Toni Servillo a #Giffoni50: come il cinema batte la paura

Nella sala blu della Multimedia Valley l'attore partenopeo ha tenuto un incontro con i giovani del Festival

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Toni Servillo

Come ogni anno il Giffoni Festival riesce a portare sul suo palco personaggi del mondo nel cinema in grado di comunicare sensazioni nuove. Questo è stato il caso di Toni Servillo, affezionato del Festival, che in una lunga chiacchierata nella sala blu della Multimedia Valley ha esaltato l’entusiasmo dei giovani e il lavoro del direttore di Giffoni Opportunity Claudio Gubitosi. Mai come quest’anno, il Giffoni Festival è diventato un punto di riferimento per la rinascita del cinema italiano. Nonostante il distanziamento imposto, si respira sempre una perenne aria di festa.

Toni Servillo: ” Giffoni è un messaggio di vita”

Servillo al Giffoni Festival

L’attore, oltre ad aver lodato il Festival come un evento in grado di esaltare l’amore per la vita, ha parlato del documentario realizzato per il cinquantennale del Giffoni.

Ho avuto modo di vedere il documentario realizzato per il cinquantennale. Mi ha colpito, tra le tante, la testimonianza di Wim Wenders. Il fatto che venendo qui ha ritrovato il bambino che è in lui. Questo rispecchia molto la dimensione pedagogica del festival. Vedendolo si capisce che il cinema è l’occasione per rilanciare argomenti più complessi. È un’opportunità che consente ai ragazzi di conoscere la varietà del mondo e che fa loro amare la vita. Conservare lo stupore dell’infanzia è fondamentale. I giovani non sono vasi vuoti da riempire con il nostro sapere. Questo è il luogo per eccellenza dove viene sfatato un luogo comune su una gioventù non curiosa e non attenta. A Giffoni è rappresentato il suo lato migliore.

La collaborazione con Sorrentino e nuovi progetti

Ha inoltre parlato della sua lunga collaborazione con il regista Paolo Sorrentino che va avanti da ben 5 film. Non si è sbilanciato riguardo il nuovo progetto del regista partenopeo, un film targato Netflix intitolato E’ stata la Mano di Dio, anzi ha glissato con ironia: “Ne so quanto voi. Dovesse chiamarmi all’ultimo momento mi faccio trovare pronto avendo già fatto cinque film con lui”

Servillo ha inoltre anticipato qualcosa sui suoi progetti futuri. Si sa ben poco su Qui Rido io film di Mario Martone che vede Toni Servillo nei panni del commediografo Eduardo Scarpetta. L’ unica cosa che l’attore ha fatto sapere è che le riprese si sono concluse il 30 Luglio. Sono pochissime le news anche sulle riprese di Dall’ Interno, pellicola di Leonardo Di Costanzo, che vedrà Servillo tra i protagonisti insieme a Alba Rohrwacher e Silvio Orlando.

Il mestiere dell’attore

I giovanissimi presenti in sala hanno palesato la loro curiosità sul mestiere dell’attore “Tutti i personaggi sono difficili. Lo sono ancora di più quelli ispirati alla realtà perché il pubblico nutre delle aspettative. Ai ragazzi che vogliono intraprendere questa carriera direi: ci vuole impegno, sacrificio e dedizione. Non è una porta facile per il successo”. Innamoratosi giovanissimo delle icone della nouvelle vague, prima di scoprire il cinema americano, e dopo una lunga “militanza” tra i film di Bergman visti ai tempi dell’oratorio, Servillo ha raccontato della sua passione per la parola scritta e la letteratura, tappa fondamentale nella sua formazione di attore. “Grazie a Truffaut ho scoperto Balzac. Se ci fossero più film con riferimenti alla letteratura forse i giovani potrebbero appassionarsi, ma ogni generazione ha le sue specificità”.

Le parole sui talenti italiani e sulla sua Napoli

Ha speso parole lodevoli per l’attore partenopeo Marco D’Amore lodandone il talento, ma soprattutto la costanza, l’ impegno e la capacità di aver trovato una propria strada. Cita tra i volti più importanti del cinema italiano Alessandro Borghi e Luca Marinelli, attori che in breve tempo hanno saputo affermare tutto il loro talento. Inoltre si è lanciato in una lode al cinema napoletano che negli ultimi anni sembra aver ritrovato tutto il suo antico splendore. “A Napoli si stanno facendo tante cose, Sorrentino, Martone, Andò, De Angelis. E se vogliamo anche le vittorie a Cannes di Gomorra e de Il divo sono targate Napoli”. Rimane sempre vivo per Servillo l’amore per il teatro in grado di formarlo come uomo e come attore. Il suo attaccamento alla città d’origine è legato anche al suo definirsi un attore italiano di lingua napoletana.

Toni Servillo: ” La lingua napoletana è la lingua dell’esperienza”

Ha dedicato le sue ultime frasi proprio a Napoli, alla sua Afragola e a quel dialetto che tutt’ora può essere definito sempre di più una lingua.

ogni parola di questo dialetto è uno scrigno e racchiude almeno dieci significati diversi. La lingua napoletana è la lingua dell’esperienza, quella che detta il comportamento”. Ha riflettuto poi sulle sue radici: “Se dovessi tornare indietro con la memoria, ripenso ad Afragola. A settembre. Mi piacerebbe rivivere quella sensazione di me bambino circondato da un gineceo di nonne, zie, cugine, tutte bellissime, che cantavano e chiacchieravano mentre facevano le bottiglie di pomodoro. Era come trovarsi nel Campiello di Goldoni, un teatro di assonanze e di rimandi. Vivevo in una palazzina nell’unica strada asfaltata del paese, la cosiddetta “a via liscia” che è un po’ il mio paradiso perduto, la mia isola di Arturo dove vorrei tornare”.

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