Almodovar, quando il grottesco è realismo

Viaggio nella produzione del maestro del cinema della mutevolezza e dell'assurdo

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Almodovar

Pedro Almodovar è colore ed energia, frammento ed integrità, verità e bugia. I suoi lavori sono confusione, che in maniera del tutto alternativa riescono a trovare un proprio ordine. Sono un esplosione di sentimenti, sensazioni, continui stimoli che mettono alla prova lo spettatore. Sono pellicole difficili da sgrovigliare, ma che, nel momento in cui vengono comprese, diventano un vero e proprio viaggio. Un viaggio in una dimensione fatta di vuoti emotivi che vengono riempiti, sensazioni nuove, colori, suoni, in un esplosione sensoriale di cui raramente lo spettatore è testimone. Almodovar è un regista in grado di mettere l’ uomo dinanzi alle sue malattie, ai suoi problemi, in grado di dissipare tutte le violenze e le efferatezze dell’essere umano. Un mondo tragico, che si mescola perfettamente con un’ ironia oscura e tetra, totalmente in contrasto con il colore che regna sovrano nelle sue pellicole.

Almodovar e la guida femminile

Uno dei pochi registi ad aver reso la donna il suo canale di studio principale, Almodovar rappresenta i suoi uomini come incompleti, inetti, alienati. Il loro vuoto può essere colmato solo dalla figura di una donna che li guida, li affianca. E’ su questo che si basa il pluripremiato Tutto su mia Madre, capolavoro indiscusso del regista spagnolo. Le donne sono motore d’azione, spinta al movimento continua. Il mondo di Almodovar è totale anarchia di uomini e donne che devono rendersi conto del loro essere persone totalmente frammentate. Bugia, ironia e verità si accavallano in un gioco senza fine. Almodovar cerca di capire cosa vuol dire essere donna ed è forse l’ unico regista in grado di avvicinarsi, anche se molto lentamente, alla realtà.

Il realismo del grottesco

Quello di Almodovar è un realismo all’ennesima potenza. Un realismo fatto di imperfezioni, fissazioni, difetti fisici, colori accesi che hanno reso il cinema del maestro spagnolo uno dei più imitati e citati al mondo. C’è melodramma, c’è un’ idea di mancanza che può essere colmato solo dall’eccesso più sfrenato. In Almodovar è sempre presente quella voglia, mai assopita, di prendere a schiaffi e distruggere quel buonismo che da anni invade il cinema. Se le sue prime pellicole sono l’estremo di questa teoria, il regista nei suoi ultimi lavoro è stato in grado di moderarsi rimanendo però coerente con sè stesso.

Almodovar e il cinema della mutevolezza

Antonio Banderas insiemee al regista Pedro Almodovar

L’isteria, l’eccesso, la violenza visiva data dalle luci e dai colori usati dal regista, fanno sorridere per il mondo grottesco ma allo stesso tempo naturale che riescono a creare. Usa il melodramma a proprio favore, trasformandolo in una parodia in grado di colpire i punti giusti. Amplifica le emozioni in modo da colpire meglio lo spettatore, impressionandolo, rendendo la scena indimenticabile. Un indimenticabile che nasce dell’esagerato e dal grottesco.Nei suo film Almodovar nasconde sogni, ossessioni, delusioni e sofferenze dei propri protagonisti.

La poetica centrale del cinema almodovariano è la mutevolezza. Nessun personaggio è statico. Sono persone che non hanno nulla di epico ed indimenticabile, anzi, sono soggetti a mutamenti continui e spesso immotivati. Sono guidati dalle sensazioni, dal sentimento, senza un vero criterio fondante. Dalle muse anticonvenzionali e spesso auto ironiche, il cinema di Almodovar risulta essere un totale ribaltamento del canone di bellezza standard da noi conosciuto. E’ una bellezza grottesca, ma che diventa in poco tempo memorabile.

Perchè il suo cinema, anche se in maniera non convenzionale, punta ad essere memorabile.

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