MUSE(IC), Bel-Ami | La Recensione

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MUSE(IC) di Bel-ami

L’ultima fatica discografica di Bel-Ami, intitolato MUSE(IC), è uno splendido lavoro che mette in mostra influenze e mani illustri. Un lavoro dell’anima, libero da ogni vincolo, e musicalmente spettacolare.

Bel-Ami: chi era costui?

La produzione di Errick Lewis, fedele compagno di Stevie Wonder, Jay-Z ed Erykah Badu. Il campo d’ispirazione infinito del neo-soul e delle sue sfumature. Un frontman ambizioso, dalla visione chiara e con un’esperienza poliedrica e incontrollabile. Questi sono solo i primi ingredienti che rendono tale la ricetta dietro Bel-Ami, cantante nativo di Houston, al secolo Amir Bakari Bellamy. E tale ricetta può essere scoperta ascoltando il suo nuovo album, dall’allusivo titolo di MUSE(IC). Un tributo all’R&B vecchio e nuovo, un’esplosione di estro creativo da parte di un figlio d’arte. Bel-Ami ha fatto parte sin da bambino del prestigioso Coro Sinfonico di Houston, e le sue influenze includono alcune delle più belle pietre miliari dell’R&B, da Angie Stone a Tank passando per Chanté Moore. E quelle influenze, in MUSE(IC), le veste sulla manica. 

MUSE(IC), la recensione

MUSE(IC) è puro soul, fin nel nucleo. Bel-Ami ha realizzato un distillato di tutte le influenze possibili, prese dalla black music in generale, dal soul e dall’R&B fino al rock; ma anche dalla musica pop, con una mescolanza di suoni tutta particolare e difficilmente imitabile altrove. Bel-Ami stesso descrive il lavoro con queste parole, in un’intervista alla testata Purple Revolver. “Questo è un album brutale e autentico. Il sound e la tematica sono sporchi come la cantina del Jersey nella quale sono state registrate le canzoni. A ripensarci era come vivere un sogno. Tutto emergeva così facilmente”. La musica di Bel-Ami è così, guidata da lui e solo da lui.

Indimenticabile è l’elemento del basso – e non a caso, perché l’influenza principale di Bel-Ami nel suo lavoro è il bassista Bilal, uno dei migliori in tutto il mondo. MUSE(IC) può dunque fregiarsi di un sound possente, sporco e splendidamente retro, che si mantiene minimalista senza sprofondare nella noia o nell’insufficienza. Un elemento che poi può passare in sordina dietro agli elementi di cui sopra, ma che non va dimenticato, è la voce di Bel-Ami, che in MUSE(IC) rappresenta una presenza fissa e molto forte. Calda, profonda e di presenza, con un timbro che ricorda molto il tardo Usher. Bel-Ami gioca con le atmosfere, le immagini e i mood, percorrendo tutte le strade dalla sensualità alla melanconia e senza mai perdere un colpo.  

MUSE(IC) è un album splendidamente autoriale, ambizioso, realizzato da qualcuno che non soltanto ci tiene davvero, ma è determinato a gridare al mondo quanto ci tiene e perché. Bel-Ami sembra esistere da sempre – e sicuramente esistono da sempre le sue influenza, disparate e cosparse in tutti i decenni passati. È stato paragonato più spesso a D’Angelo, ma ha un posto a sua misura anche nella musica contemporanea. Chi ha conosciuto il lavoro di Alabama Shakes, Omar Apollo e The Fantastic Negrito apprezzerà sicuramente anche Bel-Ami. Un lavoro così eccezionale, dopotutto, non si trova molto spesso. 

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