Dopo aver debuttato nel 2016 nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia con il suo primo film, Gli Eremiti, ritroviamo Ronny Trocker, e quindi un pezzo di Italia nella World Cinema Dramatic Competition del Sundance Film Festival, con Human Factors.
Di cosa parla Human Factors
Una famiglia europea modello, genitori benestanti, figli bilingui, una casa vacanze al mare sulla costa belga, un microcosmo familiare all’apparenza perfetto eppure l’inevitabile fallimento.
Le difficoltà di un famiglia
Il regista parte proprio da questo microcosmo familiare, con tutte le difficoltà di comunicazione al suo interno, per affrontare una verità più grande difficilmente controvertibile, quella di un macrocosmo dove una realtà iper-mediatizzata rende quasi impossibile comunicare. E basta poco per minare una perfezione solo di facciata. Così un misteriosa effrazione in casa fa venire a galla le tensioni latenti tra Nina (Sabine Timoteo) e Mark (Mark Waschke) che insieme hanno un’agenzia pubblicitaria di successo. E crolla anche il mondo dei due figli, Emma (Jule Hermann) e Max (Wanja Valentin Kube).
Il regista al Sundance su Human Factors
“Volevo raccontare il malessere generale che c’è nella nostra società contemporanea partendo dal microcosmo della famiglia. Il film è costruito sulle molteplici prospettive dei personaggi”, spiega Ronny Trocker, che nel 2017 a Orizzonti a Venezia ha portato Gli Eremiti. (Sundance: Human Factors)
e ancora
“Ognuno percepisce dal proprio punto di vista i fatti che accadono. Un aspetto formale che può non solo aiutare a scavare più a fondo nei conflitti familiari, ma anche offrire allo spettatore diversi punti di accesso alla storia e ai personaggi stessi”.
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