Il sipario di Sanremo si è alzato. Tra le performance più attese della prima serata, oltre ai brani dei cantanti in gara, quella di Achille Lauro, quest’anno non in veste di concorrente ma nel ruolo di ospite fisso, con un quadro diverso presentato ogni serata.
Il primo quadro di Achille Lauro
Achille Lauro porta al Festival di Sanremo il primo dei suoi cinque quadri. Seguito dal suo singolo Solo noi, è stato anticipato da una lettera del mondo all’umanità. “Sarò sessualmente tutto. Genericamente niente. Sarò esagerazione, teatralità, disinibizione. Sarò peccato e peccatore. Porterò un messaggio del mondo all’umanità e chiederò che Dio ci benedica”. Un grido di rivoluzione che graffia la lavagna degli schemi imposti dall’alto che Lauro rigetta, affermando la voglia di essere oltre tutte le etichette (anche discografiche). La performance è stata annunciata dall’entrata impattante: vestito piumato e sbrilluccicante, grandi zeppe argentate stile Kiss, parrucca blu e trucco in viso. Ecco il look dell’artista, sicuramente in contrasto con quelli tradizionali ai quali il pubblico di Sanremo è abituato. Lauro, d’altronde, fin dalla sua prima apparizione al Festival, ha spezzato ogni legame con la tradizione passata, spostando i telespettatori al di fuori della loro zona di comfort, offrendo un prodotto avanguardista, per molti anche complicato da capire.
L’arte (ancora) incompresa di Lauro
C’è chi ha gridato allo scandalo, chi lo ha “definito” esagerato e ridicolo. Ma è proprio questo che cerca di combattere Achille Lauro attraverso la sua arte: le definizioni e chi definisce; chi si ferma alla sola apparenza, come fin troppo spesso fa anche nella vita di tutti i giorni; chi guarda al diverso con il disprezzo da cui nasce la paura. Lauro risponde alle polemiche sfoggiando bellamente quella tanto temuta diversità, quella follia. “La follia è avere il coraggio di scegliere un percorso fuori dall’ordinario. Quando mi chiedono cosa faccio per cambiare il mondo, rispondo che io rischio con la mia arte per portare messaggi e dare significato. Non vado in televisione o sul palco col freno tirato. Può andare tutto bene oppure la mia carriera finire lì. Io penso che nella vita bisogna essere spericolati se si vogliono davvero cambiare le cose”.
Il testo del monologo di Sanremo
“Distante, scostante, aliena, trafitta, io so come ti senti. Sono qui ferito dai tuoi errori, trafitto nei tuoi preconcetti, aiutami, perché ne ho bisogno, come si ha bisogno dell’amore di una madre, il puro bisogno di essere amati. Non dimenticare chi eri. Corpi nudi che si stringono, desideri, quando l’assenza di un padre ha la passione di Cristo, ha la febbre dell’oro. Quando davanti a un insensibile, arido, asciutto, impassibile, tu sopravvivevi perché ti bastava un abbraccio. Promettimi che non ti dimenticherai perché tu sei questo ed io sarò lì per guardarti abbracciare di nuovo, per guardarti amare ancora. Lettera del mondo all’umanità. Sono il glam rock, sono un volto coperto dal trucco, la lacrima che lo rovina, il velo di mistero sulla vita, sono la solitudine nascosta in un costume da palcoscenico. Sessualmente tutto, genericamente niente. Esagerazione, teatralità, disinibizione, lusso e decadenza, peccato e peccatore, grazia e benedizione, Sono gli artisti che si spogliano e lasciano che chiunque possa spiare nella loro camera da letto, in tutte le stanze della psiche. Esistere è essere, essere è diritto di ogni uomo. Dio benedica chi è”.