Marco Sentieri svela il più intimo significato di Billy Blu – INTERVISTA

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A poche settimane dalla sua partecipazione al Festival di Sanremo con il meraviglioso brano Billy Blu, il rapper Marco Sentieri è attualmente in una fase un po’ diversa da quella di mera promozione che segue generalmente la pubblicazione di un singolo. L’artista, dopo aver portato sul palco un brano incentrato sul tema del bullismo, sta infatti seguendo bene la tematica con un progetto molto interessante che lo porterà direttamente nelle scuole, ad interagire a tu per tu con i bambini. Ma Marco Sentieri rimane pur sempre un artista oltre che un attivista, motivo per cui dei progetti musicali più corposi di un semplice singolo sono comunque in arrivo. Di questo e di tanto altro abbiamo parlato direttamente con Marco Sentieri. Di seguito la nostra conversazione.

INTERVISTA A MARCO SENTIERI

Nella tua carriera, partita più o meno nel 2019, abbiamo potuto già ascoltare più brani incentrati su tematiche di stampo sociale, anche prima di Billy Blu. Abbiamo ad esempio “Avvolgimi”, un brano che a me sembra incentrato su un uomo violento che non accetta di essere lasciato dalla sua fidanzata. Da cosa nasce questa esigenza?

In realtà la chiave di lettura che hai utilizzato per Avvolgimi è un po’ troppo cupa: si tratta semplicemente del classico ragazzo d’oggi che va in giro per locali – può bere, può fumare, ma sicuramente non è violento. Lui cerca semplicemente di far ricordare alla ragazza quanto lo amasse, le dice “non lasciarmi” anche se crescendo ha preso un’altra strada. Il tema sociale è più presente nell’altro singolo che ho rilasciato, “La Nuova Generazione”, in cui parlo di politica corrotta, terra dei fuochi e quant’altro. Chi conosce Marco Sentieri sa che amo trattare temi sociali, sarà per la mia provenienza, sarà che vivo in un paese non facilissimo, per quanto le cose siano migliorate.

Salire su un palco come quello di Sanremo deve essere un’emozione fortissima, soprattutto quando lo fai con un brano significativo come Billy Blu. Cosa hai provato a portare un brano del genere su quel palco?

Ho provato tanto, tantissimo orgoglio. Innanzitutto perché so cosa si prova a subirne, mi è capitato alle scuole elementari, e soprattutto cantarla nel giorno dedicato al cyberbullismo (7 febbraio) è stato un orgoglio pazzesco.

Guardando Sanremo ho notato in te non solo una grande qualità musicale ma anche un’immensa presenza scenica con cui hai portato Billy Blu sul palco. Secondo te, quanto è importante che l’artista esegua un brano nel modo più comunicativo possibile mentre è su un palco? E’ essenziale affinché il messaggio possa arrivare dritto allo spettatore?

Penso sia importantissimo, soprattutto se per te è qualcosa di spontaneo, che non provi davanti ad uno specchio. Nel mio caso non ho dovuto pensare a nulla per mettere su una performance che arrivasse al pubblico: come ho anticipato, so bene cosa vuol dire subire bullismo. Considera che quando ho registrato il brano in studio hanno dovuto consolarmi, a me Billy Blu commuove ogni volta che la canto e che l’ascolto. Credo che l’emozione arriva soltanto quando tu, effettivamente, la provi e la dai, altrimenti sei soltanto un esecutore tecnico. Anche in quel caso puoi essere bravo vocalmente, puoi avere uno stile interessante, ma arrivi indubbiamente di meno a chi ti guarda o ascolta.

In questo periodo non sei focalizzato esclusivamente su Billy Blu, ma stai seguendo anche dei progetti su bullismo e cyberbullismo. Di cosa si tratta nello specifico? Quale obiettivo volete raggiungere?

Quello che vogliamo fare con questo progetto è sensibilizzare un po’ tutti su questa tematica, e per farlo abbiamo pensato di passare per le scuole. Anche se si possono subire questi tipi di violenza anche da adulti (ho ricevuto molte testimonianze di bullismo ricevuto sul posto di lavoro, ad esempio) credo comunque sia importante partire dalla base, e quindi dai ragazzi nelle scuole, motivo per il quale girerò per un tour proprio nelle scuole cercando di toccare istituti in ogni parte d’Italia. Nella settimana sanremese, proprio lì a Sanremo, sono stato testimonial #Cuoriconnessi – Storie di Vite on-line e di Cyberbullismo, in cui vengono riportate dentro molte storie reali. L’opera è stata sponsorizzata da UniEuro e Polizia dello Stato. In ogni caso, ciò che seguirà sarà incentrato su un unico concetto: parlarne, parlarne, parlarne. Non c’è nulla di importante: quando si tratta di bullismo, parlarne è l’unico modo per affrontare il disagio.

Marco Sentieri con la sua Billy Blu è il vincitore morale di Sanremo Giovani?

Proprio in questi giorni è uscito il video di Billy Blu, una clip in cui metti in evidenza di nuovo una grande presenza scenica, ma non solo. Il video presenta anche una scelta narrativa molto particolare, ce ne vuoi parlare?

L’idea che sta dietro il video è stata sviluppata insieme al regista, Claudio Zagarini, e consiste nel mostrare Marco Sentieri che racconta e parla rivolgendosi ad una persona che è sia Billy che la coscienza del bullo, ossia della persona che ha bisogno della dose maggiore di aiuto. Il brano, del resto, è sviluppato così: la prima parte è incentrata su come viene bullizzato Billy, ma la seconda parla invece di come Billy abbia la forza di perdonare il suo bullo. Si parla quindi delle difficoltà di questi ragazzi che riversano le loro frustrazioni su quelli più piccoli e deboli di loro ma che, nel profondo, sono proprio quelli che soffrono di più. Difatti il brano recita “eri tu quello più debole, tu dentro stavi male”, rivolgendosi appunto al bullo. Poi alla fine c’è il colpo di scena: Billy si toglie il cappello ed è in realtà la stessa persona che stava raccontando. In un certo modo si cerca di narrare quello che accade nella storia (che è una storia vera, messa su carta da Giampiero Artegiani) ma anche di far capire che, a parlare, è anche la coscienza del bullo.

Attualmente, nonostante tutto l’impegno su Billy Blu ed il bullismo, stai lavorando anche ad un album o comunque ad un progetto più grosso e prettamente musicale?

Certo, stiamo lavorando ad un album e stiamo facendo i salti mortali per poterlo pubblicare prima dell’estate. Come ho già accennato, il progetto Billy Blu non si fermerà tanto presto: è previsto un anno di incontri nelle scuole. In ogni caso, invito tutti a seguirmi sui miei canali social ufficiali per restare il più aggiornati possibili. Nel mese di marzo è previsto un tour mondiale organizzato dalla RAI a cui parteciperanno anche gli altri vincitori di Sanremo Giovani: sarà un progetto dedicato principalmente agli italiani all’estero, con una prima data a Sanremo ed altre 6 date che toccheranno tutti i continenti. Appena il tour sarà concluso, e dunque subito dopo la fine di marzo, sapremo dare un’indicazione più precisa sulla data di rilascio dell’album.

Dopo aver portato un brano come Billy Blu a Sanremo, ed essendo anche in procinto di girare nelle scuole, c’è una domanda d’obbligo in un’intervista. Se dovessi parlare con una persona che riceve una qualsiasi forma di bullismo, a scuola o in ogni altro tipo di luogo, cosa le diresti? In che modo bisogna agire in questi casi secondo te?

Generalmente, le persone che subiscono atti di bullismo sono quelle più timide, più chiuse. Per questo, ciò che direi loro è di credere di più in se stessi: non è facile dirlo ad un ragazzino, soprattutto se timido, perché alla loro tenera età non hanno ancora la maturità di noi adulti. Una volta un bambino mi rispose: “è facile per te parlare, non sei tu che hai questo problema” – alla loro età non è facile. Se poi questi ragazzini hanno dei presunti difetti, direi loro di fare di queste caratteristiche i loro punti di forza: non esistono difetti, solo caratteristiche e stereotipi precostituiti nelle nostre teste. Dire invece “devi essere meno timido” sarebbe un errore: come si fa a dire ad una persona una cosa del genere? Non è un processo automatico, non accade dalla sera alla mattina.

Anche perché far capire a un bambino che il bullo è in realtà la persona infelice non è semplice, è qualcosa che capisci col senno di poi ma non in quella fase.

Esatto: un bambino non potrà mai capire questo concetto. Bisogna per questo sensibilizzare e parlarne il più possibile, ancora di più di quanto già non si faccia. Più se ne parla meglio è: non immagini quante testimonianze mi arrivano sui social, molte sono davvero da brividi. Poi bisogna considerare l’aspetto generazionale: quando ero bambino io, confessare di aver ricevuto un atto di bullismo mi avrebbe fatto risultare debole o comunque non sarei stato creduto, oggi invece c’è modo di parlarne ottenendo del supporto. Si è fatto un grosso passo avanti proprio perché se ne parla: un tempo parlarne equivaleva ad ammettere una debolezza, oggi per fortuna non è così, quindi è importantissimo parlarne. Va bene parlarne con chiunque: se non si riesce a denunciare, se non si riesce a parlare con un genitore, lo si può dire ad un amico, alla nonna, con chiunque sia di fiducia. Il fatto che il palco di Sanremo sia servito a portare questo messaggio alle orecchie di 25 milioni di italiani sia servito a smuovere qualcosa: non siamo stati i primi, non saremo gli ultimi, ma qualcosina abbiamo smosso.

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