Approfondimento su The Long And Winding Road dei Beatles

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Sir Paul McCartney nel 2018

Aggiungere sproloqui speculativi sull’opera dei Beatles risulta estremamente superfluo, così come sarebbe una totale perdita di carta stampata rimarcare per l’ennesima volta la notevole discrepanza tra il genio musicale dei quattro (riscontrabili nella loro intera produzione) e l’invece discutibile capacità strumentale (su questo, almeno per il basso di Paul McCartney, ci sarebbe molto da ridire, ma non è questa la sede opportuna). Ciò che è di estremo interesse è come John, Paul, George e Richard (per tutti Ringo) siano riusciti a partorire i loro capolavori dell’ultimo periodo pur trovandosi in pesante disaccordo fra loro, sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista squisitamente personale. The Long And Winding Road, struggente ballad tratta dall’album Let It Be scritta da Paul McCartney seppur accreditata Lennon-McCartney secondo lo storico compromesso sulla gestione delle royalties, mette proprio in evidenza questo funesto periodo beatlesiano, tanto complesso sul versante della relazione umana tra i componenti della band (diversi momenti esplosivi si sono succeduti dal White Album in poi) quanto estremamente fertile e raffinato sul lato della creatività. 

Scritta da Sir Paul vicino alle Highlands scozzesi, The Long And Winding Road rappresenta un vero e proprio canto di addio, con il componente dei Beatles più votato alla melodia intento ad analizzare la situazione che si stava vivendo in casa Fab Four; la lunga e ventosa strada è quella che i quattro musicisti di Liverpool stavano percorrendo da un discreto periodo di tempo, ma anche quella che attendeva i singoli componenti dopo lo scioglimento della band, eventualità ormai inevitabile; la canzone fu pubblicata come singolo l’8 maggio 2020 nel Regno Unito e l’11 maggio negli Stati Uniti.

Paul McCartney nel 1964

Come già anticipato in precedenza, il testo è letteralmente struggente, e, nel concentrarci esclusivamente su si esso, ci accingiamo ora a dettarne una probabile interpretazione.

The long and winding road

That leads to your door

Will never disappear

I’ve seen that road before

It always leads me here

Lead me to you door

Sir Paul non ci fa intendere in maniera precisa a chi si stia rivolgendo con la frase your door, forse sta parlando con la Fine, intesa qui nella sua entità metaforica nonché ontologica: la lunga strada tortuosa guida direttamente alle porte delle Fine, non una fine specifica ma la Fine in senso generale, unica vera certezza dell’essere umano. Lo dicono i Guns’n’Roses nell’altrettanto struggente November Rain con la frase « Nothing lasts forever…» ma già Paul McCartney ne è consapevole in questa meravigliosa canzone; tutto scorre, secondo la lezione eraclitea, e tutto passa cadendo nell’ineluttabile, anche l’amicizia e le collaborazioni professionali. Quella strada che sta portando i Beatles alla fine, in realtà accompagna tutti a una fine di qualcosa, non sparirà mai e Sir Paul, infatti, ci rimarca di averla già vista in passato e di averne già avuto esperienza («I’ve seen that road before / It always leads me here / Lead me to your door»). È strabiliante come McCartney si rivolga alla Fine sempre in prima persona, ma in maniera del tutto comprensibile: dopotutto è la nostra più vecchia amica e ci accompagnerà per tutta la durata del nostro cammino.

The wild and windy night

That the rain washed away

Has left a pool of tears

Crying for the day

Why leave me standing here?

Let me know the way

Tutto ciò che di oscuro può capitare nella vita viene qui espresso metaforicamente come una «notte selvaggia e ventosa», notte che è stata più volte spazzata via dalla pioggia (qui simbolo del tempo che passa e cura così tutte le ferite, lasciandone però le cicatrici) ma che ha lasciato comunque una pozzanghera piena di lacrime pronte per essere piante proprio nel giorno della genesi della canzone. Il cantante continua a rivolgersi alla Fine, indispettito dal dolore e volenteroso di sapere solo una cosa precisa: “Perché lasciarmi qui inerme? Fammi sapere la via da seguire” («Why leave me standing here? / Let me know the way»).

Many times I’ve been alone

And many times I’ve cried

Anyway you’ll never know

The many ways I’ve tried

Lo sfogo nei confronti della Fine continua, con McCartney che ribadisce quante volte si sia trovato da solo e quante volte abbia pianto in passato, nonostante ci tenga a evidenziare quante volte ci abbia provato ad avere successo in tutto ciò che ha fatto; anzi, è convito che la Fine mai si renderà conto dell’incessante provarci del cantate-bassista dei Beatles, provarci tanto nel produrre la migliore musica possibile quanto nel mantenere il quartetto simbolo degli anni ’60 qualcosa di più di un fenomeno effimero (che poi effimero non è stato: nonostante lo scioglimento, la figura dei quattro Beatles è diventata da reale a leggendaria).

And still they lead me back

To the long winding road

You left me standing here

A long long time ago

Don’t leave me waiting here

Lead me to your door

Qui il soggetto cambia: alla Fine viene sostituito il pronome personale they, «loro», chiaramente riferito ai compagni di gruppo, vero e proprio motivo di sofferenza per Sir Paul contestualmente alla stesura del brano. La rottura con gli altri tre Beatles sta spingendo nuovamente l’autore verso la lunga e tortuosa strada, strada dove la Fine ha contribuito più di una volta a lasciarlo nei tempi andati. Paul non si accontenta di aver potuto esternare un proprio disagio interiore e ribadisce la propria necessità di chiarezza: «Don’t leave me standing here? / Lead me to your door».

La fine di qualcosa e il relativo addio sono sempre fenomeni di grande scombussolamento emotivo, la forza del tempo riesce però a combattere contro la Fine metaforizzata dal Paul McCartney e, nonostante le vistose cicatrici che inevitabilmente affiorano sulla pelle della vita, fornisce nuova linfa per un nuovo inizio. I Beatles sono finiti nel modo migliore possibile, con due album mastodontici come Abbey Road e Let It Be, ma dalle ceneri di uno dei fenomeni musicali più rilevanti del XX secolo è germogliato un insieme di carriere soliste di tutto rispetto, sporcate purtroppo dall’assassinio di John Lennon e dalla morte naturale di George Harrison. 

I Beatles sono morti, lunga vita ai Beatles!

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