Paradise Lost – Obsidian | recensione album

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2030

Dopo Medusa tutto potevamo aspettarci tranne che un piccolo gioiello. Eh già perché i Paradise Lost questo hanno fatto con il loro sedicesimo album in studio, intitolato Obsidian. Le coordinate chitarristiche raggiungono un apice sentimentale di difficile spiegazione mentre i momenti puliti/sporchi sgorgano di emotività. È grande la predisposizione tecnica del gruppo di Nick Holmes e Gregor Mackintosh a raggiungere una catarsi che va oltre il semplice ascolto musicale. Obsidian mostra infatti una band “ringiovanita” nell’inventiva, nella predisposizione e nel recupero di quei connotati che li avevano immensi negli anni 90’.

La sensazione generale annusando questo lavoro è un approccio old school che punta direttamente al futuro. Una sorta di dicotomia, di contrasto che va a rendere ogni escursione strumentale proposta semplicemente accattivante. Mai come in questo episodio la band ha veramente affinato le proprie volontà al fine di dare vita ad un lotto di pezzi invidiabili, per emotività e ritmica. La componente catchy è anche qui presente, solo che è mascherata da una tensione, da una torsione viscerale che ha quasi dell’ipnotico.

La lineup di Obsidian

Come nel precedente Medusa Holmes alterna growl e pulito, giocando molto con le atmosfere profuse dalla chitarra espertissima di Gregor Mackintosh e dal basso pulsante di Steve Edmonson. A coronare il tutto è la capacità del batterista Waltteri Väyrynen di scavare a fondo in ogni brano.

Dalla lancinante Darker Thoights, fino ai due singoli pubblicati con grande successo come Fall from Grace e Ghosts, notiamo una creatività e soprattutto una tendenza a non ripetere i soliti cilchè del genere. In Hopes Dies Young si recupera la limpidezza dei Paradise Lost di inizio anni Duemila, mentre in Serenity Nick rispolvera il suo modo vocale gutturale con successo. Di notevole importanza sono state le esperienze dei due leader nei loro progetti personali; Gregor ha tirato fuori un mattone vecchia scuola con gli Strigoi; mentre Nick ha allenato la sua ugola estrema con il superstar project Bloodbath.

In conclusione, Obsidian mostra che il processo di invecchiamento dei Paradise Lost produce solo cose positive. Dopo sedici album e uno status storico invidiabile, la band di Halifax produce un nuovo tassello musicale destinato a far parlare di sé.

Voto: 8

Tracklist

  1. Darker Thoughts
  2. Fall From Grace
  3. Ghosts
  4. The Devil Embraced
  5. Forsaken
  6. Serenity
  7. Ending Days
  8. Hope Dies Young
  9. Ravenghast

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