla sorella (Madeleine McGraw). Vedere Gwen che invoca l’aiuto di Gesù affinché le invii le giuste visioni per salvare il fratello è toccante. Forse il punto emotivamente più alto di Black Phone.
L’antagonista di Black Phone: “il Rapace”.
Un terzo punto che in Black Phone desta interesse è il maniaco rapitore di bambini noto come “il Rapace”. Un individuo affascinante, intrigante e misterioso, inquietante e spaventoso. Quasi un essere demoniaco, la cui aura mostruosa è aumentata dalla maschera di diavolo che cambia continuamente espressione. Il mostro funziona per un motivo in particolare: è di difficile lettura. Sul piano superficiale è un semplice maniaco che uccide giovani ragazzini. Ma l’aspetto più affascinante è situato su un altro livello. Un livello più criptico, misterioso ed enigmatico. Sembra infatti che l’uomo sia spinto da qualcos’altro che la semplice follia. C’è un aurea esoterica che avvolge la sua figura. Una aura diabolica. Amplificata dall’interpretazione di un ottimo Ethan Hawke. Putroppo questo aspetto è solo accennato nel film. Ed è qui che si inizia a percepire in Black Phone un senso di incompiutezza. Ciò che traballa di più è infatti l’aspetto più spiccatamente soprannaturale.
In Black Phone si ha la sensazione che manchi qualcosa
Se tensione e scrittura dei protagonisti danno un tocco in più alla pellicola, i problemi si ritrovano nella componente più spettrale del film. Si è detto che il Rapace sia un antagonista intrigante. Ma la prima pecca di Black Phone parte proprio da lui. Ci viene data l’impressione che ci sia qualcosa di più alla base di questa inquietante figura. Qualcosa di esoterico che la lega al telefono nero che da titolo al film. Ma in sceneggiatura non viene dato spazio ad un approfondimento in tale direzione. Sembra quasi che Il Rapace appaia solo in superficie, risultando in un grande potenziale inespresso. Il risultato è un senso di mancanza che si avverte giunti alla conclusione della pellicola.
Il black Phone come Deus Ex Machina
Ma uno dei problemi maggiori risiede nell’oggetto che da il nome al titolo. Il telefono è un oggetto magico, un punto di contatto col mondo dei defunti. Affascinante in potenza, ma purtroppo è una scelta che azzoppa parte dello sviluppo. Tutta la componente più fantasmatica di Black Phone è la meno efficace dell’intera pellicola. Il problema è che questo espediente stronca in parte il valore delle scene che mostrano Finney tentare la fuga. Il telefono svolge il ruolo di Deus Ex Machina, una sorta di angelo risolutore che aiuterà il ragazzo ad uscire dai guai. Ma è un aiuto troppo diretto e ingombrante, che toglie ogni soddisfazione allo spettatore alla vista dei suoi ripetuti tentativi. L’idea era quella di vedere la trasformazione di Finney, che da indifeso diventa capace di tirarsi fuori dai problemi. Ma l’aiuto esoterico che riceve smorza l’effetto di questo cambiamento. Un peccato.
Conclusioni
Black Phone è un film godibile nel suo sviluppo. Ha dei protagonisti a cui ci si affeziona e un buon ritmo teso. Purtroppo la componente soprannaturale, che doveva essere la parte centrale nella pellicola, risulta la meno efficace. Anzi è proprio la parte che smorza tutto il resto. Le scelte effettuate tolgono forza allo sviluppo, riducendo l’impatto e la crescita della storia. L’aspetto soprannaturale diventa troppo ingombrante e diretto, togliendo mistero e fascino e risultando fin troppo didascalico. Nel complesso però Black Phone resta un prodotto piacevole, che tuttavia poteva dare molto di più.