L’anima non conta: poesia come linfa vitale

Questo brano contiene un significato immenso

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L’arte è fin da tempi molti antichi, uno dei mezzi di comunicazione più potenti che esistano. Le forme artistiche sono pressoché infinite. Come del resto, sono infinite le parole e i pensieri. Spesso, dove quest’ultimi non arrivano, arriva l’arte. La musica è particolarmente efficace nell’esprimere l’ineffabile.
Ci sono canzoni che, appena ascoltate, restano dentro. I brani musicali, talvolta, afferrano quel concetto presente in un piccolo angolo della mente, e lo ingrandiscono. Non ne modificano le dimensioni. Semplicemente, proprio come la lente di un microscopio, ne rendono evidenti i minimi dettagli, e ne scoprono di nuovi.
“L’anima non conta” è un brano della band Zen Circus del 2006, tratto dall’album “La “Terza Guerra Mondiale”. A molte person,e può fare proprio questo effetto.

L’anima non conta: la prima parte del testo

“Laura guarda il mare come lo sanno guardare solo certi figli del, del Nordest
Ma Venezia non è mare è solo un ideale
Che non puoi abbracciare mai
E poi mai
Sposta i capelli sulla spalla destra e scopre quel disegno fatto di nascosto a suo padre
Ma adesso anche il parroco ha un tatuaggio con su scritto l’anima mia
È di dio
Il tempo non si ferma non si è mai fermato e quello che è passato chissà dove è andato
Forse in quel cassetto dove nascondevo la carta stagnola o nel Bar da Mauro
Maledetto il giorno in cui mi son fidato di questo paese
Lurido, sperduto, imbarazzato, freddo, grigio, solitario, disastrato
Dove ho creduto di esserti vicino, ma vicini eran solo i guai
Ed i tuoi”

Tra mare e ribellione

L’anima non conta, inizialmente, racconta di una ragazza, Laura. Quest’ultima si rivolge al mare. Il mare infatti non è mai un qualcosa che semplicemente si guarda, ma piuttosto al quale ci si riferisce. Spesso si chiede silenziosamente aiuto alle onde marine, sperando che il loro infrangersi sugli scogli suggerisca una qualche risposta.

Solo che il mare, fisicamente, non parla. E’ l’essere umano che riflettendosi su di esso, nella sua poesia e nel suo silenzio, fa chiarezza tra i suoi pensieri. Per questo “è solo un ideale.”

Segue un apparente gesto di ribellione. Un tatuaggio, nascosto, grazie ai capelli, a un padre. Quest’immagine ci riporta senz’altro all’adolescenza, quella fase della vita nella quale si comincia a scoprire se stessi e il mondo. Un mondo immenso, ma spesso incredibilmente limitato. La ribellione è un sentimento tipico dell’adolescenza.
E può prendere mille forme. Una di queste, può essere l’incisione di un tatuaggio sulla pelle. Tuttavia, nel testo della canzone, ci viene spiegato che questo è un gesto solo in apparenza rivoluzionario.

l'anima non conta tatuaggio

Addirittura, appare l’immagine di un prete tatuato. Un’azione che si potrebbe definite anticlericale, data la classica mentalità ecclesiastica. Per di più, non si tratta di un tatuaggio qualsiasi, ma di uno riportante la scritta “l’anima mia è di Dio“.

Dunque, un atto d’espressione artistica e ribelle, appare in realtà come un gesto accettato dalla società. Forse, ciò accade poiché ribellarsi al mondo è un’impresa ardua e dolorosa. Ben più dolorosa di un ago che inietta dell’inchiostro nella pelle.


Tempo che passa

Tuttavia, se la ribellione non si esprime attraverso un tatuaggio, lo fa tramite le parole. Il testo, infatti, si protrae in una specie di nostalgia del tempo. Un ragazzo ormai cresciuto pensa al suo passato, e si meraviglia di quanto quest’ultimo sia lontano, di quanto gli anni siano passati velocemente. Di conseguenza, si abbandona al rimpianto di ciò che è stato e alla rabbia per ciò che è, incolpando la realtà fisica nella quale vive.

La seconda parte del testo

L’ambulanza grida
E porta via mio padre, il sangue ormai è seccato
Almeno te l’ho presentato
Poi sono scappato
Firenze, Rimini, Ferrara
La piana e l’autostrada
Ma il sole risorge ogni giorno e ogni giorno i ragazzi al parco si fanno
Giù da questo scoglio, giù nel mare in verticale
Giù e poi nuotare, non c’è altro da fare, senza bestemmiare
Zitto e non fiatare tanto l’anima non conta
Tu libera e felice vai, mi ritrovi dove sai
Ora cercherò, un amico, un lavoro
Poi non lo so
Una casa, il decoro
E poi ho visto solo mare, mare, mare
Tanto mare solo acqua tanta nei polmoni che fa male e non riesci a respirare
Che ti chiedi i pesci come fanno
Ma non lo diranno mai, lo sai

Amici a non finire
Sembra di impazzire
Ti dicono bravo, bravo, sei speciale, ma quanto sei bravo, sei un portento, sei geniale
Ma finché non te lo dice lui, o non te lo dice lei, non conta
Andiamo in centro, andiamo in centro
Andiamo a vedere i passeggini rotolare
Gente comperare quello che non può avere
Oppure più semplicemente resteremo qua
Ma il sole risorge ogni giorno e ogni giorno che passa diventa un ricordo
Giù da questo scoglio, giù nel mare in verticale
Giù e poi nuotare
Non c’è altro da fare
Senza bestemmiare
Zitto e non fiatare tanto
L’anima non conta
Tu libera e felice vai
Mi ritrovi dove sai


Elogio della solitudine: poesia del circostante


La fatica di crescere

Da bambini, la crescita è considerata una sfida da vincere. Il piccolo non vede l’ora di vedersi cresciuto, e gli adulti lo incoraggiano e accompagnano in questo percorso. Quando poi gli adulti siamo noi, la musica cambia. Cominciamo a vedere la vita più da vicino e a perderne il significato. “”L’anima non conta”, nella sua seconda parte, sembra riflettere proprio questo pensiero.

Inizialmente, si fa riferimento alla tragica scena della perdita di un padre. Dopodiché, si delinea una serie di pensieri confusi ma sensati. Si descrive quanto la vita, nella sua assurdità vada avanti, a discapito di tutto. Nonostante gli esseri umani stiano male e a volte si autodistruggano, tutto continua comunque a fluire. Quasi come se il circostante fosse completamente distaccato dagli uomini.

l'anima non conta farfalle

Crescere significa anche andare avanti, sforzarsi di farlo anche quando non si vorrebbe. Nei periodi più bui della vita si cerca disperatamente di dare un senso alle cose, anche queste se non ce l’hanno. Lo facciamo per convincerci che siamo al mondo per una ragione, per uno scopo. Non per via del fato, o per casualità.

“L’anima non conta”, nel suo proseguire, ci parla proprio di questo. Di quanto troppo di frequente riempiamo la vita per decoro, per dimostrare agli altri che valiamo qualcosa. Alla fine però, il giudizio e l’apprezzamento altrui non si rivela mai così importante. Anzi, spesso fa ancora più male sentirci rimpinzare di complimenti quando sappiamo che essi non sono sentiti, o quando dentro sentiamo di non possedere un senso della vita.

E così, si finisce per osservare il circostante. Si resta in silenzio, guardando le persone che passeggiano, considerandoli come membri di una danza fine a se stessa. Così tanto insensata, ma irrefrenabile.

Perché l’anima non conta?

Abbiamo toccato i punti chiave del singolo, ma non il significato del suo titolo. Dunque, perché l’anima non conta? Per rispondere a questa domanda, si deve innanzitutto ripartire dalla stessa definizione della parola anima. Comunemente, con questo lemma si fa riferimento alla parte immateriale ed extracorporea dell’essere umano. A quel qualcosa che sopravvive dopo la morte e al di là dei danni che il corpo fisico può subire.

Non tutti crediamo alla sua esistenza. Ad ogni modo, tornando al brano, esiste una ragione ben precisa per la quale l’anima non conta. La possiamo trovare nello stesso flusso vitale. Noi esseri umani siamo mente e corpo. E siamo estremamente vulnerabili e fragili. Basta un soffio di vento per spazzarci via. La vita è talmente complicata che è impossibile non affrontarla nel presente, per ciò che è nel momento in cui la si vive.

Come si può andare avanti contando solamente sulla parte extracorporea di se stessi, ammesso che questa esista? Mente e corpo. Queste sono le nostre principali essenze di tutti noi. Nessuno sa per certo se l’anima esista o meno, e ovviamente ognuno è libero di credere in ciò che lo fa sentire meglio. Tuttavia, la vita è adesso. Se l’anima non conta, è perché alla fine si finisce per contare solamente sulla propria realtà, affrontandola in tutte le sue infinite sfaccettature.

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