Il volto del pianeta Terra sta cambiando. Anche quello dei suoi abitanti non è da meno. D’improvviso, tutti noi siamo costretti per ragioni di sicurezza a celare i nostri sorrisi smaglianti da mascherine chirurgiche. I mutamenti non finiscono qui. Anche le abitudini e le attitudini delle persone sono soggette a metamorfosi, soprattutto in questo periodo. Non a caso, pare che i gusti musicali degli ascoltatori stiano esplorando oceani mai visitati prima. Ciò che una volta avremmo ritenuto futile o infantile, adesso è in grado di scalare le classifiche mondiali e guadagnarsi un vero e proprio traguardo. Questo è il caso della canzone per bambini “Baby Shark”.
A cos’è dovuto il successo di Baby Shark?
Una volta, il mondo della musica di bambini funzionava in maniera differente rispetto a ora. In Italia, la principale fonte di brani infantili era lo Zecchino D’Oro, ammirabile solamente una volta all’anno. Sebbene molte canzoni di questo show abbiano fatto la storia, nessuna di esse ha avuto lo stesso successo di Baby Shark. La storia del piccolo squalo e della sua famiglia, sembra aver catturato grandi e piccini. Non a caso, sarebbe impossibile che si trattasse di un brano fruibile solo dai più piccoli, data la sua celebrità. Addirittura, le visualizzazioni su Youtube sono andate oltre ai sette miliardi. Qualcuno ha commentato dicendo che il motivetto ha battuto il tormentone estivo del 2018 “Despacito”. Dobbiamo tenere in considerazione il fatto che grazie ai social media, tutto gira più velocemente, anche la musica.
Chi segue Instagram, magari avrà notato le stories di Chiara Ferragni e Fedez, i quali hanno spesso ripreso il loro bambino mentre ballava e canticchiava Baby Shark. I cosiddetti influencer, riescono realmente a influenzare gli spettatori. Anche con le loro azioni quotidiane. Magari, nel momento in cui un instagrammer utilizza il brano nei suoi contenuti, è possibile che ci si senta più “legittimati” o “giustificati” ad ascoltarlo, anche se comunemente considerato stupido o troppo infantile. Inoltre, c’è da considerare il fatto che il ritornello di Baby Shark rappresenta una di quelle ritmiche che difficilmente ci si toglie dalla testa. E quando si è muniti di smarphone e cuffie, nulla impedisce d’ascoltarlo in solitudine. Lontano dagli occhi altrui, lontano dalla vergogna.
La vergogna di essere noi stessi
La compagnia sudcoreana Pinkfong, autrice di Baby Shark, confessa che mai si sarebbe aspettata un simile risultato. Magari, il fatto che la musica sia accompagnata da una sorta di ballo da imitare, riesce a scatenare ulteriormente bambini e adulti. Eppure, essendo nel 2020, dovremmo forse smetterla di vergognarsi dei nostri gusti musicali. Non sarà l’attrazione verso un motivetto da bambini, che ci rovinerà la reputazione. Tutti stiamo stati piccoli, e in buona parte restiamo fanciulli anche una volta cresciuti. E magari non ce ne accorgiamo, ma è proprio questa parte di noi che spesso e volentieri ci mette in salvo.